L'ANGOLO DEL GATTOFILO
Una fiaba di Natale per amici grandi e piccini
di DONATELLA MASCIA
Il ripetente
I muscoli sono contratti, pronti allo slancio, le orecchie
tese, per cogliere il segnale. Eccolo finalmente! Il trillo della campanella
fende l’aria. In un balzo salto fuori dal banco, trascinando con me lo zainetto
scendo a rotta di collo le scale, in mezzo alla folla dei compagni. Non lo
voglio incontrare quello!
-Piano
bambini…piano! -
grida la maestra.
Raggiungo il cortile. Lui è già lì ad aspettarmi. Mi fissa
con sguardo malevolo, un ghigno gli
increspa le labbra. Il berrettino di tela con la visiera all’incontrario lascia
sfuggire stoppose ciocche biondastre, il cavallo dei jeans strappati
gli sfiora le ginocchia. Ha lasciato cadere a terra la sacca, ma tiene stretto
tra le mani il manico di tela, con noncuranza.
-Quanta
fretta! Dove corri nanetto? - La voce non è da uomo, piuttosto da cornacchia.
Con tutta la grinta di cui sono capace rispondo:
-Non
sono affari tuoi, fammi passare! -
Mi si para davanti sbarrandomi la strada; tira fuori dal
giubbotto una sigaretta, se la infila tra le labbra sottili e l’accende.
-
Aspetta! Ti devo parlare! -
Parlare? a Me? Che vuole da me il ripetente?
-
Non posso. Ho da fare ora! -
-
Ah sì? Sei sicuro? -
Mi afferra un orecchio e me lo torce. Una pioggia di spilli mi trafigge la
tempia.
Con una parvenza di dignità gli rispondo:
-Dimmi,
che vuoi? -
Lui molla la presa.
-
Domani mi devi portare venti euro! Anzi no! Facciamo cinquanta! -
-
Ma io non li ho cinquanta euro! Dove me li prendo tutti quei soldi? -
Mi esce dalla gola un tono supplichevole. E’ fatta, mi dico;
ora sono perduto!
-
Perché non li chiedi a Babbo Natale? - dice lui sghignazzando, - Tu
ci credi vero a Babbo Natale? -
Improvvisamente sento una stilettata dritta al cuore. Che
significa “tu ci credi a Babbo Natale”? Certo che ci credo!
-
Per chi mi prendi? Per un neonato? Certo che non credo a Babbo Natale! -
rispondo con il tono più indignato di cui sono capace.
-
Appunto. Volevo ben dire! Allora domani qui! Ah…e non ti presentare senza il cinquantone!
-
Il ripetente si allontana, molleggiandosi sulle gambe
secche.
Io sono senza respiro. I miei polmoni si devono essere
improvvisamente seccati, l’aria non passa più. Morirò sull’ultimo gradino della
scuola, penso. Babbo Natale sarà offeso. L’ho rinnegato! Ho tradito l’amico di
tutti i bambini.
L’uomo in rosso
Mi dirigo verso casa come un automa. Mi sento come se avessi
trangugiato un macigno. Se davvero Babbo Natale non esistesse? Se il ripetente
avesse ragione? Ma no, ma no! Com’è possibile? I regali allora? La slitta, le
renne e tutto il resto? Un’invenzione? Cavolo pero!|
Nel cammino verso casa non bado
alle luci, agli alberi decorati, alle coccarde. Tutte cose che sempre mi hanno
dato allegria. Ora non vi presto attenzione. Adesso le cose sono cambiate, non
è mica più come prima! Metto i piedi l’uno davanti all’altro. Vedo le punte
delle scarpe muoversi davanti a me. Chi me lo assicura che quelli siano proprio
i miei piedi?
All’ingresso di un supermercato
lo vedo. E’ Lui! E’ Babbo Natale! Ah ecco, allora esiste! Lo dicevo io! Il
ripetente mi ha voluto ingannare, ma io non ci sono cascato. Riprendo il
percorso trotterellando e penso: diavolo di un ripetente!
Però il rosicchio resta, mi sento nella testa un ronzio di
api, il bisbiglio fastidioso del dubbio! Devo vederci chiaro, penso, devo
andare in fondo a questa vicenda, una volta per tutte. Giro sui tacchi e torno
verso il supermercato. Mi nascondo nel portone di fronte all’ingresso e osservo
l’uomo vestito di rosso, con la lunga barba bianca. Se ne sta seduto con una
campanella in mano; di tanto in tanto le dà una scrollata con aria fiacca.
E’ stanco, mi dico,
con tutto il da fare di questi giorni! Mi viene in mente mio padre; lui è
commercialista e in certi momenti dell’anno neanche gli puoi parlare. Mamma
dice: “Ha la scadenza! Lascialo stare!” Anche Babbo Natale ha la scadenza,
accidenti che scadenza!
Me ne resto nascosto nella penombra a guardare. Fa freddo.
Mi calo il berretto di lana sulle orecchie. Le mani le metto nelle tasche. Batto
i piedi sul gradino, prima l’uno poi l’altro. Così va meglio.
Intanto l’uomo in rosso (nel dubbio ho deciso di chiamarlo
così) inizia a distribuire foglietti a chi entra. Che cosa ci sarà scritto? Di
tanto in tanto qualche bambino timoroso gli si avvicina, lui gli allunga una
carezza. Pare che sorrida, ma con tutta quella barba…difficile vedergli le
labbra. E poi è lontano, dall’altra parte della strada.
Il pedinamento
Ad un tratto l’uomo in rosso si alza, si gira a recuperare
lo sgabello su cui stava seduto, lo ripiega e se lo mette sotto il
braccio. Infila in un tascone la
campanella e si avvia a piedi verso l’incrocio. Viene verso di me! Oddio! Mi
avrà visto mentre lo spiavo! E’ buio, non può avermi visto. Eh ma se fosse
magico? Istintivamente mi ritraggo. L’uomo in rosso attraversa la strada, mi
passa davanti e si allontana.
Se ne sta andando! Che faccio? E’ tardi, mamma sarà in pena.
Mi spiace mamma, ma c’è la giusta causa, devo togliermi ogni dubbio. Senza più
esitare mi metto alle sue calcagna. Cammina di buon passo sul marciapiede, con
passo agile. Sì, è vecchio penso, ha più di cento anni, cento? Mille
forse, eppure cammina spedito. Ecco una
dimostrazione che è proprio lui, lui con tutta la sua magia. Mi accorgo che si
sta facendo buio, lui davanti, io dietro alla debita distanza per non essere
visto, ci dirigiamo verso la periferia. Le luci si fanno meno abbaglianti, i
festoni più rari. Ad un tratto si ferma, e io con lui. Arriva in lontananza un
autobus, lui alza il braccio, vedo la manica rossa con il bordo bianco di
pelliccia. L’autobus rallenta e si ferma. Che faccio? Salgo? Non salgo? Salgo!
L’autobus riprende il suo tragitto. L’uomo in rosso si fa
largo tra la folla, io resto indietro e lo osservo di striscio. Non dovrebbe
avere la slitta? Certo, mi dico, ma non può mica andare in mezzo alla gente con
quella! Non c’è neppure la neve! La slitta la usa per le consegne, quando fa il
giro del mondo in una notte. Ma ora sta solo perlustrando, e quando si
perlustra…si perlustra.
A mano a mano che ci si allontana dal centro l’autobus si
svuota ed io lo posso osservare sempre meglio. Si è seduto in prima fila, a
fianco del conducente e guarda dritto davanti a sé, assorto nei suoi pensieri.
Dovrà decidere i regali, penso. Dovrà stabilire quali sono i bambini buoni e quali i cattivi; mica facile! O per
lo meno, con quelli come il ripetente è facile, quello è cattivo e basta. Ma ci
sono casi che…mica detto eh! Penso alla
frase che ripete sempre il nonno: “quello è un sepolcro imbiancato” . Che vuol dire?
Spiegazione: vuol dire che sembra in un modo ed è in un altro. Non ce l’ho
proprio chiaro, ma penso che faccia al caso mio.
Alla fermata scendono tutti, tutti quanti tranne lui, e io
naturalmente. Ora lo vedo proprio bene: ha uno strappo nella manica e la
pelliccia bianca non è proprio pelliccia, sembra piuttosto bambagia, quella
bambagia ingiallita che ho visto fare capolino da un vecchio cuscino della casa
di campagna.
L’uomo in rosso si gira e mi fissa per un attimo, sento le gambe tremare, poi infila la mano
sotto la giacca e tira fuori una bottiglietta, da cui beve avidamente. Ha sete,
ovvio! Si asciuga la barba con il dorso della mano e posa la bottiglietta sul
sedile. Ma è birra! Birra? Birra! Certo, mi dico, Babbo natale viene dal nord e
al nord si sa, bevono birra, mica vino. Allora è proprio lui!
L’autobus arriva su una grande piazza buia, compie il giro,
si ferma. Il conducente spegne il motore. I fari restano accesi, illuminano una
casa misera, con luci fioche alle finestre. L’uomo in rosso scende e sparisce inghiottito dal marciapiede buio.
L’autista si alza, sta per scendere quando si accorge di me.
-
Siamo al capolinea! Perché non vai a casa? - mi dice burbero.
-
Ecco… veramente la mia fermata era prima. Mi sono addormentato! -
Sorride. Mi schiaccia l’occhio in segno d’intesa. Avrà
capito?
-
Non ti allontanare, tra sette minuti si riparte. - poi salta giù dal bus con
una giravolta e si accende una sigaretta.
Dal finestrino appannato vedo
l’uomo in rosso dirigersi verso la bicocca. Scendo e lo seguo, tenendomi
lontano dal fascio di luce.
Avrà la slitta parcheggiata là dietro, penso. Certo la deve
tenere ben nascosta! Dopo pochi passi si
ferma, infila una mano nella tasca e tira fuori qualcosa, ma che cosa? Porta
l’oggetto alle labbra, un fischio acuto
lacera l’aria.
Il mio cuore si ferma. Certo, il fischio sarà per chiamare le renne! Guardo
verso l’alto, sicuro di vederle arrivare, con la slitta e tutto il resto, ma il
cielo resta buio.
In compenso, proprio sopra la mia testa si apre una finestra,
una donna si affaccia e sbraita nel
buio:
-
Ti sei di nuovo dimenticato le chiavi! Vecchio rimbambito! -
Un tintinnio
metallico e un rimbalzo, poi lo sbattere della finestra che si chiude.
Dal mio appostamento vedo l’uomo in rosso chinarsi,
raccogliere la cosa lanciata dalla donna,
avvicinarsi alla porta, aprirla e sparire all’interno.
Babbo natale … vecchio rimbambito! Vecchio …è vecchio ma…
Me ne resto immobile a fissare la porta appena sbattuta,
senza potermi raccapezzare, quando sento in lontananza il motore dell’autobus avviarsi; torno
indietro a rotta di collo e balzo su appena in tempo, prima che si rimette in marcia.
L’autista mi guarda e ammicca di nuovo:
-
Ragazzo! -
dice -
ragazzo mio, con i sogni non si scherza! -
Non so che rispondere, faccio finta di niente e mi vado a
sistemare in fondo al pullman.
Le renne? Ma quali
renne? Aveva ragione lui, il
ripetente! Babbo natale! Pfui! Babbo Natale non è altro che…un vecchio rimbambito, un vecchio
rimbambito che beve birra e dimentica le chiavi!
Il dubbio
Eccolo lì il ripetente, con la sua aria strafottente; speravo
di non incontrarlo più, ma figurarsi! Sta impalato sulla porta con i suoi jeans
tutti stracciati, pronto a sbarrarmi la strada. Io i cinquanta euro non li ho; che
gli dico adesso? Mi guardo attorno, alla ricerca di una via di scampo, ma non
ho scelta, allora gli vado incontro deciso:
- Non
te li posso dare i cinquanta euro - gli grido in faccia - e lo sai perché? -
Lui mi guarda, stupito; è chiaro che l’ho preso in
contropiede, quindi incalzo:
-
Lo vuoi sapere perché? Perché Babbo Natale non esiste! Quello seduto là fuori
non è Babbo Natale! Quello là fuori…- urlo - quello là fuori…è un vecchio rimbambito! -
Scappo via di corsa, sono turbato e il sangue mi pulsa sulle
tempie.
Appena girato
l’angolo mi fermo ansimando e mi apposto dietro il muretto; voglio vedere che
cosa fa il ripetente adesso.
Lui raccoglie lo zaino con rabbia e si dirige verso il
supermercato, ma quando arriva all’incrocio si blocca. Ora sta fissando
l’ingresso, anzi sta fissando lui, l’uomo in rosso, quello seduto sullo
sgabello, con il campanello in mano. Il
ripetente si imbosca nel portone di
fronte, lo stesso portone dove mi ero nascosto io il giorno prima. Solo un
giorno è passato, ma pare un’eternità. Quante cose sono successe in un giorno! Quante
cose sono cambiate! Quello seduto laggiù, l’uomo in rosso, fino a poche ore
prima il solo vederlo mi scatenava nel cuore ansia, paura, curiosità,
commozione, tutto assieme, da mozzare il fiato in gola. E adesso? Adesso lo
guardo e provo solo una gran pena; non è che un povero vecchio rimbambito,
null’altro!
Ma che fa? Si alza? Entra nel supermercato? Ah no, ecco, è tornato, s’infila qualcosa in
tasca, raccoglie lo sgabello e si avvia verso la fermata del bus. Il ripetente attraversa la strada e si mette
a seguirlo, io dietro. Perché lo segue? Che cosa può volere il ripetente da
lui? Percorriamo il breve tragitto uno dietro l’altro sul marciapiede
ghiacciato. L’uomo in rosso infila una mano nel tascone, tira fuori un
fazzoletto bianco e lo porta verso il grosso naso immerso nella bambagia.
Assieme al fazzoletto esce dalla tasca un foglio, che
sollevato dal vento si libra nell’aria, fa una giravolta e si posa al suolo.
Non vorrei sbagliare, ma… cavolo! E’ proprio un bigliettone da cinquanta euro!
La banconota si alza di nuovo e dopo avere compiuto qualche altra piroetta, va a sbattere proprio sulla faccia del
ripetente. No! Non ci posso credere! Il ripetente l’afferra, la guarda
incredulo, guarda l’uomo in rosso mentre sale sul bus, e
sorridendo s’infila i cinquanta
euro in tasca. Lo osservo mentre si allontana saltellando, nonostante il cavallo basso dei jeans non lo
favorisca nei movimenti.
E’ ora di tornare, penso, e mi avvio verso casa.
La vigilia
Ancora lui, il ripetente! Sta
appoggiato al muretto e guarda verso di me. Mentre gli vado incontro mi pare
che mi sorrida; devo avere proprio le traveggole! Sgrano gli occhi incredulo,
gli angoli delle sue labbra hanno perduto la piega dura della cattiveria e
girano in su: se non è un sorriso quello!
Mi fermo davanti a lui,
imbarazzato. Tiene stretto in una mano il manico di una valigetta di cartoncino
colorato di rosso, con i bordi dorati.
-
Senti nanetto - dice con tono quasi
amichevole -
sono venuto solo per dirti una cosa. -
Io sto sulle mie, chi si fida di quello?
-
Ah sì? Sentiamo! - controbatto con tono
scettico.
-
Guarda che ti sbagli! Non è come pensi e ora
io te lo dimostro!-
Così dicendo mi mostra la valigetta di cartone, la apre e me
la mette sotto il naso, con orgoglio. All’interno una quantità di pastelli,
pennelli, matite, gomme, ciascuno nel suo scomparto, in ordine perfetto.
Ammirato da una simile attrezzatura sollevo lo sguardo e mi
accorgo che i suoi occhi scintillano.
-
Tieni! Questo l’ho fatto per te! - e mi porge un cartoncino rigido, grande non più di un
quaderno.
Poi afferra la sua valigetta nuova, piena di matite colorate
e se ne va con aria tronfia.
Lo osservo mentre si allontana, quando improvvisamente si
gira e mi grida:
-
Buon Natale! -
Lo saluto con la mano e contemplo il foglio che mi ha appena
messo tra le mani. E’ un disegno, rappresenta Babbo Natale, ma, a ben vedere
non un Babbo Natale qualsiasi! Io lo riconosco! Sono sicuro, è proprio lui,
l’uomo in rosso!
Diavolo di un Babbo Natale!
Buon Natale 2017 da
Donatella Mascia