L'ANGOLO DEL GATTOFILO:
UNO SPIRITO DAL PELO FULVO
Racconto in 8 parti di DONATELLA MASCIA
1. Inizio
“Signora, mi spiace ma abbiamo
chiuso le indagini. “ Proprio così le aveva detto il commissario e aveva
proseguito crudamente: “E’ chiaro ormai che suo marito ha deciso di sparire.
Sicuramente avrà preso false generalità e magari avrà anche cambiato
continente…dopo sei mesi che cerchiamo, capirà…non si può continuare in eterno.
Signora, se ne deve fare una ragione. Lei è giovane e ha due figli cui pensare.
Si rifaccia una vita e non ci pensi più.”
A
Linda quelle parole continuavano a risuonare nelle orecchie come tamburi. Le
rintronavano nel cervello e finivano dritte al cuore come stilettate. Non poteva
credere che il suo Ludovico l’avesse lasciata, così, senza dire una parola, che
fosse sparito abbandonando lei e i ragazzi. Per andare dove poi? Con chi?
Adesso come lo avrebbe detto ai suoi figli, dove avrebbe trovato il coraggio?
Linda
saliva a piedi la scalinata ripida; sarà stato il sole a picco del mese di
luglio, sarà stata la fatica, fatto sta che quando finalmente si era ritrovata
davanti al cancello del giardino di casa le gambe non avevano più retto ed era
stramazzata a terra, priva di coscienza.
-Luigi, corri presto, mamma si è sentita male, forse è svenuta,
forse è addirittura morta!- aveva
gridato Lorella, mentre attraversava il prato di corsa.
Il
ragazzo era arrivato in tre secondi, si era chinato sulla donna, le aveva
sollevato il capo e le aveva dato una raffica di schiaffetti, mentre la piccola
Lorella piangeva temendo il peggio.
-Lorella, invece di stare lì a
piagnucolare chiama il 118 presto! -
Linda
aveva aperto un occhio e aveva parlato:
-Non occorre, mi sento già
meglio. E’ stato il caldo. -
Luigi
e Lorella si erano stretti attorno a lei, l’avevano aiutata a rimettersi in
piedi e si erano avviati verso casa. Il ragazzo, alto quasi quanto la mamma, la sorreggeva
tenendole il braccio, la bimba le cingeva la vita, che era il massimo dove
potesse arrivare.
Era
stato in quel momento che era apparso lui! Si era annunciato con un miao
prolungato, era corso incontro al gruppetto e si era strusciato contro le gambe
di Lorella con la coda dritta e gonfia.
-Mamma guarda, un gatto, che
meraviglia! -
Lorella
lo aveva preso in braccio e il gattone rosso come il fuoco si era abbandonato
alla sua presa.
Erano
entrati in casa.
-Ora siamo di nuovo in quattro- aveva
annunciato Lorella compiaciuta.
-Lui resta con noi vero? Ha il
pelo rosso dello stesso rosso dei capelli di papà. Anzi…forse è proprio lui.
Mamma questo è papà che è tornato a forma di gatto.-
-Lorella, non dire
stupidaggini. Non lo vedi che è un gatto? -
-Luigi, non sono stupida! Che è
un gatto lo vedo sì. Dico semplicemente che ora papà non è più papà, dico che
papà si è trasformato in un gatto. -
Povera
piccola, aveva pensato Linda, anche a lei il dispiacere fa brutti scherzi;
forse però la novità può essere di
aiuto, sarà più facile dire loro come
stanno le cose.
2. Il dubbio
-Allora mamma, che ti ha detto
il commissario? -
-Eh ragazzi miei, dobbiamo
farci forza, la polizia ha sospeso le indagini, non lo cercheranno più. Se
vorrà sarà lui a decidere di ritornare. -
-Andiamo mamma, non crederai a
quella storia! Non penserai anche tu che sia voluto sparire e ci abbia lasciato
qui da soli! -
-Mah, che vuoi che ti dica
Luigi, questa è la convinzione della polizia. D’altra parte il conto in banca è
stato svuotato, le carte di credito sono sparite. L’auto non si è più trovata. Per
la polizia la spiegazione logica è che se ne sia voluto andare, che abbia
deciso di sparire. -
Linda
pronunciò la frase per convincersi lei stessa, ma il suo cuore le diceva che
non era così.
- Non vi nascondo ragazzi che
siamo nei guai. Guai seri; il mio stipendio non è sufficiente a fare fronte a
tutte le spese. Fortuna che Claudia si è offerta di aiutarci. -
-Chi, quella? Quella lì non mi
piace, non mi è mai piaciuta. Ha la faccia cattiva. -
-Lorella basta con queste
sciocchezze. -
-Mamma, Lorella per me ha
ragione. Di Claudia non ci si può fidare, è una donna falsa. Anche papà ci
aveva litigato forte, qualche giorno prima di sparire. -
-Era una questione di lavoro.
Tra i soci capita di litigare ogni tanto, ma questo che c’entra? E’ normale.-
-Sarà, ma di quella non mi
fido. -
-E io neppure. -
incalzò la vocetta di Lorella.
Bravi
ragazzi, pensò il nuovo arrivato, tirando indietro le orecchie.
3. Rosso
come papà
-Mamma, lui come lo chiamiamo? - chiese
Luigi.
Il
gatto, allungato sul divano come il padrone di casa, fissava lo schermo
televisivo, dove era in corso una partita di calcio.
-Mamma te l’ho detto che è lui,
è papà, vedi? E’ seduto al suo
posto…guarda la partita! Ha il pelo rosso. Non può che essere lui, lo
chiameremo Ludovico, Ludovico come papà. -
Linda
decise di assecondare la piccola. Il dolore era talmente grande che nulla
avrebbe potuto scalfirlo, tanto meno chiamare Ludovico il gatto. Il tormento la
lacerava, che razza di uomo aveva sposato?
Certo non il Ludovico che lei credeva di conoscere, non lo stesso con
cui aveva vissuto per quasi sedici anni. Il suo Ludovico non li avrebbe mai
abbandonati, mai e poi mai. E allora?
Per tutto quel tempo si era lasciata ingannare! Un fremito di
indignazione le aveva attraversato le membra.
I
suoi pensieri furono interrotti dallo scampanellio alla porta.
-Luigi, vai ad aprire. - aveva
gridato dalla cucina. Luigi era tornato indietro dopo un attimo.
-Mamma, c’è quella là. -
-Schhh, non farti sentire. -
Quando
Claudia aveva fatto la sua apparizione in soggiorno gatto Ludovico si era
alzato di scatto, aveva fatto la gobba, aveva gonfiato il pelo e aveva soffiato
e ruggito come una tigre.
-Che ci fa lì quella belva? - aveva
commentato Claudia con avversione. Lorella era corsa al divano, si era presa
Ludovico tra le braccia e aveva detto:
-Questo è il mio papà, si è
trasformato in un gatto! -
-Linda, perché permetti a tua
figlia di dire certe cose? -
-Perdonala! Anche per lei è
difficile rassegnarsi. Comunque mia nonna diceva sempre “ i gatti sono anime”-
-Sciocchezze, stupide credenze
popolari! - aveva controbattuto Claudia avvicinandosi a
Linda per abbracciarla.
-Hanno sospeso le indagini! - aveva
detto Linda tra i singhiozzi. Uno strano bagliore di soddisfazione aveva
attraversato lo sguardo di Claudia.
-Su, su…fatti coraggio. Sono
venuta a dirti che potrete restare in questa casa fino alla fine dell’anno. Così
avrete tutto il tempo per trovarvi un’altra sistemazione.
A
gennaio questa se la prenderanno le banche.-
-Ma come! Questa casa è nostra,
perché le banche? -
-Eh, mia cara, Ludovico si è
portato via tutto quanto. Ha derubato anche la Società e adesso chiedono a me
di rientrare. Anche voi dovrete mettere la vostra parte. Non è stato facile sai
ottenere questa dilazione per la casa! -
-Mamma…noi dove andremo? -
chiese Luigi con voce accorata. Linda si guardò attorno con aria smarrita:
-Non so, una soluzione la
troveremo. -
-Ma sì, ma sì, una soluzione la
troverete! Potreste andare a stare dai nonni, no? Va beh, ora io devo scappare.
Ciao Linda, ciao ragazzi. Buttatela fuori quella bestiaccia. -
Claudia
se ne andò sbattendo la porta.
4. Un
messaggio dall’aldilà
Nella
notte fonda Ludovico aprì un occhio e tese l’orecchio. Si sentiva soltanto un respirare
ritmico. I ragazzi stavano dormendo, perfetto! Era venuto il momento di agire.
Saltò
giù dal letto e si intrufolò nella
camera di Linda. In quel momento Linda si rigirò di scatto; Ludovico restò
immobile, in attesa, mentre il cuore gli batteva forte nel petto. Dopo qualche
attimo il respiro di Linda riprese regolare. Ludovico avanzò nella stanza
camminando con cautela. Il vantaggio dell’essere gatto è che si può essere
assolutamente silenziosi. Si avvicinò all’armadio e con una zampata scostò
l’anta scorrevole piano piano, stando attento a non fare rumore. Quel che
cercava, se non ricordava male, doveva essere nell’angolo in fondo al terzo
cassetto. Fece un balzo sopra il ripiano della cassettiera, si protese fino al cassetto
di mezzo, aprendosi un varco. Si insinuò tra i calzini e raspò fino a
raggiungere con la testa il fondo del tiretto. Un fruscio sotto la zampa gli
fece capire che l’obiettivo era raggiunto, aveva trovato la busta; l’agganciò
con le unghie sfoderate e tirò piano
piano facendo macchina indietro. Prese
il plico tra i denti e con le mascelle ben
chiuse saltò giù dal ripiano e si diresse verso la cucina.
Doveva
trovare un posto adatto, ben visibile, doveva fare in modo che Linda vedesse la
busta. Saltò sulla tavola e sistemò il plico in verticale, appoggiato alla
zuccheriera. Si allontanò un poco per vedere l’effetto. Così poteva andare. Certo,
doversi arrangiare approfittando di quel gatto di passaggio non era stata una
soluzione eccezionale, ogni cosa diventava difficile senza le mani. Ma le cose dovevano
essere sistemate! Studiata la situazione Ludovico decise che l’appostamento
migliore sarebbe stato il pensile alto; con un salto si andò a piazzare in cima alla credenza; da lì avrebbe potuto dominare
la situazione. Ora non restava che attendere.
5. Il risveglio di Linda
Linda
aprì gli occhi e fu subito assalita dal senso di panico che da sei mesi a
quella parte non l’abbandonava mai. Doveva reagire, farsi forza, non poteva permettere
che la disperazione avesse il sopravvento.
Si
alzò e con gli occhi semichiusi si diresse verso la cucina; aveva bisogno di un
caffè. Mise la caffettiera sul fuoco e si avvicinò alla portafinestra. Fissava
un punto lontano, assorta in pensieri cupi. Sul mare la foschia nascondeva la
linea dell’orizzonte, tutto era immoto, avvolto in un’aria densa come la
melassa.
In
quel momento piombò in cucina Lorella.
-Ciao mamma, hai visto
Ludovico? Ehi, che cosa è quello? -
Lorella
afferrò il plico appoggiato alla zuccheriera e se lo rigirò tra le mani
incuriosita. A cinque anni conosceva bene i numeri, ma con le lettere
dell’alfabeto aveva poca dimestichezza. Certo quei buchetti piantati dentro la
carta non potevano essere che i denti di gatto Ludovico; doveva essere un suo
regalo.
-Mamma, guarda! Guarda che cosa
ci ha portato Ludovico!- ma Linda aveva la
mente altrove e non le badò. Dall’alto della sua postazione Ludovico fremeva.
Lorella
allora corse nella camera del fratello.
-Luigi, guarda, Ludovico ci ha
portato un regalo. -
-Fai vedere, dai qua! -
Luigi
prese la busta tra le mani, era bianca, senza nessuna scritta, sigillata con il
nastro adesivo. Sfiorò con l’indice i due buchetti laterali: i denti di Ludovico! Tastò e si accorse che
all’interno ci doveva essere qualcosa di metallico. Alla fine aprì. Ludovico,
sceso con un balzo dalla credenza, li stava ora osservando fermo sulla soglia,
la coda si agitava nervosa.
Dalla
busta uscirono una chiave e un foglietto con un indirizzo, nient’altro.
-Schhh! Non dire nulla alla
mamma, potrebbe parlarne con quella là! Faremo noi le ricerche, sarà il nostro
segreto. -
Eh
no Luigi, non era così che sarebbe dovuta andare, pensò Ludovico. Era una
faccenda pericolosa, inadatta ad un ragazzo di quattordici anni.
6. Il
portafogli
-Non vorrai lasciarmi qui, da
sola vero? Io vengo con te. -
Il
tono deciso di Lorella non lasciava scampo.
-E va bene, ma dovrai fare
tutto quel che dico io, intesi? Muoviamoci. Quando mamma torna dal lavoro ci dobbiamo
fare trovare a casa. -
I
due ragazzi si avviarono giù per la scalinata che portava sulla strada a mare.
Sbucarono di fronte al monumento di Quarto e salirono su un autobus diretto verso il
centro della città.
-Vieni, scendiamo. - Luigi
prese Lorella per mano e si avviarono per gli stretti vicoli, in mezzo a
chiese, palazzi patrizi, edifici fatiscenti, stamberghe.
Dopo
una gimcana Luigi si fermò davanti ad un portone lussuoso.
-Ecco, l’indirizzo è questo. -
Improvvisamente
Luigi strattonò Lorella e si nascose con lei dentro un antro oscuro.
Videro
uscire dal portone Claudia, assieme a due uomini di carnagione scura.
-Hai visto? Claudia con due
uomini! Sembrano arabi. - bisbigliò
Luigi nell’orecchio di Lorella.
I
ragazzi lasciarono che i tre si allontanassero e si insinuarono nel palazzo da
cui li avevano visti uscire.
-Dev’essere qui -
sussurrò Luigi fermandosi davanti alla porta del primo piano. Infilò la chiave
nella toppa e girò. La porta si aprì su un piccolo locale arredato
semplicemente con una scrivania e uno schedario. Luigi aprì gli scaffali, erano
pieni di documenti.
-Carta! Qui c’è solo carta e
basta. -
-Che vuole dire? -
-Non saprei, non ci capisco
niente. -
Lorella
aprì il cassetto della scrivania.
-Ehi, guarda Luigi, questo è il
portafogli di papà, lo riconosco. - Luigi
lo afferrò.
-Hai ragione, questa è la sua patente.
E ci sono pure le carte di credito. -
In
quell’attimo si sentì armeggiare nella serratura. Luigi tirò a sé Lorella:
-Presto, sotto la scrivania! Non
muovere neanche un muscolo.-
L’uomo
entrò, prese un foglio e uscì. Luigi ne vide per un attimo il volto. I ragazzi
restarono immobili per qualche minuto, tremanti.
-Andiamo via da qui, presto. Dobbiamo
avvertire la polizia.-
Luigi
infilò il portafogli in tasca e prese per mano la bimba.
I
ragazzi uscirono di corsa.
7. Tre
mesi dopo
Linda
piangeva sommessamente, il commissario
usò parole gentili:
-Signora, purtroppo ora
sappiamo che suo marito non è fuggito, è
stato ucciso. Le porgo le mie scuse per non averle creduto. Grazie ai suoi
figli abbiamo scoperto una cellula di pericolosi Jihadisti, che tramavano
azioni criminose di vaste proporzioni. Li abbiamo arrestati tutti quanti, e con
loro anche la socia di suo marito.
-Ma perché lo hanno ucciso? Che
cosa c’entra il mio Ludovico con quella gente?-chiese
Linda tra i singhiozzi.
-Lui niente, assolutamente
niente. Però aveva il sospetto che Claudia avesse in corso contatti con gli Jihadisti
e che volesse utilizzare la ditta di
spedizioni per un traffico di armi pericolose. Allora aveva svolto indagini e sorvegliato le
carte che uscivano dall’ufficio. Così aveva raccolto documenti scottanti, che
gli sarebbero serviti per denunciare il traffico. Deve avere commesso qualche
passo falso. Quando gli arabi se ne sono accorti lo hanno tolto di mezzo e
hanno fatto sparire lui e la sua auto. Naturalmente Claudia ha fatto la sua
parte e ne ha approfittato per prendersi quel che poteva, anche imitando la
firma di suo marito. Naturalmente a lei signora sarà restituito tutto quanto,
non dubiti. Di più non posso dire, per ora. Le indagini sono ancora in corso.
La terremo informata sugli sviluppi. -
Il
Commissario si alzò, e così fece Linda, asciugandosi le lacrime.
- Ora torni dai suoi figli e
dica loro che sono stati eroici, eroici come il loro papà. -
Il
commissario chiamò la pattuglia e ordinò che Linda fosse riaccompagnata a casa.
Linda
si sentiva affranta, ma per la prima volta in pace con se stessa. Il suo Ludovico era stato riscattato. A lei
restavano il ricordi, quelli almeno si erano salvati e le avrebbero dato la
forza necessaria per continuare.
8. L’addio
-Grazie per l’aiuto, gatto! Ci
rincontreremo nell’aldilà. -
Ludovico aveva finalmente esaurito il suo compito, era venuto il momento del
distacco.
Gatto
Ludovico si era strusciato contro le gambe di Luigi, poi, con la zampa aperta,
aveva fatto una carezza sulla guancia di Lorella, aveva fatto sentire il naso
umido sulle labbra di Linda, era stato
percorso da un fremito che gli aveva fatto rizzare il pelo ed era caduto in un
sonno profondo, sembrava in catalessi.
Quando
finalmente aveva aperto un occhio stavano tutti attorno a lui. La voce di
Lorella aveva strillato:
-Mamma, mamma, Ludovico si è
svegliato! Non è morto! -
-Oh, sia ringraziato il cielo. -
-E’ stato papà, ci ha aiutato
da lassù, ne sono sicuro. - aveva
esclamato Luigi con l’indice puntato verso l’alto.
-Impossibile! Papà è qui con
noi, si è trasformato nel gatto-
rispose Lorella con convinzione.
-No Lorella, non è così.
Guarda, alla tivù sta giocando la Samp e Ludovico neppure si è girato - aveva
ribattuto Luigi.
Gatto
Ludovico si stava lavando le zampe; indifferente allo schermo, si godeva il
caldo tepore del plaid. Fuori veniva un’acqua! Dalla cucina arrivavano effluvi
stuzzicanti.
Dovrebbero
essere polpette, aveva pensato con soddisfazione.