BUON NATALE 2017
"COMMOSSO DA GESU’" di Antonio Socci
(Da “Libero”, 17 dicembre 2017)
Non a caso è proprio colui che ha
“inventato” il presepio il sublime poeta
del Natale, il cantore
dell’Incarnazione di Dio.
Nel testo che raccoglie le antiche testimonianze di frate Leone
e degli altri suoi primi compagni (“nos qui cum eo fuimus”, noi che fummo con
lui) e che va sotto il titolo di “Compilatio
Assisiensis” (ne ha curato l’edizione Marino Bigaroni col
titolo “La Compilazione di Assisi”) si legge:
“Francesco aveva per
il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività
dell’anno, perché sebbene il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle
altre solennità, tuttavia è dal giorno in cui è nato per noi – diceva il beato
Francesco – che si operò di salvarci. Ecco perché voleva che a Natale ogni
cristiano esultasse nel Signore e che per amore di Lui, il quale ha dato a noi
tutto se stesso, fosse largo e munifico con slancio e con gioia non solo verso
i poveri ma anche verso gli animali e gli uccelli”.
L’annuncio del Natale – il Dono supremo che Dio fa agli uomini:
Se stesso – fonda in Francesco questa “teologia
del dono”, del donare a tutti (animali compresi) per celebrare la
nascita di Gesù.
SORELLE ALLODOLE
Chiara Mercuri – che ha
ricostruito la vita del santo su queste testimonianze (il suo libro è “Francesco
d’Assisi. La storia negata”) – commenta: “Il Natale deve essere allora il giorno della gioia e dell’abbondanza per tutti.
Solo se lo sarà per tutti, allora sarà Natale”.
E poi spiega come si dava compimento alla volontà di Francesco
(un uomo – va ricordato – che ogni anno si sottoponeva a “quaresime” terribili, digiunando per
settimane):
“Si mangeranno cibi
ricchi, rari, di solito assenti dalla mensa dei frati, come la carne, i
formaggi stagionati, il vino, l’olio, il lardo e la frutta fresca. Mendicanti,
contadini, medici, notai, nobili si uniranno alla mensa dei frati per
festeggiare con loro, e le donne faranno portare ai frati e ai poveri che gli
vivono accanto torte di mandorle e miele, mostaccioli, frittelle cosparse di
acqua di rosa, rotoli di pasta dolce ripieni di mele, di uva, di noci e
cannella, e biscotti all’anice e pan pepato”.
Insomma – conclude la Mercuri – “ognuno dovrà sforzarsi in
questo giorno di essere ‘il Natale’ di qualcun
altro, senza dimenticare nessuno, nessuna creatura vivente”.
Francesco arriva fino al punto di voler coinvolgere nella festa
e nell’abbondanza anche le sue amate allodole (che – diceva – cantano in cielo
la lode di Dio) e tutti gli animali.
“Noi che siamo
vissuti con Francesco” scrivevano i suoi primi frati “attestiamo
di averlo sentito dire più volte: ‘Se un giorno parlerò con l’imperatore, lo
supplicherò che per amore di Dio e per la mia implorazione, emani un editto
affinché nessun uomo catturi le sorelle allodole o faccia loro del male. E
inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei
villaggi, siano tenuti ogni anno, nel giorno della Natività del Signore, a
costringere gli uomini a gettare frumento e altri grani per le vie fuori dalle
città e dai borghi fortificati, affinché abbiano da mangiare, soprattutto le sorelle allodole e gli uccelli,
in un giorno tanto solenne. E per reverenza verso il Figlio di Dio, che in
quella notte la madre adagiò tra il bue e l’asino, ogni uomo, in quella notte, dia abbastanza da mangiare ai fratelli buoi e asini.
E allo stesso modo, nella Natività del Signore, tutti i poveri siano saziati in
abbondanza dai ricchi”.
LA POESIA DI FRATE
FRANCESCO
Come si vede il nostro modo di
vivere il Natale (presepio, regali, gesti di carità e
solidarietà e tavole imbandite) è quello voluto
da san Francesco. Il famoso “spirito del Natale” (al di là dei
personaggi di Charles Dickens) nasce da qui.
Il santo di Assisi ci ricorda che la
felicità sta nel donare, nel rendere felici gli altri, perché tutte le cose più importanti della nostra esistenza sono
stati doni gratuiti: anzitutto la vita stessa, poi il creato, il
cielo, la terra, il mare, quindi l’amore, ma soprattutto la salvezza.
Perché Dio stesso si è donato
gratuitamente a noi, si è fatto uomo, si è fatto uccidere, ha pagato
per noi, per riscattarci dal male, ed è risorto. Ed ha insegnato:
“gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
Il dono è la logica
di Dio. I giorni di Natale non sono un’anomalia, ma la vita come
dovrebbe essere sempre. Capito mister Scrooge?
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