martedì 22 agosto 2017

LETTERA-CONFESSIONE:


Amici carissimi,

                        io non sono un animalista esagerato, nè estremista, nè indottrinato, nè politico di parte, sono una persona normale che fa la vita che fanno i più, con una passione che ho fin da piccolo: aiutare gli animali, in particolare i gatti, a vivere la loro vita con dignità di creature ed al meglio possibile, specialmente se abbandonati e di nessuno, quelli di colonia per capirci.


Accompagnarli nel corso della loro vita fino alla morte è stata ed è una delle mie occupazioni quotidiane, oltre che un'esperienza grande, che mi ha allargato il cuore ed ha contribuito a dare un senso alla mia stessa vita.


Tutti i gatti che ho accompagnato hanno avuto un nome, quelli delle nostre colonie hanno un nome, un carattere, una personalità densa di gesti, gusti ed emozioni.


Il nome è importante, non è un orpello e neanche un semplice modo per identificare, è il riconoscimento dell'individuo vivente e della sua unicità.


E' per questo che ho pensato di dare un nome anche alla povera Orsa trentina, ed anche ai suoi cuccioli. Nomi personali, non fredde ed anonime sigle.


E' con questo atto che desidero rendere omaggio a Lei e commemorarla qui come mamma e orsa Ilaria, immolata da uomini per il bene loro sul monte bondone Sabato sera 12 Agosto 2017, giorno di S. Ilaria Martire.


Parimenti i suoi 2 cuccioli, che immagino un maschio ed una femmina, li nomino Giovanni e Francesca. 

Noi idealmente li adottiamo a distanza come Amici di Romeo, e da adesso in poi ci attiveremo per avere sempre loro notizie.                                


Ho contattato l'ex-"Corpo forestale dello Stato", cessato il 31/12/2016 e riorganizzato l'1/01/2017 come articolazione dell'Arma dei Carabinieri col nome di "Comando Unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare"per chiedere di Giovanni e Francesca.


Mi è stato risposto di sentire la provincia autonoma di trento, dove, come a bolzano e nelle altre regioni a statuto speciale, opera un autonomo corpo forestale, che non so se ha recepito o meno la trasformazione in essere.


In ogni caso, prenderò contatto con




Comando del Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Trento – Via G.B. Trener 3 – 38121 Trento (TN)



e anche con il servizio foreste e fauna



SETTORE GRANDI CARNIVORI

Indirizzo:VIA G.B.TRENER, n°3 - 38121 TRENTO
Telefono:0461.495943 (Segreteria Servizio Foreste e fauna) - 335-7705966 (Reperibilità grandi carnivori  - attivo 24h)
Fax:0461.495957 (FAX segreteria Servizio Foreste e fauna)
e-mail:mailorso@provincia.tn.it 
PEC:serv.foreste@pec.provincia.tn.it 
Responsabile:Dirigente Servizio Foreste e fauna, dott. Maurizio Zanin
Coordinatore:dott. Claudio Groff

Non mancherò di informarvi, Amici,

sull'esito di questa mia esplorazione.

Un abbraccio dal Vostro

                                                                  giovanni


domenica 20 agosto 2017

L'ANGOLO DEL GATTOFILO:


UNO SPIRITO DAL PELO FULVO

Racconto in 8 parti di DONATELLA MASCIA


1. Inizio

 “Signora, mi spiace ma abbiamo chiuso le indagini. “ Proprio così le aveva detto il commissario e aveva proseguito crudamente: “E’ chiaro ormai che suo marito ha deciso di sparire. Sicuramente avrà preso false generalità e magari avrà anche cambiato continente…dopo sei mesi che cerchiamo, capirà…non si può continuare in eterno. Signora, se ne deve fare una ragione. Lei è giovane e ha due figli cui pensare. Si rifaccia una vita e non ci pensi più.”
A Linda quelle parole continuavano a risuonare nelle orecchie come tamburi. Le rintronavano nel cervello e finivano dritte al cuore come stilettate. Non poteva credere che il suo Ludovico l’avesse lasciata, così, senza dire una parola, che fosse sparito abbandonando lei e i ragazzi. Per andare dove poi? Con chi? Adesso come lo avrebbe detto ai suoi figli, dove avrebbe trovato il coraggio?
Linda saliva a piedi la scalinata ripida; sarà stato il sole a picco del mese di luglio, sarà stata la fatica, fatto sta che quando finalmente si era ritrovata davanti al cancello del giardino di casa le gambe non avevano più retto ed era stramazzata a terra, priva di coscienza.
-Luigi, corri  presto,  mamma si è sentita male, forse è svenuta, forse è addirittura morta!- aveva gridato Lorella, mentre attraversava il prato di corsa.
Il ragazzo era arrivato in tre secondi, si era chinato sulla donna, le aveva sollevato il capo e le aveva dato una raffica di schiaffetti, mentre la piccola Lorella piangeva temendo il peggio.
-Lorella, invece di stare lì a piagnucolare chiama il 118 presto! -
Linda aveva aperto un occhio e aveva parlato:
-Non occorre, mi sento già meglio. E’ stato il caldo. -
Luigi e Lorella si erano stretti attorno a lei, l’avevano aiutata a rimettersi in piedi e si erano avviati verso casa. Il ragazzo,  alto quasi quanto la mamma, la sorreggeva tenendole il braccio, la bimba le cingeva la vita, che era il massimo dove potesse arrivare.
Era stato in quel momento che era apparso lui! Si era annunciato con un miao prolungato, era corso incontro al gruppetto e si era strusciato contro le gambe di Lorella con la coda dritta e gonfia.
-Mamma guarda, un gatto, che meraviglia! -
Lorella lo aveva preso in braccio e il gattone rosso come il fuoco si era abbandonato alla sua presa.
Erano entrati in casa.
-Ora siamo di nuovo in quattro- aveva annunciato Lorella compiaciuta.
-Lui resta con noi vero? Ha il pelo rosso dello stesso rosso dei capelli di papà. Anzi…forse è proprio lui. Mamma questo è papà che è tornato a forma di gatto.-
-Lorella, non dire stupidaggini. Non lo vedi che è un gatto? -
-Luigi, non sono stupida! Che è un gatto lo vedo sì. Dico semplicemente che ora papà non è più papà, dico che papà si è trasformato in un gatto. -
Povera piccola, aveva pensato Linda, anche a lei il dispiacere fa brutti scherzi; forse però  la novità può essere di aiuto,  sarà più facile dire loro come stanno le cose.



2. Il dubbio

-Allora mamma, che ti ha detto il commissario? -
-Eh ragazzi miei, dobbiamo farci forza, la polizia ha sospeso le indagini, non lo cercheranno più. Se vorrà sarà lui a decidere di ritornare. -
-Andiamo mamma, non crederai a quella storia! Non penserai anche tu che sia voluto sparire e ci abbia lasciato qui da soli! -
-Mah, che vuoi che ti dica Luigi, questa è la convinzione della polizia. D’altra parte il conto in banca è stato svuotato, le carte di credito sono sparite. L’auto non si è più trovata. Per la polizia la spiegazione logica è che se ne sia voluto andare, che abbia deciso di sparire. -
Linda pronunciò la frase per convincersi lei stessa, ma il suo cuore le diceva che non era così.
- Non vi nascondo ragazzi che siamo nei guai. Guai seri; il mio stipendio non è sufficiente a fare fronte a tutte le spese. Fortuna che Claudia si è offerta di aiutarci. -
-Chi, quella? Quella lì non mi piace, non mi è mai piaciuta. Ha la faccia cattiva. -
-Lorella basta con queste sciocchezze. -
-Mamma, Lorella per me ha ragione. Di Claudia non ci si può fidare, è una donna falsa. Anche papà ci aveva litigato forte, qualche giorno prima di sparire. -
-Era una questione di lavoro. Tra i soci capita di litigare ogni tanto, ma questo che c’entra? E’ normale.-
-Sarà, ma di quella non mi fido. -
-E io neppure. - incalzò la vocetta di Lorella.
Bravi ragazzi, pensò il nuovo arrivato, tirando indietro le orecchie.



3. Rosso come papà

 -Mamma, lui come lo chiamiamo? - chiese Luigi.
Il gatto, allungato sul divano come il padrone di casa, fissava lo schermo televisivo, dove era in corso una partita di calcio.
-Mamma te l’ho detto che è lui, è papà, vedi?  E’ seduto al suo posto…guarda la partita! Ha il pelo rosso. Non può che essere lui, lo chiameremo Ludovico, Ludovico come papà. -
Linda decise di assecondare la piccola. Il dolore era talmente grande che nulla avrebbe potuto scalfirlo, tanto meno chiamare Ludovico il gatto. Il tormento la lacerava, che razza di uomo aveva sposato?  Certo non il Ludovico che lei credeva di conoscere, non lo stesso con cui aveva vissuto per quasi sedici anni. Il suo Ludovico non li avrebbe mai abbandonati, mai e poi mai. E allora?  Per tutto quel tempo si era lasciata ingannare! Un fremito di indignazione le aveva attraversato le membra.
I suoi pensieri furono interrotti dallo scampanellio alla porta.
-Luigi, vai ad aprire. - aveva gridato dalla cucina. Luigi era tornato indietro dopo un attimo.
-Mamma, c’è quella là. -
-Schhh, non farti sentire. -
Quando Claudia aveva fatto la sua apparizione in soggiorno gatto Ludovico si era alzato di scatto, aveva fatto la gobba, aveva gonfiato il pelo e aveva soffiato e ruggito come una tigre.
-Che ci fa lì quella belva? - aveva commentato Claudia con avversione. Lorella era corsa al divano, si era presa Ludovico tra le braccia e aveva detto:
-Questo è il mio papà, si è trasformato in un gatto! -
-Linda, perché permetti a tua figlia di dire certe cose? -
-Perdonala! Anche per lei è difficile rassegnarsi. Comunque mia nonna diceva sempre “ i gatti sono anime”-
-Sciocchezze, stupide credenze popolari! -  aveva controbattuto Claudia avvicinandosi a Linda per abbracciarla.
-Hanno sospeso le indagini! - aveva detto Linda tra i singhiozzi. Uno strano bagliore di soddisfazione aveva attraversato lo sguardo di Claudia.
-Su, su…fatti coraggio. Sono venuta a dirti che potrete restare in questa casa fino alla fine dell’anno. Così avrete tutto il tempo per trovarvi un’altra sistemazione.
A gennaio questa se la prenderanno le banche.-
-Ma come! Questa casa è nostra, perché le banche? -
-Eh, mia cara, Ludovico si è portato via tutto quanto. Ha derubato anche la Società e adesso chiedono a me di rientrare. Anche voi dovrete mettere la vostra parte. Non è stato facile sai ottenere  questa dilazione per la casa! -
-Mamma…noi dove andremo? - chiese Luigi con voce accorata. Linda si guardò attorno con aria smarrita:
-Non so, una soluzione la troveremo. -
-Ma sì, ma sì, una soluzione la troverete! Potreste andare a stare dai nonni, no? Va beh, ora io devo scappare. Ciao Linda, ciao ragazzi. Buttatela fuori quella bestiaccia. -
Claudia se ne andò sbattendo la porta.


4. Un messaggio dall’aldilà

 Nella notte fonda Ludovico aprì un occhio e tese l’orecchio. Si sentiva soltanto un respirare ritmico. I ragazzi stavano dormendo, perfetto! Era venuto il momento di agire.
Saltò giù dal letto e si intrufolò  nella camera di Linda. In quel momento Linda si rigirò di scatto; Ludovico restò immobile, in attesa, mentre il cuore gli batteva forte nel petto. Dopo qualche attimo il respiro di Linda riprese regolare. Ludovico avanzò nella stanza camminando con cautela. Il vantaggio dell’essere gatto è che si può essere assolutamente silenziosi. Si avvicinò all’armadio e con una zampata scostò l’anta scorrevole piano piano, stando attento a non fare rumore. Quel che cercava, se non ricordava male, doveva essere nell’angolo in fondo al terzo cassetto. Fece un balzo sopra il ripiano della cassettiera, si protese fino al cassetto di mezzo, aprendosi un varco. Si insinuò tra i calzini e raspò fino a raggiungere con la testa il fondo del tiretto. Un fruscio sotto la zampa gli fece capire che l’obiettivo era raggiunto, aveva trovato la busta; l’agganciò con  le unghie sfoderate e tirò piano piano facendo macchina indietro.  Prese il plico tra i denti e con  le mascelle ben chiuse saltò giù dal ripiano e si diresse verso la cucina.
Doveva trovare un posto adatto, ben visibile, doveva fare in modo che Linda vedesse la busta. Saltò sulla tavola e sistemò il plico in verticale, appoggiato alla zuccheriera. Si allontanò un poco per vedere l’effetto. Così poteva andare. Certo, doversi arrangiare approfittando di quel gatto di passaggio non era stata una soluzione eccezionale, ogni cosa diventava difficile senza le mani. Ma le cose dovevano essere sistemate! Studiata la situazione Ludovico decise che l’appostamento migliore sarebbe stato il pensile alto; con un salto si andò a piazzare  in cima alla credenza; da lì avrebbe potuto dominare la situazione. Ora non restava che attendere.



5. Il risveglio di Linda


Linda aprì gli occhi e fu subito assalita dal senso di panico che da sei mesi a quella parte non l’abbandonava mai. Doveva reagire, farsi forza, non poteva permettere che la disperazione avesse il sopravvento.
Si alzò e con gli occhi semichiusi si diresse verso la cucina; aveva bisogno di un caffè. Mise la caffettiera sul fuoco e si avvicinò alla portafinestra. Fissava un punto lontano, assorta in pensieri cupi. Sul mare la foschia nascondeva la linea dell’orizzonte, tutto era immoto, avvolto in un’aria densa come la melassa.
In quel momento piombò in cucina Lorella.
-Ciao mamma, hai visto Ludovico? Ehi, che cosa è quello? -
Lorella afferrò il plico appoggiato alla zuccheriera e se lo rigirò tra le mani incuriosita. A cinque anni conosceva bene i numeri, ma con le lettere dell’alfabeto aveva poca dimestichezza. Certo quei buchetti piantati dentro la carta non potevano essere che i denti di gatto Ludovico; doveva essere un suo regalo.
-Mamma, guarda! Guarda che cosa ci ha portato Ludovico!- ma Linda aveva la mente altrove e non le badò. Dall’alto della sua postazione Ludovico fremeva.
Lorella allora corse nella camera del fratello.
-Luigi, guarda, Ludovico ci ha portato un regalo. -
-Fai vedere, dai qua! -
Luigi prese la busta tra le mani, era bianca, senza nessuna scritta, sigillata con il nastro adesivo. Sfiorò con l’indice i due buchetti laterali:  i denti di Ludovico! Tastò e si accorse che all’interno ci doveva essere qualcosa di metallico. Alla fine aprì. Ludovico, sceso con un balzo dalla credenza, li stava ora osservando fermo sulla soglia, la coda si agitava nervosa.
Dalla busta uscirono una chiave e un foglietto con un indirizzo, nient’altro.
-Schhh! Non dire nulla alla mamma, potrebbe parlarne con quella là! Faremo noi le ricerche, sarà il nostro segreto. -
Eh no Luigi, non era così che sarebbe dovuta andare, pensò Ludovico. Era una faccenda pericolosa, inadatta ad un ragazzo di quattordici anni.



6. Il portafogli


-Non vorrai lasciarmi qui, da sola vero? Io vengo con te. -
Il tono deciso di Lorella non lasciava scampo.
-E va bene, ma dovrai fare tutto quel che dico io, intesi? Muoviamoci. Quando mamma torna dal lavoro ci dobbiamo fare trovare a casa. -
I due ragazzi si avviarono giù per la scalinata che portava sulla strada a mare. Sbucarono di fronte al monumento di Quarto  e salirono su un autobus diretto verso il centro della città.
-Vieni, scendiamo. - Luigi prese Lorella per mano e si avviarono per gli stretti vicoli, in mezzo a chiese, palazzi patrizi, edifici fatiscenti, stamberghe.
Dopo una gimcana Luigi si fermò davanti ad un portone lussuoso.
-Ecco, l’indirizzo è questo. -
Improvvisamente Luigi strattonò Lorella e si nascose con lei dentro un antro oscuro.
Videro uscire dal portone Claudia, assieme a due uomini di carnagione scura.
-Hai visto? Claudia con due uomini! Sembrano  arabi. - bisbigliò Luigi nell’orecchio di Lorella.
I ragazzi lasciarono che i tre si allontanassero e si insinuarono nel palazzo da cui li avevano visti uscire.
-Dev’essere qui - sussurrò Luigi fermandosi davanti alla porta del primo piano. Infilò la chiave nella toppa e girò. La porta si aprì su un piccolo locale arredato semplicemente con una scrivania e uno schedario. Luigi aprì gli scaffali, erano pieni di documenti.
-Carta! Qui c’è solo carta e basta. -
-Che vuole dire? -
-Non saprei, non ci capisco niente. -
Lorella aprì il cassetto della scrivania.
-Ehi, guarda Luigi, questo è il portafogli di papà, lo riconosco. - Luigi lo afferrò.
-Hai ragione, questa è la sua patente. E ci sono pure le carte di credito. -
In quell’attimo si sentì armeggiare nella serratura. Luigi tirò a sé Lorella:
-Presto, sotto la scrivania! Non muovere neanche un muscolo.-
L’uomo entrò, prese un foglio e uscì. Luigi ne vide per un attimo il volto. I ragazzi restarono immobili per qualche minuto, tremanti.
-Andiamo via da qui, presto. Dobbiamo avvertire la polizia.-
Luigi infilò il portafogli in tasca e prese per mano la bimba.
I ragazzi uscirono di corsa. 



7. Tre mesi dopo


Linda piangeva sommessamente,  il commissario usò parole gentili:
-Signora, purtroppo ora sappiamo che  suo marito non è fuggito, è stato ucciso. Le porgo le mie scuse per non averle creduto. Grazie ai suoi figli abbiamo scoperto una cellula di pericolosi Jihadisti, che tramavano azioni criminose di vaste proporzioni. Li abbiamo arrestati tutti quanti, e con loro anche la socia di suo marito.
-Ma perché lo hanno ucciso? Che cosa c’entra il mio Ludovico con quella gente?-chiese Linda tra i singhiozzi.
-Lui niente, assolutamente niente. Però aveva il sospetto che Claudia avesse in corso contatti con gli Jihadisti e che  volesse utilizzare la ditta di spedizioni per un traffico di armi pericolose.  Allora aveva svolto indagini e sorvegliato le carte che uscivano dall’ufficio. Così aveva raccolto documenti scottanti, che gli sarebbero serviti per denunciare il traffico. Deve avere commesso qualche passo falso. Quando gli arabi se ne sono accorti lo hanno tolto di mezzo e hanno fatto sparire lui e la sua auto. Naturalmente Claudia ha fatto la sua parte e ne ha approfittato per prendersi quel che poteva, anche imitando la firma di suo marito. Naturalmente a lei signora sarà restituito tutto quanto, non dubiti. Di più non posso dire, per ora. Le indagini sono ancora in corso. La terremo informata sugli sviluppi. -
Il Commissario si alzò, e così fece Linda, asciugandosi le lacrime.
- Ora torni dai suoi figli e dica loro che sono stati eroici, eroici come il loro papà. -
Il commissario chiamò la pattuglia e ordinò che Linda fosse riaccompagnata a casa.
Linda si sentiva affranta, ma per la prima volta in pace con se stessa.  Il suo Ludovico era stato riscattato. A lei restavano il ricordi, quelli almeno si erano salvati e le avrebbero dato la forza necessaria per continuare.



8. L’addio


-Grazie per l’aiuto, gatto! Ci rincontreremo nell’aldilà. - Ludovico aveva finalmente esaurito il suo compito, era venuto il momento del distacco.
Gatto Ludovico si era strusciato contro le gambe di Luigi, poi, con la zampa aperta, aveva fatto una carezza sulla guancia di Lorella, aveva fatto sentire il naso umido sulle labbra  di Linda, era stato percorso da un fremito che gli aveva fatto rizzare il pelo ed era caduto in un sonno profondo, sembrava in catalessi.  
Quando finalmente aveva aperto un occhio stavano tutti attorno a lui. La voce di Lorella aveva strillato:
-Mamma, mamma, Ludovico si è svegliato! Non è morto! -
-Oh, sia ringraziato il cielo. -
-E’ stato papà, ci ha aiutato da lassù, ne sono sicuro. - aveva esclamato Luigi con l’indice puntato verso l’alto.
-Impossibile! Papà è qui con noi, si è trasformato nel gatto- rispose Lorella con convinzione.
-No Lorella, non è così. Guarda, alla tivù sta giocando la Samp e Ludovico neppure si è girato - aveva ribattuto Luigi.
Gatto Ludovico si stava lavando le zampe; indifferente allo schermo, si godeva il caldo tepore del plaid. Fuori veniva un’acqua! Dalla cucina arrivavano effluvi stuzzicanti.
Dovrebbero essere polpette, aveva pensato con soddisfazione.





martedì 15 agosto 2017

IL LIBRO DI FINE ESTATE:


Propongo per la prima volta su questo Blog per animali un libro dedicato al silenzio. Come mai? Perchè ho un pensiero fisso da tempo, forse un pò parziale, ma per me vero ed autentico: che chi ama gli animali, in particolare i gatti, non può non amare il silenzio. I nostri felini infatti sono esseri silenziosi, e ci parlano attraverso il silenzio ancor più che con i miagolii. 

Ritengo comunque che, in un'epoca sempre più rumorosa, in cui tecnica e consumismo irrompono nella nostra vita, è senza dubbio una follia voler scrivere un libro dedicato al silenzio. Eppure, il mondo fa tanto di quel rumore che la ricerca di qualche goccia di silenzio diviene ancora più necessaria.

Per il Cardinale Robert Sarah, a forza di respingere il divino, l'uomo moderno si ritrova in una dimensione angosciante e opprimente. L'autore vuole invece ricordare che la vita è una relazione silenziosa tra la parte più intima dell'uomo e Dio.      Il silenzio è indispensabile per l'ascolto del linguaggio divino: la preghiera nasce dal silenzio e senza sosta vi fa ritorno sempre più profondamente.

In questo colloquio con Nicolas Diat, il Cardinale s'interroga: gli uomini che non conoscono il silenzio potranno mai raggiungere la verità, la bellezza e l'amore? La risposta è senza appello: tutto ciò che è grande e creato è plasmato nel silenzio. Dio è silenzio.

Dopo il successo internazionale di "Dio o niente", tradotto in quattordici lingue, Sarah cerca di ridare al silenzio la sua dignità. 

                                                                                                            Il testo è seguito da un eccezionale colloquio con Dom Dysmas De Lassus, Priore della Grande Chartreuse e Ministro Generale dell'Ordine dei Certosini. 

Prefazione di Benedetto XVI.


L'ANGOLO DEL GATTOFILO:


RUPERT IL GATTO GINGER

Racconto breve di Filippo Giuntoli

Una sera d’inverno del 1876:  una villa vittoriana  bianca con delle scale monumentali, a Highgate. Una grossa carrozza si fece largo nella nebbia attraverso i cancelli, alla fine si fermò davanti al portone: una dama scese accolta dalla domestica.

Lady Banbury  entrò nel salone e cercò la sua creatura, Rupert , un bel gatto rosso dagli occhi verdi. Lo chiamò e  questo comparve in tutta la sua bellezza: un pelo lungo e morbido, uno sguardo ironico  che emanava inquietudine.                

La dama si accomodò su un canapè napoleonico  e il gatto saltò sulle sue ginocchia senza alcun timore.

Lady Margaret Banbury era la vedova di un giudice, una donna sulla cinquantina, bionda dagli occhi azzurri, ancora piacente e abbastanza alta, ma sola senza figli e con quell’unica compagnia  ad alleviare i suoi giorni invernali e malinconici.

Rupert era un gatto particolare molto sensibile  come lo sono i gatti rossi,  geloso della sua padrona, amante delle coccole e delle carezze.

Alle 18,30 il campanello suonò con grazia e mistero: chi poteva essere?                

La cameriera si avviò alla porta e aprì : “Buonasera Dr Johnson” disse la domestica , “la signora la sta aspettando". 
                                                             
Era l’ora della visita settimanale,  perché la signora soffriva di asma e il dottore era noto per la sua bravura. Lady Banbury  lo ricevette nella sua camera, ovviamente alla presenza della cameriera, perché altrimenti sarebbe stato sconveniente,  dati i canoni di comportamento dell’epoca .

Dopo la visita  Lady Banbury cenò con parsimonia  e il gatto la fissò incuriosito, poi uscì rapidamente dalla stanza per non ricomparire. 
                                                                                             

                                      


Era notte fonda ed una nebbia impenetrabile si insinuava nel quartiere di Highgate.

Rupert respirava la sua libertà fuori dai cancelli della villa Banbury.                       

D’ un tratto vide un’ombra nera correre verso di lui:  era una bellissima gatta nera dagli occhi verdi e il pelo folto.  Rupert rimase estasiato e la seguì consapevole di aver trovato l’anima gemella.


La notte passò in un baleno ed il micione si ritrovò davanti ai cancelli della villa, oltrepassò il giardino e si trovò davanti al portone.


C'era una finestra aperta e Rupert entrò in casa in modo silenzioso e guardingo. Lady Banbury stava scendendo le scale e riuscì solo ad emettere un grido: la sua creatura era tornata!






lunedì 14 agosto 2017

LA POESIA DEL GIORNO:



San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
Giovanni Pascoli, X agosto 


Mai questa poesia è stata di così stringente attualità come in questi stessi giorni di agosto 2017...lo si capisce bene...tanto da essere inutile ogni commento.                                                                                                             Mi limito a sottolineare che la Grande Poesia non è mai romanticume, sdolcinatezza, inseguimento dei sogni umani...ma è semplice verità.





domenica 13 agosto 2017

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO UGO ROSSI:


Signor Presidente,

                            Fino a ieri il Suo territorio propagandava con ardore il ripopolamento degli orsi nei boschi trentini, indicandolo con enfasi come un motivo di attrazione turistica.                                                    

Io ci credetti perchè ho sempre avuto l'idea di Trento come una città seria, efficiente, civile, e che quindi poteva gestire bene un progetto di convivenza tra umani e animali.                                                                    

Oggi apprendo invece che nel Suo territorio non solo si ripopola, ma anche si uccide, dimostrando di non essere nè seri, nè efficienti, nè civili, ma semplicemente sbrigativi e falliti.                                                  

La cosa mi ha doppiamente deluso.                                                              

Anzitutto perchè non metterò più piede a Baselga di Pinè, dove ho passato molte estati della mia vita.                                                              

Ma soprattutto perchè Lei è un militante, membro della Giunta e del Consiglio del Partito Autonomista Trentino Tirolese, che si dice di ispirazione cristiana quanto a principi e valori.                                        

Glieli devo ricordare?

Principi fondanti

Il PATT, partito non confessionale, informa la sua azione politica ai principi morali derivanti dalla tradizionale Weltanschauung cristiana delle genti trentine e dalla dottrina sociale della Chiesa. Il PATT si ispira ai valori di libertà, eguaglianza, solidarietà e diritto alla vita, applicati non solo all’individuo, ma anche alle formazioni sociali naturali, quali la famiglia e il popolo…

 Uccidere, caro Presidente, non è degno dell'uomo, tanto meno del cristiano. Il Creatore della Vita, di ogni vita, non ci ha dato questo diritto e non c'è giustificazione alcuna per esercitarlo.                                                                            

Uccidere non è mai necessario, nè utile in nessun caso, a maggior ragione in questo che aveva ben altre soluzioni.                                               

Quindi del gesto che Lei ha acconsentito, insieme ai suoi esecutori, ne risponderà direttamente a Lui, ancor prima che alla Giustizia umana.                                           

Nelle Sue odierne dichiarazioni Lei sostiene che è stato meglio uccidere un animale piuttosto che piangere su eventuali umani aggrediti, non capendo per nulla che quel gesto non ha solo spento una povera vita, ma ha ferito a morte la coscienza ed il cuore di molti come me.                                                                           

E, mi dia ascolto, lasci perdere il cristianesimo, non c'entra nulla con l'azione vile e delittuosa di cui Lei si è macchiato oggi.                                                                                                                                            Distintamente,                                                                                                                                                                                                                                                 f.to       Giovanni Portesi

  

LA RIFLESSIONE DI MEZZA ESTATE:




Il Vangelo dei Dodici sarà anche falso come sostengono alcuni, oppure verissimo come affermano altri, ma a me piace francescanamente pensare che davvero Lui è il Padre di tutti gli esseri viventi...e che maltrattare o uccidere una delle Sue creature è come farlo a Lui che ne è il Creatore!


DA : "Il Vangelo della vita perfetta"

O

“Il Vangelo di Gesù”,” Il Vangelo dei Dodici santi”

"Il Vangelo dei Dodici Apostoli":



34° CAPITOLO

L'amore di Gesù per tutte le creature


1. Quando Gesù riconobbe come i farisei mormoravano e come erano infastiditi dal fatto che Egli

avesse più discepoli e che battezzasse più di Giovanni, abbandonò la Giudea e ritornò in Galilea.

2. E Gesù giunse ad un albero, sotto il quale si soffermò vari giorni. E lì vennero anche Maria

Maddalena ed altre donne che Lo servirono con i loro averi ed Egli istruì ogni giorno coloro che

venivano a Lui.

3. E gli uccelli si raccoglievano attorno a Lui, salutandoLo con il loro canto, ed altre creature

venivano ai Suoi piedi e Lui dava loro da mangiare ed esse mangiavano dalle Sue mani.

4. E quando se ne andò, benedì le donne che Gli avevano dimostrato il loro amore e, rivolgendosi

al fico, lo benedì dicendo: "Mi hai offerto riparo ed ombra dall'ardente calura e Mi hai anche

nutrito.

5. Sii benedetto, cresci e porta frutti e dona calma, ombra e cibo a tutti coloro che vengono da te e

lascia che gli uccelli dell'aria trovino la loro gioia tra i tuoi rami”.

6. Ed ecco che l'albero crebbe e prosperò insolitamente e i suoi rami crebbero sempre più verso

l'alto e verso il basso, sicché non c'era albero che l'uguagliasse in bellezza, grandezza, abbondanza

e bontà dei frutti.

7. Gesù giunse in un villaggio dove vide un gattino randagio che soffriva di fame e Lo implorava

miagolando. Lo raccolse da terra, l'avvolse nel suo mantello e lo fece riposare sul Suo petto.

8. E attraversando il villaggio, diede al gatto da mangiare e da bere. Ed esso mangiò e bevve e Gli

dimostrò la sua gratitudine. Ed Egli lo diede ad una delle Sue discepole, una vedova di nome

Lorenza che se ne prese cura.

9. Ed alcuni del popolo dissero: "Quest'uomo si prende cura di tutti gli animali. Sono forse Suoi

fratelli e sorelle da amarli così tanto?”. Ed Egli disse loro: "In verità, questi sono i vostri

confratelli della grande famiglia di Dio, vostri fratelli e sorelle, che hanno lo stesso soffio di vita

dell'Eterno.

10. E chiunque si prende cura del più piccino di essi e gli dà da mangiare e bere nella sua pena, lo

fa a Me; e chi permette intenzionalmente che uno di essi abbia a soffrire penuria e non lo protegge

quando viene maltrattato, permettendo che avvenga questa malvagità, è come se fosse stata inflitta

a Me. Infatti, ciò che avete fatto in questa vita, verrà fatto a voi nella prossima”.