domenica 17 settembre 2017

L'Angolo Del Gattofilo:



NEMBO

Racconto di Donatella Mascia



Pedalava con vigore su per il sentiero; moriva dalla voglia di raggiungere casa. Là finalmente avrebbe avuto la calma sufficiente per ragionare sull’accaduto. Perché era fuggita via così? Avrebbe potuto fare altre mille cose invece di scappare, avrebbe potuto… cercare un dialogo. Così almeno non si sarebbe ritrovata in quella situazione incresciosa. Incresciosa? Di più! In quella situazione disperata, per dire pane al pane…
Arrivata sull’aia scese dalla bici con un balzo perché, anche se non era più una sgarzolina, l’agilità non era venuta meno.
Eccoli tutti quanti lì, ad aspettarla e a farle festa come ogni giorno: una tribù di gatti festanti che si contendevano le sue attenzioni, in mezzo a loro il cane Nembo.
-Poveri piccoli, come farò a badare a voi ora? - bisbigliò con  un singhiozzo mentre si avviava verso la vecchia cascina. Entrò, e con lei entrarono i suoi amici, sedette sulla sedia impagliata e si prese la testa tra le mani.
Maledetto bancario! A lei quel denaro serviva, e come se le serviva! Questione di sopravvivenza, già.
Nora allargò le braccia e strinse i mici che le si strusciavano contro, così asciugando le sue lacrime; altri la osservavano dal tavolo, dalla credenza, dal lavandino.
- Micini miei, da oggi solo croccantini, mi spiace! Croccantini…finché ce la potrò fare…poi chissà! -
Vedendo lo sconforto di Nora,  Nembo, che era conosciuto come cane sensibile e appassionato, prese la grande decisione: doveva intervenire! Non se ne sarebbe rimasto disteso sul tappeto a vederla piangere e disperarsi, che diamine! Si alzò, si diede una scrollatina e uscì, diretto verso il paese. Per il momento non aveva in mente  alcuna strategia. “Improvviserò”  si disse trotterellando per la discesa, girò a destra davanti alla fontanella, concedendosi una bevutina e puntò diritto verso la banca.
Si sistemò dall’altro lato della strada, con l’occhio fisso alla porta; non restava che aspettare pazientemente sino all’ora di chiusura. Però idee in testa ne passavano poche e nell’attesa una certa sonnolenza stava per avere il sopravvento. Qualche raro passante gli camminava a fianco di tanto in tanto e lo guardava incuriosito, ma poi tirava dritto, accelerando il passo.
Il bancario, seduto alla scrivania dell’ufficetto, guardò l’orologio appeso alla parete. Appena le quattro. Non vedeva l’ora di respirare un po’ d’aria fresca, stufo delle scartoffie, stanco degli scocciatori pieni di pretese. Come quella Nora, che voleva il prestito per un’operazione squinternata come aprire un negozio di marmellate nel bel mezzo del paese! Figurarsi le marmellate artigianali, quando il mondo era già strapieno di marmellate. E poi senza garanzie! Anzi, no, a voler essere precisi una garanzia l’aveva: quella vecchia cascina diroccata, piena di gatti, su in cima alla collina. Già, della Nora lo dicevano tutti in paese che era una mezza sciroccata. Come si fa a concedere un prestito a una cosi? Una che vive con cinquanta gatti e un cane, povero cane. Il bancario si diede una scrollata e cercò di pilotare i suoi pensieri su qualcosa di piacevole. Se ne sarebbe andato a casa e si sarebbe preparato una bella frittata, una frittatina con le uova fresche e il parmigiano, una insalatina e, per finire, un budino al cioccolato con una spruzzatina di panna.
Nembo ebbe un soprassalto quando un rombo in avvicinamento gli fischiò nelle orecchie, anzi nell’orecchio dritto, perché l’altro aveva il pessimo vizio di starsene pendulo, e per quanto impegno ci mettesse per farlo stare in piedi, non c’era verso.
Il furgone blu scendeva con andatura spedita giù per la discesa e, arrivato all’altezza della banca, si fermò di botto con stridore di gomme. Quattro uomini, tutti in blu come il furgone, saltarono fuori come schegge e si diressero all’interno. Imbracciavano qualcosa che Nembo non riuscì a decifrare con precisione ma che aveva una straordinaria somiglianza con cose come fucili, o oggetti similari.
L’orologio segnava le quattro e quaranta; il bancario tirò uno sbadiglio. In quel momento la porta della banca si spalancò. Chi poteva entrare in banca a quell’ora? Certamente gente di fuori. I paesani erano rimasti ai vecchi orari e di solito si facevano vedere la mattina.
Gli uomini alzarono le armi sul bancario e sul collega dietro lo sportello. Non vi fu bisogno di proferir verbo, tanto le loro intenzione erano palesi. Il bancario tremava come una foglia, mentre due di loro saltavano dall’altra parte del banco.
Nembo intanto, capito che la situazione non era delle più rosee, decise che era il momento di fare qualcosa e senza esitazione si diresse verso la banca ed entrò.
I due rapinatori nell’atrio non gli badarono, tanto erano impegnati a tenere sotto tiro gli impiegati mentre i due complici riempivano un borsone con le mazzette arraffate dalla cassa.
Nembo si lanciò su quello dei due più vicino all’ingresso, gli afferrò un polpaccio con la mandibola e strinse forte. Un urlo invase il locale e per un attimo tutto si fermò.
-Maledetto cagnaccio! -  gridò il compare, puntò il fucile e sparò. Il colpo echeggiò per tutto il paese.
Intanto Nembo, mollata la presa, era saltato sopra il bancone e digrignava i denti accompagnandosi con un ruggito sordo e minaccioso.
L’uomo col borsone gridò:
-Fuori da qui, presto! -
Gli altri due presero per le ascelle il compagno azzoppato e corsero verso il furgone. Dietro di loro il quarto uomo con il malloppo. Nembo non si diede per vinto, spiccò un balzo e infilò i denti proprio nel borsone. Il rapinatore cercò di liberarsi della morsa e il borsone si lacerò lasciando sull’asfalto mazzette di banconote.
Gli uomini saltarono sul furgone e si lanciarono a capofitto su per la salita, mentre le sirene della polizia echeggiavano in lontananza.
Nembo rimasto da solo sulla strada si guardò attorno: non c’era nessuno. Afferrò tra i denti una mazzetta e girò nuovamente lo sguardo; ancora nessuno! Un’altra mazzetta svolazzava sul marciapiede. Perché lasciarla? Prese anche quella  e scappò via.
“Non è andata poi così male” pensava Nembo correndo con la coda dritta in mezzo ai campi.


1 commento:

  1. Un racconto fantastico...libera la fantasia più concreta...quella che farebbe la felicità di ogni gattaro...la scrittura è chiara e lineare come sempre...Complimenti, Donatella!

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