mercoledì 3 gennaio 2018


IL GATTO NELLA VITA DEI SANTI














1.  Introduzione

Nella mitologia greco-romana il gatto non è presente, lo è invece nella civiltà egizia. Erodoto narra che gli egiziani fin dal 1550 a.C. si raccoglievano nella città di Bubastis per venerare la dea Bastet, raffigurata con il corpo di donna e la testa di gatto.

La simbologia storica del gatto è ambivalente: è espressione del bene e del male.

Un gatto incuriosito, che fa capolino dietro una tenda, è presente nella scena dell'Annunciazione, opera bronzea del 1949 di Vito Conforti, nella parte superiore destra della Porta Santa della Basilica Vaticana. E' l'unico caso in S. Pietro sul colle Vaticano e richiama senz'altro la tradizione che voleva la sua presenza nella casa di Maria, come illustrato nell'opera di numerosi pittori, come Federico Carocci nella celebre Annunciazione Assisate in Santa Maria degli Angeli.


Nella Cabala ebraica il gatto è assimilato al serpente, simbolo del male, e quindi all'emblema della menzogna e del tradimento, tanto che poi i cristiani cominciarono a rappresentarlo ai piedi di Giuda. S. Domenico addirittura lo addita come demone mimetizzato, perciò legato alle streghe e insieme a loro bruciato vivo ai tempi dell'Inquisizione.
Anche nel Buddismo il gatto è associato al serpente nel rimprovero per non aver pianto la morte del Buddha.
Nell'Islamismo invece è rispettato, nel ricordo di quando Maometto si tagliò il mantello per non disturbare il gatto che vi si era accoccolato.

La tradizione patristica poco o nulla dice a riguardo del gatto, la stessa Sacra Scrittura sembra ignorarlo. C'è solo un versetto nel Libro di Baruc in cui, profetizzando la deportazione in Babilonia del popolo eletto, egli lo ammonisce di non cadere in balìa dei culti degli dèi pagani:
"Il loro volto si annerisce per i fumi del tempio.
 Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini e altri uccelli e anche i gatti.
 Di qui potete conscere che non sono dèi; non temeteli, dunque." (BARUC 6: 20-22).

Il gatto negli Autori Medioevali è trattato con sospetto e ben poca benevolenza. 
Sarà colpa di quegli occhi che brillano al buio e che appaiono inquietanti? O per la sua indole sensuale, che ancora oggi ci fa dire: "Sembri un gatto in calore"?
Oppure perchè, a differenza del cane, il gatto è poco addestrabile, così da renderlo modello di coloro che non vogliono sottomettersi alle leggi divine?
Tipicamente medioevale è poi l'accostamento del gatto, specialmente quello nero, al demonio, alla stregoneria ed alla blasfemia.

Il gatto appare nell'arte sacra a partire dal Rinascimento. Un esempio è nel Ghirlandaio: Ultima Cena (1481) nel refettorio piccolo del prezioso Convento domenicano di San Marco  a Firenze. Altro esempio è in Lorenzo Lotto: Annunciazione (1527) di Recanati presso la Pinacoteca Comunale.





Altri esempi sono in Leonardo da Vinci, Pieter Huys, Guido Reni, Federico Barocci e molti pittori del Rinascimento e del Barocco.

Spesso il gatto è raffigurato in lotta con il cane, chiaro riferimento alla lotta tra il bene ed il male. Egli però ha sempre avuto la sua utilità nel tenere lontani i topi, animali da debellare perchè portatori della temibile peste e di altre infezioni.
Questo col tempo rende il gatto un animale sempre più "di casa", tanto che comincia ad esser presente nei monasteri, tra i monaci e le monache: il più famoso è il così detto gatto certosino.
A questo proposito la tradizione vuole che i Crociati, di ritorno dalle spedizioni in Terra Santa ed ospitati nelle certose, regalassero al priore una coppia di gatti dall'esotico mantello grigio-blu per sdebitarsi dell'ospitalità offerta. Essi avevano la fama di essere dei grandi cacciatori di topi; per questo i monaci iniziarono ad allevarli, allo scopo di proteggere i granai e le scorte alimentari, come pure per evitare la distruzione di preziosi manoscritti.
In verità sappiamo che il gatto certosino è una delle razze feline più antiche e che è stato importato dall'Oriente in Francia dai Cavalieri Templari nel 1100 circa.

Il gatto nelle comunità monastiche diventa quasi specchio delle qualità proprie della vita monastica: adattamento, povertà, solitudine, silenziosità, discrezione e capacità di passare repentinamente dal sonno alla veglia.
Ne è esempio il gatto  nel dipinto di Antonello da Messina presso la National Gallery di Londra: San Girolamo nello studio (1474-75), dove il felino evoca la silenziosa complicità e la muta ispirazione di scrittori e pensatori.




Infine anche nell'agiografia è presente il gatto: una presenza discreta, che va dallo strumento di tortura alla compagnia caritatevole fino al legame affettivo.

I SANTI E IL GATTO

2.  S. Gertrude di Nivelles

Per parlare di santità e felini dobbiamo iniziare dalla Santa di Nivelles: Gertrude.


Nacque a Nivelles in Brabante (Belgio) nel 626.
Figlia di Pipino di Landen, signore di Brabante e antenato di Carlo Magno, alla morte del padre (639) si fece monaca con la madre Itta e la sorella Begga.
La madre fondò un monastero doppio, di donne e uomini, governati tutti dalla badessa Itta fino alla morte (652).
Le succedette Gertrude, che accettò il titolo, ma lasciò ad un frate il potere effettivo e riservò a sè il compito di istruire monache e monaci, consumandosi nella lettura delle Scritture e nell'austera pratica di veglie e digiuni.
Fu presto circondata dall'aureola di Santa. Ma il suo vero prodigio fu la pace portata tra le famiglie nobili locali, divise da eterni scontri che per la gente portavano solo saccheggi, razzie di ostaggi ed anni di miseria.
Quando muore a 33 anni, il 17 marzo del 659, la venerazione fu immediata. Il suo corpo infatti venne deposto in una cappella che diventerà basilica, abbattuta e ricostruita nel tempo. 
Nel XIII secolo i suoi resti furono raccolti in un prezioso reliquiario, che andò distrutto sotto il bombardamento del 1940 insieme a tante case di Nivelles.
Gertrude è stata a lungo venerata come protettrice contro le invasioni dei topi, particolarmente frequenti nei monasteri medioevali, anche se la tradizione è priva di base storica. Ma è proprio questa venerazione a fare della Santa la patrona dei gatti, segnata sul calendario proprio il 17 marzo.

3.  S. Giovanni Bosco

Dalla patrona dei gatti a quello dei giovani: Giovanni Bosco.


Nacque a Castenuovo d'Asti nel 1815 e morì a Torino il 31 gennaio 1888, ricordato sul calendario lo stesso giorno.

Fu l'apostolo dei giovani, formato sul modello educativo di S. Francesco di Sales secondo un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evengelica e persegue il metodo della prevenzione più che della repressione.
Fondò i Salesiani e, insieme a S. Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Tra i più bei frutti della sua pedagogia va ricordato S. Domenico Savio, quindicenne che aveva capito la sua lezione: "Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell'adempimento perfetto dei nostri doveri".
Fu proclamato Santo da Pio XI il giorno di Pasqua del 1934 ed il 31 gennaio 1988, nel centenario della morte, Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù.
Don Bosco è famoso per i suoi sogni profetici e premonitori. Il più narrato è quello dei 9 anni: era vicino a casa, in un vasto cortile, dove si divertiva con numerosi ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Egli allora si lanciò in mezzo a loro ammonendoli con parole e pugni.
Ma in quel momento apparve un uomo maestoso: il suo viso era talmente luminoso che non gli riusciva di guardarlo. Lo chiamò per nome e gli ordinò di mettersi a capo di tutti quei ragazzi. Poi apparve vicino a lui una nobile donna e, al posto dei ragazzi, una moltitudine di cani, gatti, orsi e animali feroci. Ella gli disse:
"Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile, forte e robusto e, ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli."
Fu così che, al posto degli animali feroci, comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano e belavano festanti.
Proprio dopo questo sogno nel giovane Giovanni si accese la vocazione.

4.  S. Angelo d'Acri

Dai gatti ammansiti, che diventano agnellini, al "predicatore dei gatti": Angelo d'Acri.


Nacque ad Acri (Cosenza) nel 1669 e vi morì il 30 ottobre 1739, ricordato sul calendario lo stesso giorno.
Angelo, al secolo Lucantonio Falcone, si fece frate cappuccino, sacerdote nel 1700, padre provinciale e soprattutto famoso predicatore per 40 anni.
Era il frate più ricercato ed ascoltato dell'Italia meridionale, tanto che di diceva che, quando predicava, "nelle case non ci restavanu mancu li gatti". Tradizione vuole infatti che alle sue prediche assistessero, tra la moltitudine dei fedeli, anche parecchi animali, tra cui appunto i gatti, ma anche uccelli, quale degno figlio di S. Francesco d'Assisi.  
Il suo corpo è venerato nella basilica di Acri a lui dedicata. Fu beatificato nel 1825 da Leone XII e canonizzato da Papa Francesco il 15 ottobre 2017.



5.  Beato Guido da Selvena

Se S. Rocco di Montpellier aveva un cane caritatevole, Guido da Selvena


aveva un gatto caritatevole.
Nacque a Selvena (Grosseto) nel 1220 e morì nel convento del Colombaio a Seggiano  nel 1287-88, ricordato nel calendario serafico il 4 dicembre.
Fu frate francescano minore presso il Colombaio, convento fondato da S. Francesco nel 1220 quando ritornava da Viterbo, dove era stato a fare visita al Papa Onorio III.
Fra Guido era un uomo di grande fede ed amore per Dio e per le creature, tanto che, quando fu anziano ed infermo, fu assistito da un gatto di un' affezione ed attaccatura veramente singolari. Si narra, infatti, che ogni giorno il felino strappasse al bosco un uccellino, così che Fra Francesco da Montalcino lo cucinasse e lo presentasse al Beato quale unico suo cibo.
Il giorno stesso in cui Fra Guido morì, probabilmente il 21 aprile 1287, anche il gatto spirò ai suoi piedi. Fu sepolto nella Chiesa di S. Bernardino del Colombaio.

6.  S. Chiara d'Assisi

Un altro caso di gatta caritatevole è nella vita di S. Chiara.

Nacque ad Assisi nel 1194 dalla nobile famiglia degli Offreducci. 
Aveva solo 12 anni quando Francesco si spogliò di tutti i vestiti riconsegnandoli al padre Bernardone.  Conquistata dal suo esempio, 7 anni dopo fuggì di casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il Santo le tagliò i capelli e le fece indossare il saio francescano per poi condurla al monastero benedettino di S. Paolo a Bastia Umbra, dove il padre tentò invano di persuaderla a ritornare a casa.
Si rifugiò allora nella Chiesa di S. Damiano, presso cui fondò l'Ordine femminile delle Clarisse, il 2° Ordine Francescano. Fu nominata badessa dell'annesso convento, che spesso ospitò anche Francesco che vi compose il Cantico delle creature e dove dettò la Prima Regola.
Chiara scrisse successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX l'approvazione ed il privilegio della povertà.
Per aver contemplato, in una notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe ed i riti che si svolgevano in S. Maria Degli Angeli, fu scelta da Pio XII quale protettrice della televisione.
Erede dello spirito francescano, si preoccupò di diffonderlo, distinguendosi per il culto del SS. Sacramento che salvò il convento dai Saraceni nel 1243.
Morì ad Assisi l'11 agosto 1253, ricordata nel calendario lo stesso giorno, fu sepolta in S. Damiano ed in seguito trasportata nell'attuale basilica a lei dedicata.
Nella sua vita è presente una gatta. Ciò è attestato dalle Carte del processo di canonizzazione. Vi si legge che Chiara, ormai inferma a letto, avesse bisogno di una certa tovagliola ma, non essendoci chi gliela portasse, la gatta cominciò a tirarla ed a trascinarla per portarla alla Santa. Ma ella la rimproverò perchè la trascinava per terra. Allora la gatta, come se avesse compreso, cominciò ad avvolgere la tovagliola perchè non toccasse terra e così gliela portò.

7.  S. Ludovico da Tolosa

Dopo il gatto caritatevole ecco il gatto diabolico nella vita di Ludovico d'Angiò.


Figlio di Carlo d'Angiò re di Napoli e nipote del re S. Luigi di Francia,  nacque a Brignoles in Provenza nel 1274 e qui morì il 19 agosto 1297, ricordato nel calendario lo stesso giorno.
Durante la prigionia aragonese ebbe occasione di conoscere i Francescani. Riacquistata la libertà, rinunciò al trono e si fece frate minore desiderando la povertà evangelica più che gli onori del mondo.
Ordinato sacerdote nel 1296 a 22 anni, lo stesso anno divenne vescovo di Tolosa.
Nel suo breve ma intenso episcopato, predilesse i poveri, i malati, i giudei vittime di persecuzione ed i carcerati che visitava spesso.
Una vita la sua vissuta intensamente nella preghiera, con episodi premonitori, come la lotta con un grande gatto nero che l'aveva assalito mentre pregava e che mise in fuga con il segno della croce.
Resse la diocesi tolosana per un anno poichè, consumato dalla malferma salute, si addormentò nella pace del Signore a soli 23 anni. Nel 1318 venne elevato agli onori degli altari da Giovanni XXII, nella pontificia sede di Avignone, presenti la madre el il fratello Roberto.

8.  S. Gemma Galgani

Dopo il gatto diabolico siamo al gatto penitenziale di Gemma Galgani.


Nacque a Borgonuovo di Camigliano (Lucca) nel 1878, dove cominciò presto ad avere le prime visioni ed a seguire la via della Croce, che la portò nel 1897 a fare voto di verginità.
Nel 1899 la malattia per la quale era in cura (osteite delle vertebre lombari con ascesso inguinale) si aggravò fino alla paralisi delle gambe, ma ne venne miracolosamente guarita. 
Intanto le visioni continuarono e si intensificarono, soprattutto quelle relative alla Passione del Cristo, fino a riceverne le stigmate nel  giugno del 1900.
Nel maggio del 1902 si ammalò nuovamente, si riprese, ma ebbe una progressiva ricaduta in ottobre. Morì l'11 aprile 1903 a soli 25 anni, ricordata nel calendario lo stesso giorno. Canonizzata da Pio XII nel 1940, i suoi resti riposano a Lucca nel santuario a lei dedicato.
Nella vita di S. Gemma ci furono episodi in cui ella, già ammirata in vita per i doni mistici, si schermiva di fronte alle visite di coloro che venivano a conoscerla.
Fu il caso di un sacerdote che venne a visitarla e Gemma, per schermirsi davanti al curioso prelato, prese un grosso gatto di casa ed accarezzandolo di presentò davanti a lui, che strinse le spalle e se ne andò: la Santa aveva raggiunto il suo scopo.

9.  Beata Maria Tuci

Un caso singolare di legame tra santi e gatti fu nella vita di Maria Tuci.


Nacque a Nderfushaz-Mirdita in Albania nel 1928.
Frequentò il collegio delle suore Stimmatine di Scutari e successivamente vi entrò con l'incarico di insegnante elementare e di catechista.
Arrestata con alcuni familiari il 10 agosto 1949, fu condotta nel carcere della città dove, per non aver rivelato il nome dell'uccisore di un politico comunista e per non aver voluto concedersi ad un agente della polizia di regime, la Sigurimi, subì torture atroci.
Ad esempio, venne chiusa nuda in un sacco insieme ad un gatto inferocito, quindi il sacco fu preso a bastonate che la dilaniarono. 
In seguito alle privazioni subite venne ricoverata nell'ospedale civile cittadino, dove morì in odium fidei il 24 ottobre 1950.
I suoi resti mortali, riesumati dopo la caduta del regime comunista in Albania, riposano nella chiesa delle Stimmatine di Scutari. E' l'unica donna presente nell'elenco dei 40 martiri albanesi.  

10.  S. Martino de Porres

Tra i Santi amanti degli animali c'è Martino de Porres.


Nacque a Lima in Perù nel 1579, figlio di un'ex schiava nera e dell'aristocratico spagnolo Juan de Porres, che all'inizio non volle riconoscerlo. Nominato governatore del Panama, il padre lascia Martino alla madre con i mezzi per farlo studiare. 
Egli, sia pure tra le difficoltà derivanti dalla sua condizione di figlio illegittimo e di meticcio, apprese la professione di medico che in seguito, diventato religioso, esercitò con abnegazione tra i poveri.
Chiese infatti di entrare nel primo convento domenicano fondato a Lima, ma essendo mulatto venne accolto solo come terziario e gli vennero assegnate umili mansioni.
Quando i Domenicani avvertirono l' energia interiore, la semplicità e l'umiltà di Martino, dedito a digiuni, penitenza e preghiera, lo tolsero dalla condizione subalterna , accogliendolo nell'Ordine dei Predicatori come fratello cooperatore.
Martino de Porres, figlio di un conquistador, divenne così il Santo domenicano più amato del Perù. Vennero da lui per consiglio il vicerè e l'arcivescovo di Lima, trovandolo perlopiù circondato da poveri e da malati, sia uomini che animali. Quando arrivò la peste, curò da solo i 60 confratelli.
Per tutti è l'uomo dei miracoli: fondò in città un collegio per istruire i bambini poveri, il primo del Nuovo Mondo. Inoltre guarì animali e uomini, tra cui l'arcivescovo che avrebbe voluto condurlo con sè in Curia. Ma Martino morì nel suo convento il 3 novembre 1639, ricordato sul calendario lo stesso giorno.
La sua vita è ricchissima di episodi legati agli animali: cani, gatti e roditori.
Un giorno, attraversando il cortile del convento, scorse in un angolo presso la cantina un gattino che miagolava disperato a causa di una ferita alla testa. Egli lo invitò a seguirlo in infermeria e, dopo averlo lavato, medicato e cucita la ferita, gli preparò una sorta di cuffia a protezione del capo. Quindi gli disse di ripresentarsi la successiva mattina e le altre necessarie per le medicazioni. Cosa che avvenne!

11.  S. Clotilde di California

Un caso singolare è riscontrabile nell'iconografia di Clotilde.


Santa della Chiesa Celtica, una particolare Chiesa annoverata nella tradizione ortodossa fin dal 1866,  quando fu restaurata dal vescovo Ferrette, anche se la sua fondazione sarebbe stata opera di Giuseppe d'Arimatea nel 37 d.C. a Glastonbury in Gran BretagnaSi arricchì della testimonianza di S. Aristobulo, che evangelizzò le isole britanniche, e si propose come erede del monachesimo irlandese.
Nel 1977 il vescovo Mael, primate celtico fino al 2014, ha messo in atto profonde riforme, recuperando la storia, la spiritualità e le tradizioni ritualistiche originarie.
S. Clotilde, al secolo Helen Quast, nacque nel 1912 a Seattle nello Stato americano di Washington.
Dopo aver passato la gioventù in una congregazione di suore francescane, lasciò il convento per assistere la madre malata terminale.
A Davis, in California, conobbe la Chiesa Celtica e maturò il desiderio di diventare monaca francescana. Entrò in noviziato nel 1979 e e nel 1981 fece la professione nelle mani del vescovo Elia, rinnovandole l'anno dopo in quelle del vescovo Mael.
Malferma di salute, qualche anno dopo fu portata in una casa di riposo a Sacramento, dove morì il 25 ottobre 1993, ricordata nel calendario celtico lo stesso giorno.
Nell'icona di canonizzazione, avvenuta secondo il rito orientale il 10 agosto 2008, è raffigurata la Santa con un gatto.

12.  S. Francesco d'Assisi

Un esemplare Santo amante degli animali fu Francesco d'Assisi.


S. Francesco è il patrono d'Italia, animali compresi. Infatti il rispetto e l'armonia con il creato, di cui cantò le bellezze nel celebre Cantico delle creature, sono un dato costante della sua vita.
Nacque ad Assisi nel 1181, nel pieno  fermento dell'età comunale. 
Figlio di mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Di qui la partecipazione alla guerra contro Perugia ed il tentativo di avviarsi verso la Puglia per partecipare alla crociata. Il suo viaggio, tuttavia, fu interrotto da una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. 
Nel 1209, in seguito a nuova ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città, mentre si univano a lui i primi discepoli insieme ai quali si recò a Roma per avere dal Papa l'approvazione della sua scelta di vita.
Nacque così il 1° Ordine, con la Regola approvata da Innocenzo III nel 1210, andata perduta e ripresa in larga parte dalla Regola non bollata (1221), a sua volta ridotta in forma più concisa nella Regola bollata (1223), approvata da Onorio III il 29 settembre con la Solet Annuere.  
Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d'Italia ed ovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava frati, fratelli. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al 2° Ordine Francescano, e fondò un 3° Ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. 
Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1228, a 44 anni, ricordato nel calendario lo stesso giorno.

“Laudato sie, mì Signore cum tucte le Tue creature, specialmente messor lo frate Sole...".
Difficile non riconoscere in queste parole il Cantico delle Creature, intonato da Francesco, ormai cieco, piagato e sull’orlo del transito verso l’altra vita, per celebrare la natura, nella sua pienezza, espressione del suo amore per Gesù Cristo.
Francesco non è un vero e proprio “ecologista ante litteram”, come qualcuno vorrebbe, esagerando e forzando la storia del Santo. 
In lui l’amore per la natura, che è comunque una costante dopo la sua conversione, è sempre mediato dalla presenza del Ministero. 
“Questa bella d’erbe famiglia e d’animali” non è un assoluto superiore all’uomo o un orizzonte fine a se stesso, ma il riflesso di quell’armonia e quel rispetto che furono gli archetipi della sua intera vita.

Il rapporto della Chiesa cattolica (e musulmana) con la natura è sempre, fatte debite eccezioni, un rapporto di puro dominio e sfruttamento. Ogni religione dovrebbe ingentilire l’animo umano insegnando che la zoofilia è un aspetto dell’amore, mentre il contrario è un crimine contro il creato. 
La Chiesa ha scelto la strada opposta e lo dimostra la sua storia, dalle Sacre Scritture agli insegnamenti di Tommaso d’Aquino, nella sua visione antropocentrica, sprezzante nei confronti dell’amore dimostrato da Francesco per gli animali. 

L’acre odore dei barili di gatti vivi, arsi in piazza nel giorno dei Santi, è un orrore mai mondato. Ancora oggi si celebrano feste paesane devote a Madonne o Santi, dove animali vengono martirizzati con le crudeltà più spietate.

In Europa, ancora alla fine del XIX secolo, soltanto alcune nazioni nordiche di religione protestante avevano emanato leggi per la protezione degli animali. 
Scrive Renè Ansay nel 1971 sul periodico francese Revue Défense de l’Homme:
“La Chiesa cattolica non ama gli animali e non lo nasconde. Non ha mai voluto spendere una parola contro la vivisezione … continua a mantenere nelle plazas de toros le cappelle dove i torturatori vanno a confessarsi e a invocare la protezione della Vergine prima di iniziare i loro infami esercizi…” 


Negli ultimi decenni la Chiesa ha ripensato il ruolo degli animali nel creato.

“Gli animali sono la parte più piccola della Creazione divina, ma noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo” (Papa Paolo VI). 
“Uomo, vegetali, animali siamo tutti nella stessa barca; non si tocca l’uno senza che a lungo andare non si danneggi l’altro” (Papa Giovanni Paolo I). 
“E’ urgente seguire l’esempio del povero di Assisi e abbandonare sconsiderate forme di dominio, cattura e custodia verso tutte le creature” (Papa Giovanni II). 
Per quanto riguarda il pensiero odierno, vedasi il seguente approfondimento:

Papa Francesco: 'Laudato Sì' solo per alcune creature — L'Indro



Il 4 ottobre di ogni anno si festeggia, in tutta Italia, quel povero di Assisi che si spogliò di tutto, vita compresa, non disprezzando la morte (Laudato sì, mi Signore, per sora morte…) nel pieno rispetto e amore per uccelli, lupi e tutti gli altri suoi fratelli “minori”, cani e gatti compresi.



BIBLIOGRAFIA

AA.VV., Biblioteca Sanctorum, Roma, LEV 1990
Barbagallo Sandro, Gli animali nell'arte religiosa, Roma, LEV 2010
C.E.I., Martirologio Romano, Roma, LEV 2007
Frigerio Luca, Bestiario medievale, Roma, Ancora 2014
Jones D.M., Animali e pensiero cristiano, Bologna, EDB 2013
Maspero Francesco, Bestiario antico, Milano, PM 1997
Pisani Paolo, Santi, Beati e Venerabili nella provincia di Grosseto, Siena 1993
Rossetti Felice, Un'amicizia coi baffi. Storie di Santi e dei loro anima, Assisi, Porziuncola 2011
Grenci Damiano Marco, Archivio privato iconografico e agiografico, 1977-2015 






                                                                                                                                                  








     

























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