venerdì 29 settembre 2017


LEGAMBIENTE, nata nel 1980, è l'organizzazione ambientalista italiana più diffusa sul territorio:
oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno partecipano ai campi di volontariato,
oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali.

Legambiente è riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare come associazione di interesse ambientale.
Fa parte dell'Ufficio Europeo dell'Ambiente, l'organismo che raccoglie tutte le principali associazioni ambientaliste europee e dell'International Union for Conservation of Nature. È riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri come ONG di sviluppo.


L’indagine di Legambiente sulla gestione

degli animali nelle città italiane


VI RAPPORTO NAZIONALE 2017

                                               scarica il rapporto (pdf)


Link utili:

https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/animali-in-citta-2017

https://www.legambiente.it/contenuti/.../animali-citta-ecco-i-dati-di-comuni-e-asl

24zampe | Rapporto Legambiente, spesa pubblica di 245 milioni € l ...

guidominciotti.blog.ilsole24ore.com/.../rapporto-legambiente-spesa-pubblica-di-245-...

Animali in città: Legambiente da i voti al servizio pubblico - Territorio ...

www.earthday.it/Territorio/Animali-in-citta-Legambiente-da-i-voti-al-servizio-pubblico


Animali in città, rendiamo l'Italia un paese per cani e gatti - LifeGate

www.lifegate.it/persone/news/animali-in-citta-legambiente




                                                           Performance complessiva



Parametri valutativi:

- assenza di risposta → performance negativa 
(per mancanza totale di informazione)
- punteggio da 0 a 9,9 → performance pessima
- punteggio da 10 a 19,9 → performance scarsa
- punteggio da 20 a 29,9 → performance insufficiente  
- punteggio da 30 a 39,9 → performance sufficiente
- punteggio da 40 a 49,9 → performance buona
- punteggio da 50 a 69,9 → performance ottima
- punteggio da 70 a 100/105 → performance eccellente

Valutazione della performance di ciascuna macro area,
 che per le Amministrazioni comunali è così composta:

 Quadro delle Regole
- punteggio da 0 a 2,6 → performance pessima
- punteggio da 2,7 a 5,3 → performance scarsa
- punteggio da 5,4 a 7,9 → performance insufficiente
- punteggio da 8 a 10,6 → performance sufficiente
- punteggio da 10,7 a 13,2 → performance buona
- punteggio da 13,3 a 18,5 → performance ottima
- punteggio da 18,6 a 27(30) → performance eccellente

 Risorse-Risultati //  Organizzazione-Servizi //  Controlli
- punteggio da 0 a 2,4 → performance pessima
- punteggio da 2,5 a 4,9 → performance scarsa
- punteggio da 5 a 7,3 → performance insufficiente
- punteggio da 7,4 a 9,8 → performance sufficiente
- punteggio da 9,9 a 12,2 → performance buona
- punteggio da 12,3 a 17,1 → performance ottima
- punteggio da 17,2 a 25 → performance eccellente

Valutazione della performance di ciascuna macro area,
 che per le Aziende sanitarie locali è così composta:

 Risorse-Risultati //  Organizzazione-Servizi
- punteggio da 0 a 3 → performance pessima
- punteggio da 3,1 a 6 → performance scarsa
- punteggio da 6,1 a 9 → performance insufficiente
- punteggio da 9,1 a 12 → performance sufficiente
- punteggio da 9,9 a 15 → performance buona
- punteggio da 12,3 a 21 → performance ottima
- punteggio da 21,1 a 30 → performance eccellente

Controlli
- punteggio da 0 a 4 → performance pessima
- punteggio da 4,1 a 8 → performance scarsa
- punteggio da 8,1 a 12 → performance insufficiente
- punteggio da 12,1 a 16 → performance sufficiente
- punteggio da 16,1 a 20 → performance buona
- punteggio da 20,1 a 28 → performance ottima
- punteggio da 28,1 a 40 → performance eccellente


Qualche esempio di valutazione:





Comune di Brescia

Numero abitanti: 192961
Superficie (km2): 90.34
Urbanizzazione: 1
Tempo dedicato alla compilazione (hh:mm): 0:58
Arco temporale compilazione: 08-07-2016 - 29-07-2016

Performance sulla base degli indicatori analizzati
PERFORMANCE COMPLESSIVA                         16.15 su 100     SCARSA


        
PERFORMANCE QUADRO DELLE REGOLE      11 su 30             BUONA

       
PERFORMANCE QUADRO RISORSE/RISULTATI  0 su 25              PESSIMA

PERFORMANCE ORGANIZZAZIONE/SERVIZI       3.65 su 25         SCARSA


       
PERFORMANCE CONTROLLI                                  1.50 su 25         PESSIMA


       




ATS DI BRESCIA



Città: BRESCIA
Popolazione servita: 1174365
Tempo dedicato alla compilazione (hh:mm): 1.17
Arco temporale compilazione: 06-05-2016 - 14-07-2016
Performance sulla base degli indicatori analizzati
PERFORMANCE COMPLESSIVA:                           44.95 su 100    BUONA



PERFORMANCE QUADRO RISORSE/RISULTATI: 12 su 30 SUFFICIENTE


PERFORMANCE ORGANIZZAZIONE/SERVIZI:       16.65 su 30     OTTIMA



PERFORMANCE CONTROLLI:                                   16.30 su 40     BUONA







Comune di Botticino

Numero abitanti: 10627
Superficie (km2): 18.48
Urbanizzazione: 2
Tempo dedicato alla compilazione (hh:mm): 2:54
Arco temporale compilazione: 20-06-2016 - 03-08-2016

Performance sulla base degli indicatori analizzati
PERFORMANCE COMPLESSIVA:                              9.80 su 100       PESSIMA



PERFORMANCE QUADRO DELLE REGOLE.            3 su 30             SCARSA


PERFORMANCE QUADRO RISORSE/RISULTATI:     2 su 25             PESSIMA


PERFORMANCE ORGANIZZAZIONE/SERVIZI:          4.30 su 25        SCARSA



PERFORMANCE CONTROLLI:                                     0.50 su 25        PESSIMA  








Comune di Borgosatollo:
performance negativa (per mancanza totale di informazione)




Comune di Peschiera Borromeo

Numero abitanti: 22183
Superficie (km2): 23.22
Urbanizzazione: 1
Tempo dedicato alla compilazione (hh:mm): 2:52
Arco temporale compilazione: 23-06-2016 - 21-07-2016

Performance sulla base degli indicatori analizzati
PERFORMANCE COMPLESSIVA:                                56.15 su 100     OTTIMA



PERFORMANCE QUADRO DELLE REGOLE:             16 su 30            OTTIMA


PERFORMANCE QUADRO RISORSE/RISULTATI:      15 su 25            OTTIMA



PERFORMANCE ORGANIZZAZIONE/SERVIZI:            12.65 su 25       OTTIMA



PERFORMANCE CONTROLLI:                                       12.50 su 25       OTTIMA





 NOSTRO COMMENTO PARZIALE:


Tra le Regioni italiane la Lombardia brilla per l'alto numero di città e paesi monitorati, ma è in coda quanto a valutazione complessiva, generalmente scarsa o pessima, salvo l'ottimo caso di Peschiera Borromeo, dove la collaborazione tra istituzioni e associazioni evidentemente ha dato i suoi frutti.

Brescia e provincia, fatta salva la buona performance dell'ATS Veterinaria, presenta la situazione peggiore: la maggior parte dei Comuni è valutata pessimamente se non negativamente.

Non ci resta che prendere atto della conferma della triste realtà nella quale ci troviamo ad operare, con il proposito di fare ogni sforzo possibile per contribuire a migliorarla, almeno in nome di questa nostra debole civiltà.

   


IL RAPPORTO IN SINTESI:


1. Testo integrale del Rapporto scarica il rapporto (pdf)

 

 

    
Animali in città è l'indagine di Legambiente che valuta le performance che Amministrazioni comunali Aziende sanitarie locali dichiarano di offrire ai cittadini che hanno animali d’affezione e, in generale, per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici.
Da quest’anno accompagna questa analisi anche l’opinione dei cittadini raccolta tramite apposito sondaggio online e relativa alla percezione rispetto alla situazione vissuta nella propria città.
Premessa
Oggi nelle aree urbane italiane si giocano alcune delle principali sfide del Paese ed anche quella per rinnovare la complessa e plurale relazione con gli animali si vince o si perde nelle città. Il quadro che emerge dal VI rapporto nazionale rimarca l’urgenza di una visione e di una strategia condivisa tra i diversi attori istituzionali maggiormente responsabili di tali aspetti (Amministrazioni comunali, Regioni e Governo); anche e soprattutto per costruire un’effettiva conoscenza del mondo animale, superare la conseguente scarsa educazione alle esigenze di coesistenza con gli animali in città e l’insufficiente consapevolezza delle fondamentali responsabilità individuali dei cittadini, per poter giungere a risultati di maggior benessere degli altri esseri senzienti e di civile convivenza con loro.
Gli attori istituzionali italiani
Le Amministrazioni comunali in Italia sono 8.018 (anno 2015) con una popolazione di 60.665.551 cittadini (dati ISTAT), di cui 117 capoluogo di provincia a fronte di 110 province, poiché vi sono cinque province con due città capoluogo (Pesaro e Urbino, Olbia - Tempio, Medio Campidano, Ogliastra e Carbonia - Iglesias) e una provincia con tre città capoluogo (Barletta - Andria - Trani). Aosta, capoluogo regionale, è considerata anche capoluogo provinciale in quanto la regione svolge tali funzioni.
Nelle 20 Regioni, di cui cinque a statuto speciale (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino - Alto Adige e Sicilia) e 2 Province autonome (Bolzano e Trento), dai dati pubblicati dal Ministero della Salute (anno 2015), risultano attive 147  Aziende sanitarie locali così distribuite: 4 in Abruzzo, 2 in Basilicata, 5 in Calabria, 7 in Campania, 10 in Emilia Romagna, 6 in Friuli Venezia Giulia, 12 nel Lazio, 5 in Liguria, 15 in Lombardia, 5 nelle Marche (suddivise in 13 Zone), 1 in Molise, 13 in Piemonte, 6 in Puglia, 8 in Sardegna, 9 in Sicilia, 12 in Toscana, 2 in Trentino Alto Adige, 2 in Umbria, 1 in Valle d’Aosta e 21 in Veneto.
La responsabilità del principale strumento di conoscenza su presenza e cambiamenti nella popolazione degli animali d’affezione presenti in città è dell’Anagrafe degli animali d’affezione, quasi ovunque in capo alle Regioni, tramite i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali, mentre solo in poche aree del Paese sono le Amministrazioni comunali a gestire l’anagrafe (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia).
Tabella I - Anagrafe canina: mostra l’evoluzione degli ultimi tre anni nel rapporto tra numero di cani e numero di cittadini, strettamente correlati, e che si sta avvicinando verso una fotografia sempre più vicina alla situazione reale.
Tabella II – Anagrafe canina: mostra come in quattro regioni (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto) l’anagrafe abbia raggiunto, in media, la proporzione di un cane ogni quattro cittadini, a conferma del range di un cane ogni 3 – 6 cittadini mostrato dai dati forniti dalle Amministrazioni comunali maggiormente attive; e, nel contempo, evidenzia come in tre regioni (Puglia, Calabria e Sicilia) sia ancora lontana un’anagrafe canina vicina alla realtà. La tabella mostra anche il trend, tra 2014 e 2015, ovunque positivo nell’implementazione dell’anagrafe canina, tranne che nella regione Marche, con crescite più spinte in tre regioni (Calabria, Umbria e Abruzzo).
Tabella III - Sforzo di controllo del randagismo canino: impegno diversificato nelle differenti Regioni e Province autonome nell’anno 2015, con una differenza di risultato quasi sei volte maggiore tra chi si è più impegnato (Abruzzo) e chi meno (P.A. Bolzano).
Tabella IV - Sforzo di controllo della popolazione felina: impegno assai diversificato nelle differenti Regioni e Province autonome nell’anno 2015, con una differenza di risultato oltre 220 volte maggiore tra chi si è più impegnato (Umbria) e chi meno (Basilicata), al netto di sei regioni che non risulta abbiano fatto alcunché (Abruzzo, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia e Valle d'Aosta).
Performance: macro aree di indagine, indicatori e pesi assegnati
Per indagare la sfida aperta dal cambiamento culturale e di abitudini di vita di larghissima parte della società italiana, avvenuta soprattutto negli ultimi due decenni, Legambiente, anche grazie al proficuo confronto con i rappresentanti di Istituzioni ed Enti patrocinanti il presente rapporto, ha costruito e inviato uno specifico questionario composto da 27 domande alle Amministrazioni comunali ed un altro specifico questionario composto da 20 domande alle Aziende sanitarie locali italiane. Le complesse informazioni direttamente ricevute dagli Enti pubblici citati sono così state raggruppate in macro aree di indagine, quattro per le Amministrazioni comunali e tre per le Aziende sanitarie locali. Per ognuna di queste macro aree sono stati individuati alcuni indicatori che potessero restituire la complessità sottesa a ciascuna delle macro aree medesime.
Per le Amministrazioni comunali le macro aree sono quattro, 34 gli indicatori:
1) Quadro delle regole : rappresentato dai regolamenti comunali e dalle ordinanze sindacali che implementano e/o rafforzano la normativa vigente e/o articolano nuove e vecchie esigenze dei cittadini in ambito comunale; 9 sono gli indicatori considerati.
2) Risorse/Risultati : risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 7 sono gli indicatori considerati.
3) Organizzazione/Servizi : strutture e servizi offerti ai cittadini; 12 sono gli indicatori considerati.
4) Controlli : organizzazione ed efficacia delle attività di controllo; 6 sono gli indicatori utilizzati.
Per le Aziende sanitarie locali le macro aree sono tre, 23 gli indicatori:
1) Risorse/Risultati : risorse economiche impegnate e risultati rispetto ad alcuni degli aspetti con maggior ricaduta su cittadini e pubblica amministrazione; 7 sono gli indicatori considerati.
2) Organizzazione/Servizi : strutture e servizi offerti ai cittadini; 9 sono gli indicatori considerati.
3) Controlli : organizzazione ed efficacia delle attività di controllo; 7 sono gli indicatori considerati.
Per ciascuno degli indicatori è stato quindi indicato l’obiettivo ottimale e la soglia minima per la valutazione dello stesso e, successivamente, assegnato il peso relativo a ciascun indicatore utile a compartecipare alla costruzione del punteggio totale, il quale è stato infine correlato ad una valutazione complessiva della performance dell’Ente medesimo.
Nella valutazione di alcuni degli indicatori per le Amministrazioni comunali si è tenuto conto di due fattori compensativi per i piccoli e i piccolissimi Comuni: il numero di abitanti e il grado di urbanizzazione, sulla base dei dati dell’ISTAT/Eurostat. E’ stato assegnato un fattore compensativo per i Piccolissimi Comuni (Pis), quelli fino a 1.000 abitanti, e un differente fattore compensativo per i Piccoli Comuni (Pic), quelli fino a 5.000 abitanti. Anche per il grado di urbanizzazione 3 (equivalente a “scarsamente popolato o rurale”) è stato assegnato un ulteriore fattore compensativo. Il punteggio compensativo massimo assegnabile è di 21,25 per i piccolissimi Comuni e di 14,5 per i piccoli Comuni.
Le quattro macro aree relative alle Amministrazioni comunali possono contribuire ciascuna per 25 punti, ad eccezione della prima macro area (Quadro delle Regole) che assegna 27 punti e, nel caso di Comuni con tratti costieri, lacuali o marini, può assegnare ulteriori tre punti in relazione alla presenza di regolamenti e/o ordinanze sindacali per la fruizione della costa. Il totale così composto risulta di massimo 102 punti, con la possibilità di giungere a 105 punti totali nel caso dei soli Comuni costieri.
Le tre macro aree relative alle Aziende sanitarie locali possono contribuire per un massimo di 30 punti le prime due, mentre la terza macro area, quella relativa ai Controlli, contribuisce per un massimo di 40 punti . Il totale così composto risulta di massimo 100 punti .
Al punteggio totale così ottenuto da ciascun Ente è stata abbinata la valutazione della performance complessiva realizzata e, a seconda del punteggio raggiunto, queste le risultanti performance assegnate ai singoli Enti:
  • assenza di risposta → performance negativa ( per mancanza totale di informazione)
  • punteggio da 0 a 9,9 → performance pessima
  • punteggio da 10 a 19,9 → performance scarsa
  • punteggio da 20 a 29,9 → performance insufficiente
  • punteggio da 30 a 39,9 → performance sufficiente
  • punteggio da 40 a 49,9 → performance buona
  • punteggio da 50 a 69,9 → performance ottima
  • punteggio da 70 a 100/105 → performance eccellente
Analogamente e con la medesima proporzione è stata valutata la performance di ciascuna macro area per le Amministrazioni comunali e per le Aziende sanitarie locali.
Il VI rapporto nazionale: dati complessivi emersi
Al questionario inviato da Legambiente, che dal VI rapporto è stato aperto a tutte le Amministrazioni comunali italiane, hanno risposto in modo completo 1.107Amministrazioni comunali, il 13,8% del campione complessivo, corrispondente alle amministrazioni responsabili per i servizi di 17.994.107 cittadini, di cui 68 Comuni capoluogo di provincia, ossia il 58,1% dei Comuni capoluogo; mentre in modo parziale ulteriori 1.087 Amministrazioni comunali, il 13,6% del campione complessivo, corrispondente alle amministrazioni responsabili per i servizi di 10.141.614 cittadini, di cui 16 Comuni capoluogo di provincia, ossia il 13,7%dei Comuni capoluogo.
Dalle Aziende sanitarie locali sono pervenute risposte in modo completo da 80 Aziende sanitarie ossia il 54,4% del campione contattato, corrispondenti alle aziende responsabili dei servizi per ben 4.983 tra Comuni e/o Circoscrizioni e a 37.309.574 cittadini, mentre hanno risposto in modo parziale ulteriori 24 Aziende sanitarie, ossia il 16,3% del campione complessivo, corrispondente alle aziende responsabili dei servizi per 1.282 tra Comuni e/o Circoscrizioni e a 9.639.844 cittadini.
L’analisi dei dati relativi all’anno 2015 è stata effettuata solo per gli Enti che hanno risposto in modo completo (1.107 Comuni e 80 ASL), e in premessa si può evidenziare che delle Amministrazioni comunali il 39,3% ha dichiarato di aver attivato l’assessorato e/o l’ufficio appositamente dedicato al settore, mentre il 98,7% delle Aziende sanitarie locali, che ha risposto, ha dichiarato di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in tre casi anche l’ospedale veterinario) appositamente dedicati . In tali strutture le Amministrazioni comunali dichiarano di impegnare complessivamente 705 unità di personale, in media 0,6 unità a città, corrispondenti a circa 4.810 unità dedicate nei Comuni italiani, mentre le Aziende sanitarie locali complessivamente 594 unità di personale, quindi in media 7,4 unità per azienda, corrispondenti a 1.088 unità dedicate nelle aziende sanitarie.
Teoricamente più di un terzo dei Comuni e la quasi totalità delle Aziende sanitarie dovrebbe essere in condizioni di dare buone se non ottime risposte alle esigenze dei cittadini e dei nostri amici pelosi, piumosi o squamati, invece ancor oggi circa il 12% delle Amministrazioni comunali raggiunge una performance da sufficiente in su (fino ad eccellente) e il 43% delle Aziende sanitarie locali fa lo stesso . Il resto o non risponde o mostra una performance da insufficiente in giù (fino a pessima).
In particolare, tra le Amministrazioni comunali raggiungono, complessivamente, una performance sufficiente , ossia almeno 30 punti su 102/5, 132 città sulle 1.107 che hanno risposto in modo completo, pari all’11,9% del campione, di cui con una performance buona , ossia almeno 40 punti su 102/5, 22 città, il 2%del campione, e solo 3 città Terni (114.229), Peschiera Borromeo (22.183) eFormigine (34.571) superano i 50 punti su 102/5, lo 0,3%che raggiunge quindi una performance ottima .
Tra le Aziende sanitarie raggiungono, complessivamente, una performance sufficiente , ossia almeno 30 punti su 100, 35 aziende sanitarie su 80 che hanno risposto, pari al 43,75% del campione, di cui con una performance buona , ossia almeno 40 punti su 100, 13 aziende sanitarie, pari al 16,25% del campione, mentre solo 1 azienda sanitariaNapoli 1 Centro (1.060.000) supera i 50 punti su 100, il 1,25% del campione, che raggiunge quindi un performance ottima .
Il VI rapporto nazionale: Amministrazioni comunali, dati per macroaree
La lettura dei risultati raggiunti nel 2015 nelle singole macro aree fa emergere ulteriori elementi utili in riferimento ai Comuni che, in ciascuna macro area, ha raggiunto una performance sufficiente .
Amministrazioni comunali :
  • Rispetto al Quadro delle Regole(regolamenti comunali e/o ordinanze sindacali) relative agli animali, raggiungono una performance sufficiente 85 città, pari al 7,68% del campione; tra queste, 44 città raggiungono una performance buona, pari al 3,97% del campione, mentre 16 città raggiungono una performance ottima, pari all’1,44% del campione, e infine solo 1 città [Cremona (72.719)]raggiunge una performance eccellente, pari allo 0,09% del campione totale.
  • Rispetto alle Risorse impegnate e Risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, raggiungono una performance sufficiente ben 626 città, pari al 56,55% del campione; tra queste, 330 città raggiungono una performance buona, pari al 29,81% del campione, mentre 96 città raggiungono una performance ottima, pari all’8,67% del campione, e infine solo 6 città [Murialdo (811), Piateda (2.226), Pietracamela (307), San Cipriano Po (513), Cavacurta (844) e Feisoglio (332)] raggiungono una performance eccellente, pari allo 0,54% del campione totale.
  • Rispetto all’ Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti al cittadino raggiungono una performance sufficiente 330 città, pari al 29,81% del campione; tra queste, 92 città raggiungono una performance buona, pari all’8,31% del campione, mentre 26 città raggiungono una performance ottima, pari al 2,35% del campione, e infine solo 2 città [Terni (114.229) e Mantova (47.777)] raggiungono una performance eccellente, pari allo 0,18% del campione totale.
  • Rispetto alle attività di Controllo ed alla sua organizzazione ed efficacia, raggiungono una performance sufficiente 167 città, pari al 15,08% del campione; tra queste, 55 città raggiungono una performance buona, pari al 4,97% del campione, mentre 16 città raggiungono una performance ottima, pari al 1,44% del campione, e infine solo 1 città [Formigine (34.571)] si arriva quasi ad una performance eccellente, pari allo 0,09% del campione totale.
Il VI rapporto nazionale: Aziende sanitarie locali, dati per macroaree
La lettura dei risultati raggiunti nel 2015 nelle singole macro aree fa emergere ulteriori elementi utili in riferimento alle Aziende che, in ciascuna macro area, ha raggiunto una performance sufficiente .
Aziende sanitarie locali :
  • Rispetto alle Risorse impegnate ed ai Risultati ottenuti in alcuni elementi chiave, raggiungono una performance sufficiente 14 aziende sanitarie, pari al 17,5% del campione; tra queste, 5 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, pari al 6,25% del campione, mentre 1 azienda sanitaria[Area Vasta 1 sede Fano (363.353)]raggiunge una performance ottima, pari all’1,25% del campione, e infine nessuna azienda sanitaria arriva ad una performance eccellente .
  • Rispetto all’ Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti al cittadino, raggiungono una performance sufficiente 56 aziende sanitarie, pari al 70% del campione; tra queste, 34 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, pari al 42,5% del campione, mentre 19 aziende sanitarie raggiungono una performance ottima, pari al 23,75% del campione, e infine solo 1 azienda sanitaria [Napoli 1 Centro (1.060.000)]arriva ad una performance eccellente, pari all’1,25% del campione.
  • Rispetto alle attività di Controllo ed alla sua organizzazione ed efficacia, raggiungono una performance sufficiente 40 aziende sanitarie, pari al 50% del campione; tra queste, 11 aziende sanitarie raggiungono una performance buona, pari al 13,75% del campione, mentre 4 aziende sanitarie [Napoli 1 Centro (1.060.000), Cuneo 1 (429.467), Modena (701.475) e Savonese (282.607)] raggiungono una performance ottima, pari al 5% del campione, e infine nessuna azienda sanitaria arriva ad una performance eccellente.
Il VI rapporto nazionale: grado di soddisfazione dei cittadini
Obiettivo auspicato ed auspicabile è migliorare le sinergie e le strategie condivise tra le due Istituzioni pubbliche principalmente assegnatarie degli obblighi normativi in materia, congiuntamente ad una maggiore consapevolezza, responsabilità e partecipazione dei cittadini.
A tal fine la principale novità che accompagna il VI rapporto nazionale è uno specifico sondaggio di opinione, a libera partecipazione, composto da dieci domande sulla percezione della situazione vissuta nella propria città in relazione ai servizi che Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie realizzano per i nostri amici a quattro zampe.
Al sondaggio hanno partecipato, in modo incompleto, oltre 5.000 cittadini, tra questi ben 1.021 sono stati i questionari completi su cui è stato possibile fare l’analisi della percezione dei cittadini che hanno partecipato.
A rispondere sono state 717 donne e 304 uomini, così distinti per classi di età: fino a 17 anni 3 persone; da 18 a 34 anni 286 persone; da 35 a 44 anni 223 persone; da 45 a 54 anni 239 persone; da 55 a 65 anni 210 persone; infine oltre i 65 anni 60 persone. Il campione è risultato inoltre distinto nelle seguenti aree geografiche: Nord-Ovest 291 persone; Nord-Est 120 persone; Centro 298 persone; Sud 263 persone; Isole 49 persone.
In generale, è emerso:
1) rispetto a numero, pulizia e fruibilità delle aree verdi 7 cittadini su 10 hanno una percezione insufficiente o mediocre ;

2) rispetto all’offerta di locali pubblici in cui sia consentito accedere con il proprio amico a quattro zampe oltre 5 cittadini su dieci ha una percezione insufficiente o mediocre dell’offerta;

3) quasi 5 cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre il servizio offerto dalle Aziende sanitarie locali su cani o gatti vaganti ;

4) poco più di 4 cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre il servizio ricevuto dalle aziende sanitarie locali per i propri amici a quattro zampe;

5) poco più di 6 cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre il servizio offerto dalle Amministrazioni comunali su cani o gatti vaganti ;

6) poco meno di 6 cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre il servizio ricevuto dalle Amministrazioni comunali per i propri amici a quattro zampe;

7) oltre 8 cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre l’azione di controllo e vigilanza delle Polizia municipale su maltrattamenti animali o mancata raccolta degli escrementi;

8) 6 cittadini su dieci ritengono insufficiente o mediocre l’impegno del proprio Sindaco in tema di tutela degli animali;

9) oltre 5 cittadini su dieci ritiene insufficiente o mediocre l’interesse verso gli animali dei suoi concittadini ;

10) poco più di 1 cittadino su dieci ritiene insufficiente o mediocre il suo impegno in tema di animali.
La soddisfazione dei cittadini ha manifestato importanti differenze tra le diverse regioni geografiche italiane, con un gradiente chiaramente decrescente da Nord verso Sud e Isole.
Il VI rapporto nazionale: Costi sostenuti dalle P. A.
Partiamo dai costi sostenuti, sulla base di quanto dichiarato da Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie locali, per i servizi ai cittadini e gli amici a quattro zampe nel corso del 2015.
Amministrazioni comunali : la spesa pubblica, dichiarata da 642 sulle 1.107 Amministrazioni comunali che hanno risposto in modo completo al questionario, corrispondenti a 12.507.403 cittadini, ammonta a 29.801.655,19 euro/annonel 2015, con un costo medio di 2,38 euro/cittadino . Quindi la spesa stimata per tutte le 8.018 Amministrazioni comunali italiane (popolazione 60.665.551) equivale a 144.384.011 euro/anno 2015 .
I cinque Comuni che dichiarano di spendere di più sono, in ordine decrescente, Cartosio (AL) con 375,31 euro/cittadino, Carpasio (IM) (31,17), Ceriana (IM) (25,43), Montalbano Jonico (MT) (24,22) e Polizzi Generosa (PA) (23,63).
I cinque Comuni che dichiarano di spendere meno sono Castelli Calepio (BG) con 0,004 centesimi/cittadino, Grumello del Monte (BG) (0,006), Cene (BG) (0,011), Nago-Torbole (TN) (0,016) e Ronco Scrivia (GE) (0,018).
Aziende sanitarie locali : la spesa dichiarata da 38 sulle 80 Aziende sanitarie locali che hanno risposto al questionario, corrispondenti a 18.942.031 cittadini, fornendo solo alcuni dei costi del settore sostenuti nel 2015, è per una somma di 12.331.143,78 euro/anno, con un costo medio di 0,65 euro/cittadino. Di queste 38 aziende, soltanto 6 hanno fornito dati più completi, indicando ad esempio il costo relativo al personale (uno dei costi fissi certi), e considerando la spesa dichiarata da queste 6 aziende sanitarie il costo medio risulta essere di 1,67 euro/anno cittadino . Pertanto, basandosi su questo valore, la spesa di settore stimata, per il 2015, per tutte le Aziende sanitarie italiane (popolazione 60.665.551) è di 101.311.470,00 euro/anno .
La spesa pubblica italiana del settore, nel 2015, che è prevalentemente riferita alla “gestione” della popolazione canina nei contesti urbani, sostenuta da Amministrazioni comunali e Regioni tramite i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie, al netto dei contenziosi (ad es.: incidenti stradali e/o danni all’allevamento causati da cani vaganti) e dai fondi statali, è stimabile in 245.695.481,00 euro, pari a 4,09 volte la somma impegnata in Italia per tutti i 23 Parchi nazionali italiani (56.758.382,31 euro, riparto 2015) e le 14 Riserve Naturali dello Stato (3.221.708,93 euro, riparto 2015) oppure a 70,2 volte la somma impegnata in Italia per tutte le 27 Aree marine protette (3.500.000,00 euro, riparto anno 2015).
Il VI rapporto nazionale: Gestione canili
La gran parte degli attuali costi è assorbita nella gestione dei cani presso i canili rifugio, strutture indispensabili per il modello attuale, ma oggettivamente fallimentari rispetto ad obiettivi credibili tanto di benessere animale che di contenimento dei costi a carico delle pubbliche amministrazioni. Condiviso da tutti che sono e saranno essenziali canili sanitari in numero adeguato e strettamente correlato alla popolazione umana, è possibile ripensare un modello che possa prevenire sino a giungere alla scomparsa dei canili rifugio? I numeri ed i costi di oggi dicono che la sua ricerca è ormai improcrastinabile.
Amministrazioni comunali – I Comuni dichiarano di spendere l’82,9% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili, ossia circa 119.694.345,00 di euro della spesa stimata per il 2015 sono stati destinati ai soli canili. Le Amministrazioni comunali dichiarano di gestire queste strutture in proprio nell’12,63%dei casi, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico nel 32,08% dei casi e tramite Associazioni in convenzione nel 55,29% dei casi.
Aziende sanitarie locali – Nel caso delle Aziende sanitarie, per le quali è più incerta la stima dei costi effettivi sostenuti per la cosiddetta gestione non sanitaria dei canili sanitari, emerge che questa viene effettuata in proprio nel 34,54% dei casi, tramite ditte o cooperative con appalto pubblico nel 18,18% dei casi e tramite Associazioni in convenzione o con bando nel 47,27% dei casi.
Il VI rapporto nazionale: Strutture dedicate agli animali d’affezione
Le Amministrazioni comunali unitamente alle Aziende sanitarie sono tenute ai controlli e al rilascio delle diverse autorizzazioni alle strutture e ai luoghi dedicati ai servizi agli animali d’affezione (e ai loro detentori/proprietari). Per intendersi, parliamo di canili, colonie feline, oasi feline, aree urbane per cani, pensioni per cani e gatti, campi di educazione e addestramento cani, allevamenti, ecc.. Sapranno quante e dove siano nel territorio di loro competenza e faranno i necessari controlli?
Amministrazioni comunali Emerge che solo 1/5 dei Comuni italiani dichiara di sapere quante siano, ossia il 21,86% per l’esattezza e, dai dati forniti, risulterebbero presenti almeno: 108 canili sanitari, 48 gattili sanitari, 173 canili rifugio, 75 oasi feline, 16.300 o 14.907 colonie feline (in due domande differenti del medesimo questionario le risposte ricevute dalle Amministrazioni comunali variano incomprensibilmente), 1.246 aree urbane per cani, 244 pensioni per cani, 131 allevamenti di cani, 143 campi di educazione e addestramento cani.
Aziende sanitarie locali - Dai dati ricevuti emerge che l’88,75% delle aziende sanitarie dichiara di conoscerne in numeri, mentre scende all’80% il numero di Asl che dichiara di effettuare i controlli, che risultano variare significativamente, e nel territorio di loro competenza risulterebbero complessivamente presenti: 207 canili sanitari su cui avrebbero effettuato 7.988 controlli nel 2015, 53 gattili sanitari su cui avrebbero effettuato 2.077 controlli369 canili rifugio su cui avrebbero effettuato 2.364 controlli548 oasi feline su cui avrebbero effettuato 66 controlli42.469 colonie feline su cui avrebbero effettuato 3.065 controlli538 aree urbane per cani su cui avrebbero effettuato 75 controlli437 pensioni per cani su cui avrebbero effettuato 298 controlli599allevamenti di cani su cui avrebbero effettuato 395 controlli199 campi di educazione e addestramento cani su cui avrebbero effettuato 74 controlli e 302 altre tipologie di strutture su cui avrebbero effettuato 167 controlli .
Il VI rapporto nazionale: Colonie feline
Le corretta gestione delle colonie feline è uno degli elementi che facilita il buon rapporto con gli animali in città o che, al contrario, può ingenerare frequenti conflitti (con i cani vaganti, per le continue cucciolate in strada in caso di mancata sterilizzazione, per questioni igienico-sanitarie, ecc.). Va detto che il 100% dei contesti urbani ha gatti liberi più o meno “autorganizzati” in colonie: cosa sanno e cosa fanno Amministrazioni comunali e Aziende sanitarie locali al riguardo?
Amministrazioni comunali Solo il 22,22% dei Comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero ben 14.907 colonie, con oltre 156.217 gatti e 42.810 cittadini impegnati (comunemente noti con l’appellativo di gattare/i). In numeri assoluti, in ordine decrescente, dichiarano: Napoli 1.541 colonie per 25.000 gatti e 513 gattare/i (1 cittadino ogni 48,7 gatti), Torino 1.505 colonie per 29.000 gatti 850 gattare/i (1 cittadino ogni 34,1 gatti), Milano 1.000 colonie per 15.000 gatti e un non specificato numero di gattare/i, Arezzo 895 colonie per 8.300 gatti e un non specificato numero di gattare/i e, infine, Prato 820 colonie per 4.000 gatti e 500 gattare/i (1 cittadino ogni 8 gatti). Invece, considerando i numeri relativi al numero dei cittadini residenti le Amministrazioni comunali che risultano più amanti dei gatti (in colonie feline) sono: Aymavilles (AO) con 1 gatto ogni 4 cittadini, Scarlino (GR) con 1 gatto ogni 10 cittadini, Arezzo con 1 gatto ogni 12 cittadini, Montecalvo in Foglia (PU) con 1 gatto ogni 13 cittadini, Sanremo (IM) con 1 gatto ogni 15 cittadini.
Aziende sanitarie locali – Solo il 70% delle Aziende sanitarie dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero 23.083 colonie per 277.071 gatti . In numeri assoluti, in ordine decrescente, dichiarano: ASL Toscana Centro 2.405 colonie per 14.450 gattiASL Latina 2.350 colonie per 28.000 gattiASL Napoli 1 Centro 1.541 colonie per 25.000 gattiASL Grosseto 1.234 colonie per 27.660 gatti e ASL Milano 1.163 colonie per 9.201 gatti . Invece, confrontando i numeri relativi al numero dei cittadini residenti le Aziende sanitarie locali che risultano più amanti dei gatti (in colonie feline) sono: Area Vasta 1 con 1 gatto ogni 12,2 cittadini, Area Vasta 2 Ancona con 1 gatto ogni 13,5 cittadini, ASL Latina con 1 gatto ogni 20,5 cittadini, Area Vasta 2 Fabriano con 1 gatto ogni 21,8 cittadini, ASL Grosseto con 1 gatto ogni 29,4 cittadini.
Il VI rapporto nazionale: Anagrafe canina
L’anagrafe canina, unica anagrafe animale ad oggi obbligatoria per gli animali in città, è di competenza delle Aziende sanitarie locali, eccezion fatta per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove i Comuni hanno, per legge regionale, obbligo di tenere l’anagrafe canina. È evidente che non siano differenti attitudini dei cittadini verso i cani nelle diverse regioni italiane a produrre una maggiore o minore presenza di animali iscritti in anagrafe canina quanto, soprattutto, un più completo lavoro di anagrafe canina a far emergere una proporzione diversa nei differenti territori. La conoscenza, sempre attualizzata, di numeri e distribuzione di cani nel territorio di propria competenza è una delle precondizioni essenziali sia per le Amministrazioni comunali che per le Aziende sanitarie per pianificare e programmare al meglio la pluralità di risposte e servizi necessari ai cittadini e ai loro amici. Compresi gli ovvi controlli per il rispetto delle norme.
Amministrazioni comunali Dall’indagine è emerso che il 39,48% dei Comuni dichiara di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina nel proprio territorio, pari a 1.324.096 cani, ed il 31,89% di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2015, pari a 109.857 cani . In media, rispetto alle Amministrazioni comunali che hanno fornito il dato risulta 1 cane ogni 8,9 cittadini residenti. I dati di dettaglio mostrano però le differenze e il livello, talvolta infimo, di anagrafe canina ancor oggi attuata.
In negativo: Borgo San Dalmazzo (CN) con 1 cane ogni 6.243,5 cittadini, Campi Bisenzio (FI) (1 ogni 4.416,4), Cologno Monzese (MI) (1 ogni 3.328,3), Archi (CH) (1 ogni 2.219), Possagno (TV) (1 ogni 2.195), Galbiate (LC) (1 ogni 2.139,8), Calcinaia (PI) (1 ogni 1.935,5), Fregona (TV) (1 ogni 1.659,5), Arcene (BG) (1 ogni 1.560,7), Cicala (CZ) (1 ogni 1.065). Tra le città capoluogo c’è Catanzaro (1 ogni 463,5) e Lecce (1 ogni 218,5).
In positivo: Gazzola (PC) con 1 cane ogni 0,9cittadini, Cerignale (PC) (1 ogni 1,2), Correggio (RE) (1 ogni 1,3), Gressoney-La-Trinité (AO) (1 ogni 1,5), Novellara (RE) (1 ogni 1,5), Gropparello (PC) (1 ogni 1,5), Bedonia (PR) (1 ogni 1,5), Civitacampomarano (CB) (1 ogni 1,6), Chiavari (GE) (1 ogni 1,6), Capo di Ponte (BS) (1 ogni 1,7). Infine, le prime tra le città capoluogo sono Macerata (1 ogni 2,7) e Arezzo (1 ogni 4,1).
Aziende sanitarie locali – E’ emerso che il 96,2% delle Aziende sanitarie dichiara di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti in anagrafe canina nel proprio territorio, pari 5.155.089 cani, e il 91,2% di conoscere il numero delle nuove iscrizioni avvenute nell’anno 2015, pari a 104.682 cani. In media, rispetto alle Aziende sanitarie che hanno fornito il dato risulta 1 cane ogni 6,98 cittadini residenti. I dati di dettaglio mostrano però le differenze e il livello, talvolta infimo, di anagrafe canina ancor oggi attuata.
In negativo: ASL Barletta con 1 cane ogni 20,23 cittadini, ASP Cosenza (1 ogni 19,65), ASL Foggia (1 ogni 18,81), ASL Pavia (1 ogni 17,85), ASL Napoli 1 Centro (1 ogni 15,96), ASL Prato (1 ogni 14,94), ASL Milano (1 ogni 14,83), ASL Taranto (1 ogni 13,63), ASL Napoli 3 Sud (1 ogni 12,83), ASL Caserta (1 ogni 12,08).
In positivo: ASL Asti con 1 cane ogni 1,68 cittadini, ASL Rieti (1 ogni 1,72), ASL Umbria 1 (1 ogni 2,91), ASL Arezzo (1 ogni 3,27), ASL Sassari (1 ogni 3,4), ASL Grosseto (1 ogni 3,68), ASL Roma E (1 ogni 3,84), ASL Umbria 2 (1 ogni 3,87), Area Vasta 2 Ancona (1 ogni 3,99), ASL Sanluri (1 ogni 4,04).
Il VI rapporto nazionale: Cani vaganti
I cani vaganti, siano essi padronali o randagi, coincidono con il principale elemento di conflittualità e sofferenza nell’ambito degli animali d’affezione ed il più significativo costo economico a carico della collettività. Ogni qual volta viene preso un cane vagante quale risultato raggiungono i diversi territori italiani tra restituzioni ai proprietari, adozioni e/o reimmissioni come cani liberi controllati? Ossia, quanti ne rimangono a soffrire e a carico della collettività nei canili rifugio?
Amministrazioni comunali In media, nei Comuni, nel 2015 ogni 4 cani catturati 3 hanno trovato felice soluzione tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati, con un rapporto di 1,1 . Anche in questo caso i dati di dettaglio dichiarati mostrano situazioni molto differenti.
In negativo: Giardini Naxos (ME) dove ogni 18 cani catturati trova positiva soluzione 1 cane, Cassano allo Ionio (CS) (1 su 17,5), Melicucco (RC) (1 su 13), Cori (LT) (1 su 11), Santa Maria Capua Vetere (CE) (1 su 10), Cesate (MI) (1 su 10), Oristano (1 su 7,38), Marsicovetere (PZ) (1 su 7,33), Palma Campania (NA) (1 su 6,75), Polizzi Generosa (PA) (1 su 6,4).
In positivo: Medesano (PR) dove a fronte della registrazione di 1 cane catturato hanno trovato soluzione a 100 cani, Casaluce (CE) (1 catturato e 50 ricollocati), Capo di Ponte (BS) (1 catturato e 10 ricollocati), Poggiardo (LE) (1 catturato e 5 ricollocati), Sanluri (VS) (1 catturato e 5 ricollocati), Fossalta di Portogruaro (VE) (1 catturato e 4 ricollocati), Aquino (FR) (1 catturato e 4 ricollocati), Trevi (PG), Bedonia (PR) e Senna Lodigiana (LO) (1 catturato e 3 ricollocati). Tra le città capoluogo le prime sono Cremona (1 catturato e 3 ricollocati) e Lodi (1 catturato e poco più di 2 ricollocati).
Aziende sanitarie locali - In media, anche nelle Aziende sanitarie, nel 2015 ogni 4 cani catturati 3 hanno trovato felice soluzione tra restituiti ai proprietari, dati in adozione e/o reimmessi come cani liberi controllati, con un rapporto di 1,12 . Anche in questo caso i dati di dettaglio dichiarati mostrano situazioni molto differenti.
In negativo: ASL Nuoro dove ogni 18 cani catturati 1 trova positiva soluzione 18), ASP Caltanissetta (5,1), ASL Chioggia (VE) (4,11), ASL Cittadella (PD) (3,51), ASL Rieti (3,33), ASL Roma G (2,9), ASL Caserta (2,52), ASL Cremona (2,41), ASP Cosenza (2,25), ASL Oristano (2,18), Area Vasta 4 Fermo (2,1).
In positivo: ASL Foggia dove per 1 cane catturato trovano soluzione a più di 5 cani0,19), Area Vasta 2 Ancona (0,37), ASL Torino 3 (0,82), USL Modena (0,83), ASL Verbania Cusio Ossola (0,88), ASL Cuneo 1 (0,9), ASL Alto Friuli (UD) (0,9), ATS della Brianza (0,92), ASL Latina (0,93), ASL Mantova (0,93).
Il VI rapporto nazionale: Cani liberi controllati
L’altro indicatore di una gestione pubblica meno onerosa, più partecipata (come avviene con i cittadini che partecipano alla cura delle colonie feline) e con un maggior grado di libertà per gli animali non padronali è la presenza dei cosiddetti cani di quartiere o liberi controllati. Indispensabile però una costruttiva condivisione di responsabilità e oneri tra Amministrazione comunale, ASL e cittadini incaricati al fine di una piena e positiva accettazione sociale, mentre scarsissime sono le possibilità di successo in assenza di un equilibrio tra il numero dei cani, il numero dei cittadini specificamente incaricati e la distribuzione delle presenze in aree idonee ad accogliere i cani.
Amministrazioni comunali Tali esperienze sono presenti in 1 Comune su 20 (nel 5,32% dei casi) e benché vi siano similitudini con l’approccio di gestione delle colonie feline questo è un indicatore che manifesta una correlazione con la collocazione geografica delle Amministrazioni comunali. In generale, i Comuni che hanno dichiarato di avere cani liberi controllati sono nel 94,92% dei casi al Sud e Isole, nel 5,08% al Centro e in zero casi al Nord Italia. Sono stati dichiarati complessivamente 2.506 cani liberi controllati, con 493 cittadini specificamente impegnati, ma di questi ben 2.480 cani sono in città del Sud e Isole (98,96% del totale) e 26 cani (1,04%) in città del Centro Italia. Al primo posto Bari con 738 cani, Napoli (595 cani), Potenza (411 cani e 178 cittadini), Barcellona Pozzo di Gotto (ME) (100 cani e 25 cittadini), Sassari (75 cani).
Aziende sanitarie locali – Anche le Aziende sanitarie confermano che tali esperienze sono presenti in meno di 1 territorio su 5 (nel 17,5%dei casi) e, cosa alquanto preoccupante, solo 7 aziende dichiarano di conoscere i numeri dei cani reimmessi e dei cittadini incaricati (l’8,75%). Altrettanto preoccupante è che la maggior parte delle ASL nel cui territorio diverse città hanno dichiarato la presenza di cani liberi controllati non dichiari alcunché.
Il VI rapporto nazionale: Controlli
Anche la regola migliore necessita di un adeguato e regolare controllo senza il quale dopo pochissimo tempo se ne vanifica praticamente del tutto l’efficacia, minando alla base la crescita civile di una comunità. Rispetto, ad esempio, alla mancata ottemperanza dell’anagrafe canina (sanzione dai 77,47 ai 232,41 euro) o alla raccolta degli escrementi canini (sanzione dai 50,00 ai 300,00 euro) i dati dichiarati per la registrazione in anagrafe da molti territori dà il polso della frequenza con cui si può imbattere in tale infrazione chi esercita i controlli, mentre nel secondo caso, prendendo ad esempio due grandi città, come Napoli e Roma, è esperienza diffusa tra i pedoni la frequenza e regolarità con cui incontrano la presenza di escrementi di cane sulla propria strada. Infine, sempre a proposito di sanzioni, in casi di maltrattamento di animali, le sanzioni penali vanno dai 5.000,00 fino ai 30.000,00 euro.
Amministrazioni comunali – Ben 3 Comuni su 4 (75,42% dichiara di avere un nucleo della Polizia municipale individuato ad effettuare specifici controlli ma solo il 43,18% dichiara di aver dotato il proprio personale di lettore microchip (semplice ma indispensabile strumento per leggere la “targa” del cane, il microchip). Andando a vedere quanti sono i lettori di microchip che i Comuni dichiarano di aver dato in uso al personale ne risultano 672, ossia in media 1,4 per ciascuna delle 478 Amministrazioni comunali che li hanno dichiarati. Interessante è il numero dei controlli effettuati nel 2015, ben 17.791 in totale, ossia in queste città viene fatto un controllo/anno ogni 559,07 residenti, e l’importo delle somme recuperate attraverso le specifiche sanzioni amministrative emesse da solo il 17,16% dei Comuni ammontano, nel 2015, a 294.620,16 euro . Di queste somme ben il 37,16%, ossia 109.490,07 euro, sono state frutto di sanzioni elevate in sole cinque città: Massa, Prato, Vicenza, Pordenone e Jesolo (VE). Ampio il range mostrato tra città rispetto all’efficienza dei controlli dichiarati: si passa da Pistoia che recupera ben 417,6 euro/controllo e Pordenone che ne recupera 414,4 con all’opposto Montaldo Dora (TO) con soli 1,09 euro/controllo o Lucca che recupera 1,1 euro/controllo.
Aziende sanitarie locali – Quasi tutte le Aziende sanitarie locali dichiarano di intervenire per il rispetto delle regole e il contrasto del maltrattamento degli animali (86,25% e praticamente quasi tutte dichiarano di aver fornito di lettori microchip il proprio personale (98,75% per un numero complessivo di 1.389lettori, ossia in media 17,58 lettori per le 79 aziende sanitarie che li hanno dichiarati. Ma i numeri dichiarati relativi alle sanzioni dicono altro: in totale 20.559 controlli effettuati nel 2015, ossia un controllo/anno ogni 1.589,33 residenti nelle 69 aziende sanitarie che li hanno dichiarati e la somma di 294.811,72 euro di sanzioni, di cui ben il 64,26%, ossia 189.447,9 euro, frutto di sanzioni elevate in sole cinque ASL: Area Vasta 1, Como, Varese, Bergamo e Bologna. Ampio anche per le ASL il range mostrato rispetto all’efficienza dei controlli dichiarati: si passa dall’ASL Area Vasta 1 che recupera 206,29 euro/controllo effettuato alla ASL Umbria 1 con 1,57 euro/controllo effettuato.
Il VI rapporto nazionale: Animali selvatici in difficoltà
Una situazione sempre più frequente riguarda il ritrovamento da parte dei cittadini di animali selvatici in difficoltà, feriti o debilitati o abbandonati, ad esempio dal rondone caduto dal nido, alla testuggine o all’iguana abbandonate da qualche scriteriato, ma il cittadino che chiama l’Ufficio comunale e/o dell’ASL competente avrà indicazioni sul da fare e/o vi sarà il loro intervento?
Amministrazioni comunali – In poco più di 1 Comune capoluogo su 2 (il 53,2% dei casi) riceveremo informazioni su a chi rivolgersi e, nello specifico, le risposte, spesso plurime, rinvieranno nel 56,7% dei casi alle ASL, nel 38,7% al Corpo Forestale dello Stato o Regionale, nel 29,7% alle Associazioni di protezione degli animali, nel 26,65% alla Polizia municipale, nel 23,07% alla Polizia Provinciale, nell’7,97% ai Vigili del Fuoco e nel 7,97% dei casi ad una ditta privata . I contatti per chiamare un Centro per il recupero degli animali selvatici li fornisce poco più di 1 Amministrazione comunale su 6 (nel 15,08% dei casi), sapendo dare risposta nel 13,7% dei casi di ritrovamento di un uccello ferito, nel 7,5% dei casi di ritrovamento di un mammifero ferito, nel 2,2% dei casi di ritrovamento di un animale marino ferito, nell’1,71% dei casi di ritrovamento dianimale esotico ferito .
Aziende sanitarie locali – Nel caso delle Aziende sanitarie locali meno di 1 su 3 da risposta (il 31,25% dei casi) dichiarando di intervenire con proprio personale e, chi lo fa, ha registrato interventi diretti su 2.045 animali selvatici nel corso del 2015. Le ASL rinviano nel 63,75% dei casi alla Polizia provinciale, nel 50% al Corpo Forestale dello Stato o Regionale, nel 28,75% alle Associazioni di protezione degli animali, nel 17,5% alla Polizia Municipale, nell’8,75% ai Vigili del Fuoco e nel 5% dei casi ad una ditta privata . Dichiara di gestire direttamente o di avere contatto con un Centro per il recupero degli animali selvatici quasi 1 ASL su 4 (il 26,25%), sapendo dare i riferimenti nel 26,25% dei casi di ritrovamento di un uccello ferito, nel 23,75% dei casi di ritrovamento di un mammifero ferito, nell’11,25% dei casi di ritrovamento di un animale marino e/o di un animale esotico . Solo l’8,75% delle ASL dichiara di conoscere i dati sanitari degli animali ricoverati presso i Centri di recupero, risultando loro il ricovero in tali centri di ben 9.489 animali selvatici nel corso del 2015.
Il VI rapporto nazionale: Biodiversità urbana
Ancora inferiore risulta il livello di conoscenza della biodiversità animale che abita sempre più spesso i territori urbanizzati, importante tanto quanto valore naturale da promuovere che come nuove esigenze, anche sanitarie, con cui correttamente convivere. Questa conoscenza è inoltre la necessaria premessa per le migliori azioni di prevenzione al fine di ridurre conflitti e danni, anche in termini di zoonosi, che sono di gran lunga molto più costosi e dolorosi se non prevenuti. Ad esempio, salverebbe molte vite umane conoscere dove è più opportuno realizzare un sovra o sottopasso stradale al fine di evitare o ridurre drasticamente il rischio di incidenti automobilistici con animali selvatici e/o vaganti.
Amministrazioni comunali – In generale solo il 6,32% dei Comuni, meno di 1 su 12, ha una mappatura delle specie animali presenti, avendo svolto, nel proprio territorio, studi nel 4,78% dei casi su avifauna, nel 4,51% dei casi su mammalofauna, nel 3,43% dei casi su erpetofauna, nel 2,98% dei casi su entomofauna e solo nell’1% dei casi su fauna alloctona o esotica . Poco meno di 1 Comune su 10 mette in atto azioni di prevenzione il 9,93% dei casi) facendo interventi con metodi ecologici nel 6,86% dei casi, approvando misure nei regolamenti edilizi nel 3,34% dei casi e realizzando infrastrutture ad hoc per evitare incidenti stradali solo nel 2,52% dei casi.
Aziende sanitarie locali – In generale meno di 1 Azienda sanitaria su 2 monitora per gli aspetti sanitari le specie animali sinantrope (il 47,5% dei casi), e quando avviene riguarda nel 42,5% dei casi l’avifauna stanziale e nel 23,75% dei casi l’avifauna migratrice, nel 25% dei casi la mammalofauna e/o l’entomofauna, nel 7,5% dei casi specie alloctone o esotiche e solo nel 5% dei casi l’erpetofauna . Le ASL vengono coinvolte dalle Amministrazioni comunali nella stesura di interventi per prevenire problematiche con le specie sinantrope nel 32,5% dei casi e, quando ciò avviene, riguarda l’attuazione di metodi ecologici nel 25% dei casi, la prevenzione di zoonosi nel 16,25% dei casi e solo nel 10% dei casi nell’approvazione di misure specifiche nei regolamenti edilizi.
Il VI rapporto nazionale: Aree cani
Chi possiede cani e abita in città, piccole o grandi che siano, quante opportunità ha di avere spazi aperti dedicati, facilmente raggiungibili, dove poter trascorrere in sicurezza e tranquillità le quotidiane e ripetute uscite con il proprio amico a quattro zampe?
Amministrazioni comunali – Il 16,17% dei Comuni ha dichiarato di avere spazi aperti dedicati agli animali d’affezione, complessivamente 1.246 aree dedicate ai cani, che corrispondono in media, ad uno spaziodedicato ogni 8.789 cittadini residenti e una distribuzione spaziale di un’area ogni 10,5 kmq . Anche in questo caso i dati di dettaglio mostrano una realtà assai differenziata.
In negativo: Napoli dove risulta un’area dedicata ogni 246.363 cittadini e una distribuzione spaziale ogni 29,76 kmq, Messina (120.799 cittadini e ogni 106,88 kmq), Venezia (95.216 cittadini e ogni 138,63 kmq), Bari (81.548 cittadini e ogni 29,35 kmq), Pozzuoli (NA) (80.987 cittadini e ogni 43,44 kmq), Potenza (67.902 cittadini e ogni 175,43 kmq), Foligno (PG) (58.154 cittadini e ogni 264,67 kmq), Teramo (57.832 cittadini e ogni 152,84 kmq), La Spezia (47.814 cittadini e ogni 25,70 kmq), Lecce (45.888 cittadini e ogni 120,50 kmq).
In positivo: Segrate (MI) dove risulta 1 area dedicata ogni 1.335 cittadini e una distribuzione spaziale ogni 0,70 kmq, Corsico (MI) (1.434 cittadini e ogni 0,22 kmq), Fondo (TN) (1.450 cittadini e ogni 30,63 kmq), Pinzolo (TN) (1.485 cittadini e ogni 34,66 kmq), Maleo (LO) (1.617 cittadini e ogni 9,92 kmq), Cesano Boscone (MI) (1.732 cittadini e ogni 0,28 kmq), Barzana (BG) (1.779 cittadini e ogni 2,07 kmq), Colturano (MI) (1.923 cittadini e ogni 4,16 kmq), Fombio (LO) (2.285 cittadini e ogni 7,40 kmq), Cassano d’Adda (2.319 cittadini e ogni 2,33 kmq). Molto bene anche Milano con un’area dedicata ogni 3.527 cittadini e una distribuzione spaziale ogni 0,52 kmq.
Il VI rapporto nazionale: Regolamenti e Ordinanze
Le regole sono importanti per la corretta e serena convivenza e, considerato l’importante numero di animali d’affezione che oggi abita e vive in città, le conseguenti nuove e numerose esigenze dei cittadini che con essi si muovono, è necessario che le Amministrazioni comunali le regolamentino al meglio. Ma avviene?
Amministrazioni comunali – L’48,87% dei Comuni dichiara di avere un regolamento per la corretta detenzione degli animali in città, mentre in relazione all’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei propri amici a quattro zampe è regolamentato in poco più di 1 Comuni su 9 (nell’11,38% dei casi). I Comuni costieri che hanno regolamentato l’accesso alle spiagge sono ancora il 6% e pochi anche i Comuni che hanno adottato un regolamento per facilitare cremazione, inumazione e tumulazione ossia il dopo fine vitadei milioni di nostri amici a quattro zampe, solo il 5,24% lo ha fatto. Il 9,03% dei Comuni ha regolamentato arrivo e sosta di spettacoli con animali, mentre poco di più sono le amministrazioni che dichiarano di aver regolamentato botti e fuchi di artificio, l’11,56%. Un problema che si sta prepotentemente e sempre più affacciando dalla campagna in città e nei territori periurbani è l’utilizzo illegale di esche o bocconi avvelenati, contro cui anche un apposito regolamento che affronti le particolari situazioni locali può essere un importante elemento deterrente, ma poco più di 1 Comune su 15 lo ha adottato (il 6,59% dei casi). Davvero poche sono le Amministrazioni comunali che hanno approvato regolamenti per facilitare con agevolazioni fiscali o sostegni le adozioni dai canili, solo il 6,95% lo ha fatto. Ancor meno sono quei Comuni che, al fine di controllare l’andamento demografico della popolazione canina e felina, hanno adottato un regolamento (solo il 2,25% per facilitare, con agevolazioni fiscali o sostegni economici la sterilizzazione, o contrastare, con oneri fiscali, chi detiene riproduttori e cucciolate, mettendo un freno all’attuale, incontrollata, popolazione riproduttiva canina e felina.
Il VI rapporto nazionale: Controllo demografico canino e felino
Le popolazioni di cani e gatti sono state lasciate crescere in Italia, nel corso degli ultimi 20 anni, senza alcuna pianificazione e, a seconda delle diverse stime esistenti, risultano triplicate o quadruplicate. Da alcuni milioni di animali siano giunti ad alcune decine di milioni di animali presenti nelle case degli italiani.
Ciò è il frutto dell’assenza di una politica attiva di prevenzione tramite controllo delle nascite, che si sia posta obiettivi coerenti con la popolazione umana di riferimento, l’aspettativa media di vita in ambito familiare per queste specie animali, le loro esigenze etologiche e le oggettive condizioni spaziali urbane presenti in Italia. Ci si è limitati ad osservare l’evoluzione del fenomeno nelle modalità e condizioni indipendenti con cui andava via via manifestandosi.
Diversi segnali indicano che nella medesima direzione si stiano oggi avviando anche ulteriori specie animali (roditori, rettili, uccelli, invertebrati), purtroppo non soltanto domestiche bensì spesso selvatiche, alle quali stiamo assegnando, indipendentemente dalle loro esigenze etologiche e spaziali, la funzione di animali da compagnia. Anche in questi casi si ripresenta l’assenza di una strategia pubblica preventiva che disegni scenari credibili per i prossimi decenni e assuma scelte che riducano tanto le sofferenze animali quanto le ricadute negative su altri aspetti sociali ed economici.
Urge una strategia complessiva che, d’intesa tra Istituzioni pubbliche e private, metta a frutto le professionalità presenti, recuperi il ritardo accumulato con cani e gatti e affronti preventivamente anche per le altre specie “da compagnia” il tema del controllo demografico di tali popolazioni animali. Non va assolutamente dimenticato o sottovalutato che molte specie animali, quelle selvatiche in particolare, in molti casi loro malgrado, sono chiamate a vivere in contesti artificiali dove le criticità emergono in pochissimo tempo, producendo enormi sofferenze animali e costi sociali ed economici crescenti.
Aziende sanitarie locali – Più della metà delle Aziende sanitarie, ben il 61,25% del campione, dichiara di effettuare azioni di prevenzione del randagismo canino tramite sterilizzazione delle popolazioni, padronali e non padronali, di cani e gatti. I numeri riferiti al 2015 dicono di 13.579cani e 23.859 gatti, entrambi non padronali, complessivamente sterilizzati. Numeri del tutto insufficienti per una seria politica di controllo demografico, in particolar modo se confrontati con il numero dei cani dichiarati entrati, nel 2015, nei canili sanitari (54.959, meno se confrontati con il numero dei gatti dichiarati entrati, sempre nel 2015, nei gattili sanitari (10.710 e presenti nelle colonie feline (277.071 . Nello stesso periodo il “contributo” alla sterilizzazione dichiarato dalle aziende sanitarie locali verso gli animali padronali, rimane irrisorio, avendo riguardato soltanto 252 cani padronali e zerogatti padronali in tutta Italia.





NOSTRO COMMENTO COMPLESSIVO:


Dal Rapporto si evince che nessun Comune e nessuna Ats Veterinaria ha ottenuto una performance complessiva ECCELLENTE, mentre 3 Comuni (Peschiera Borromeo MI, Terni, Formigine MO) raggiungono un'OTTIMA valutazione, come pure la sola Azienda Sanitaria Napoli 1 Centro.

Quanto al Quadro delle regole, solo Cremona risulta ECCELLENTE. 

Per le Risorse e i Risultati sono ECCELLENTI 6 Comuni: Murialdo SV, Piateda SO, Pietracamela TE, San Cipriano Po PV, Cavacurta LO, Feisoglio CN.    OTTIMA l'Ats Vet Area Vasta 1 sede di Fano. 

L'Organizzazione delle strutture e i Servizi offerti sono ECCELLENTI solo per Terni e Mantova, oltre che per la sola Azienda Sanitaria Napoli 1.

Quanto all'Attività di Controllo è ECCELLENTE per il solo Comune di Formigine  MO , mentre è OTTIMA per 4 Ats Vet: Azienda Sanitaria Napoli 1 Centro, Cuneo 1, Modena, Savona.

Riguardo ai costi sostenuti dalle PP. AA. i Comuni che spendono di più e adeguatamente sono: Cartosio AL, Carpasio IM, Ceriana IM, Montalbano Jonico MT, Polizzi Generosa PA. 

Quelli che spendono di meno e molto inadeguatamente sono: Castelli Caleppio BG, Grumello del Monte BG, Cene BG, Nago-Torbole TN, Ronco Scrivia GE.

Infine il dato che ci riguarda da vicino: solo il 22,22% dei Comuni monitorano le COLONIE FELINE a fronte del 70% delle Ats Vet.  Risultano censite oltre 23.000 colonie per oltre 277.000 gatti ed oltre 80.000 cittadini volontari impegnati nella gestione delle colonie medesime.          

I Comuni maggiormente amanti delle colonie feline sono: Aymavilles AO, Scarlino GR, Arezzo, Montecalvo in Foglia PU, Sanremo IM.

Ma il dato che dovrebbe far riflettere le PP. AA. e le forze politiche che le sostengono è che il Grado di Soddisfazione dei Cittadini, monitorato per la prima volta, risulta essere generalmente INSUFFICIENTE o MEDIOCRE.

E' prevedibile pertanto che tale sottovalutazione della tematica animalista, oggi sentita da una sempre più crescente fetta della popolazione italiana, farà sentire a breve i suoi effetti anche a livello politico, ad esempio attraverso un travaso trasversale di consensi dai tradizionali partiti ai nuovi movimenti.