giovedì 21 dicembre 2017

L'ANGOLO DEL GATTOFILO


Una fiaba di Natale per amici grandi e piccini

di DONATELLA MASCIA


Il ripetente

I muscoli sono contratti, pronti allo slancio, le orecchie tese, per cogliere il segnale. Eccolo finalmente! Il trillo della campanella fende l’aria. In un balzo salto fuori dal banco, trascinando con me lo zainetto scendo a rotta di collo le scale, in mezzo alla folla dei compagni. Non lo voglio incontrare quello!  
-Piano bambini…piano! - grida la maestra.
Raggiungo il cortile. Lui è già lì ad aspettarmi. Mi fissa con sguardo malevolo,  un ghigno gli increspa le labbra. Il berrettino di tela con la visiera all’incontrario lascia sfuggire stoppose ciocche biondastre, il cavallo dei  jeans  strappati gli sfiora le ginocchia. Ha lasciato cadere a terra la sacca, ma tiene stretto tra le mani il manico di tela, con noncuranza.
-Quanta fretta! Dove corri nanetto? - La voce non è da uomo, piuttosto da cornacchia.
Con tutta la grinta di cui sono capace rispondo:
-Non sono affari tuoi, fammi passare! -
Mi si para davanti sbarrandomi la strada; tira fuori dal giubbotto una sigaretta, se la infila tra le labbra sottili e l’accende.
- Aspetta! Ti devo parlare! -
Parlare? a Me? Che vuole da me il ripetente?
- Non posso. Ho da fare ora! -
- Ah sì? Sei sicuro? - Mi afferra un orecchio e me lo torce. Una pioggia di spilli mi trafigge la tempia.
Con una parvenza di dignità gli rispondo:
-Dimmi, che vuoi? -
Lui molla la presa.
- Domani mi devi portare venti euro! Anzi no! Facciamo cinquanta! -
- Ma io non li ho cinquanta euro! Dove me li prendo tutti quei soldi? -
Mi esce dalla gola un tono supplichevole. E’ fatta, mi dico; ora sono perduto!  
- Perché non li chiedi a Babbo Natale? - dice lui sghignazzando, - Tu ci credi vero a Babbo Natale? -
Improvvisamente sento una stilettata dritta al cuore. Che significa “tu ci credi a Babbo Natale”? Certo che ci credo!
- Per chi mi prendi? Per un neonato? Certo che non credo a Babbo Natale! - rispondo con il tono più indignato di cui sono capace.
- Appunto. Volevo ben dire! Allora domani qui! Ah…e non ti presentare senza il cinquantone! -
Il ripetente si allontana, molleggiandosi sulle gambe secche.
Io sono senza respiro. I miei polmoni si devono essere improvvisamente seccati, l’aria non passa più. Morirò sull’ultimo gradino della scuola, penso. Babbo Natale sarà offeso. L’ho rinnegato! Ho tradito l’amico di tutti i bambini.



L’uomo in rosso

Mi dirigo verso casa come un automa. Mi sento come se avessi trangugiato un macigno. Se davvero Babbo Natale non esistesse? Se il ripetente avesse ragione? Ma no, ma no! Com’è possibile? I regali allora? La slitta, le renne e tutto il resto? Un’invenzione? Cavolo pero!|
Nel cammino verso casa non bado alle luci, agli alberi decorati, alle coccarde. Tutte cose che sempre mi hanno dato allegria. Ora non vi presto attenzione. Adesso le cose sono cambiate, non è mica più come prima! Metto i piedi l’uno davanti all’altro. Vedo le punte delle scarpe muoversi davanti a me. Chi me lo assicura che quelli siano proprio i miei piedi?
All’ingresso di un supermercato lo vedo. E’ Lui! E’ Babbo Natale! Ah ecco, allora esiste! Lo dicevo io! Il ripetente mi ha voluto ingannare, ma io non ci sono cascato. Riprendo il percorso trotterellando e penso: diavolo di un ripetente!
Però il rosicchio resta, mi sento nella testa un ronzio di api, il bisbiglio fastidioso del dubbio! Devo vederci chiaro, penso, devo andare in fondo a questa vicenda, una volta per tutte. Giro sui tacchi e torno verso il supermercato. Mi nascondo nel portone di fronte all’ingresso e osservo l’uomo vestito di rosso, con la lunga barba bianca. Se ne sta seduto con una campanella in mano; di tanto in tanto le dà una scrollata con aria fiacca.
E’ stanco,  mi dico, con tutto il da fare di questi giorni! Mi viene in mente mio padre; lui è commercialista e in certi momenti dell’anno neanche gli puoi parlare. Mamma dice: “Ha la scadenza! Lascialo stare!” Anche Babbo Natale ha la scadenza, accidenti che scadenza!
Me ne resto nascosto nella penombra a guardare. Fa freddo. Mi calo il berretto di lana sulle orecchie. Le mani le metto nelle tasche. Batto i piedi sul gradino, prima l’uno poi l’altro. Così va meglio.
Intanto l’uomo in rosso (nel dubbio ho deciso di chiamarlo così) inizia a distribuire foglietti a chi entra. Che cosa ci sarà scritto? Di tanto in tanto qualche bambino timoroso gli si avvicina, lui gli allunga una carezza. Pare che sorrida, ma con tutta quella barba…difficile vedergli le labbra. E poi è lontano, dall’altra parte della strada.


Il pedinamento

Ad un tratto l’uomo in rosso si alza, si gira a recuperare lo sgabello su cui stava seduto, lo ripiega e se lo mette sotto il braccio.  Infila in un tascone la campanella e si avvia a piedi verso l’incrocio. Viene verso di me! Oddio! Mi avrà visto mentre lo spiavo! E’ buio, non può avermi visto. Eh ma se fosse magico? Istintivamente mi ritraggo. L’uomo in rosso attraversa la strada, mi passa davanti e si allontana.
Se ne sta andando! Che faccio? E’ tardi, mamma sarà in pena. Mi spiace mamma, ma c’è la giusta causa, devo togliermi ogni dubbio. Senza più esitare mi metto alle sue calcagna. Cammina di buon passo sul marciapiede, con passo agile. Sì, è vecchio penso, ha più di cento anni, cento? Mille forse,  eppure cammina spedito. Ecco una dimostrazione che è proprio lui, lui con tutta la sua magia. Mi accorgo che si sta facendo buio, lui davanti, io dietro alla debita distanza per non essere visto, ci dirigiamo verso la periferia. Le luci si fanno meno abbaglianti, i festoni più rari. Ad un tratto si ferma, e io con lui. Arriva in lontananza un autobus, lui alza il braccio, vedo la manica rossa con il bordo bianco di pelliccia. L’autobus rallenta e si ferma. Che faccio? Salgo? Non salgo? Salgo!
L’autobus riprende il suo tragitto. L’uomo in rosso si fa largo tra la folla, io resto indietro e lo osservo di striscio. Non dovrebbe avere la slitta? Certo, mi dico, ma non può mica andare in mezzo alla gente con quella! Non c’è neppure la neve! La slitta la usa per le consegne, quando fa il giro del mondo in una notte. Ma ora sta solo perlustrando, e quando si perlustra…si perlustra.
A mano a mano che ci si allontana dal centro l’autobus si svuota ed io lo posso osservare sempre meglio. Si è seduto in prima fila, a fianco del conducente e guarda dritto davanti a sé, assorto nei suoi pensieri. Dovrà decidere i regali, penso. Dovrà stabilire quali sono i bambini  buoni e quali i cattivi; mica facile! O per lo meno, con quelli come il ripetente è facile, quello è cattivo e basta. Ma ci sono casi  che…mica detto eh! Penso alla frase che ripete sempre il nonno: “quello è un sepolcro imbiancato” . Che vuol dire? Spiegazione: vuol dire che sembra in un modo ed è in un altro. Non ce l’ho proprio chiaro, ma penso che faccia al caso mio.
Alla fermata scendono tutti, tutti quanti tranne lui, e io naturalmente. Ora lo vedo proprio bene: ha uno strappo nella manica e la pelliccia bianca non è proprio pelliccia, sembra piuttosto bambagia, quella bambagia ingiallita che ho visto fare capolino da un vecchio cuscino della casa di campagna.
L’uomo in rosso si gira e mi fissa per un attimo,  sento le gambe tremare, poi infila la mano sotto la giacca e tira fuori una bottiglietta, da cui beve avidamente. Ha sete, ovvio! Si asciuga la barba con il dorso della mano e posa la bottiglietta sul sedile. Ma è birra! Birra? Birra! Certo, mi dico, Babbo natale viene dal nord e al nord si sa, bevono birra, mica vino. Allora è proprio lui!
L’autobus arriva su una grande piazza buia, compie il giro, si ferma. Il conducente spegne il motore. I fari restano accesi, illuminano una casa misera, con luci fioche alle finestre. L’uomo in rosso scende  e sparisce inghiottito dal marciapiede buio.
L’autista si alza, sta per scendere quando si accorge di me.
- Siamo al capolinea! Perché non vai a casa? - mi dice burbero.
- Ecco… veramente la mia fermata era prima. Mi sono addormentato! -
Sorride. Mi schiaccia l’occhio in segno d’intesa. Avrà capito?
- Non ti allontanare, tra sette minuti si riparte. - poi salta giù dal bus con una giravolta e si accende una sigaretta.
Dal finestrino appannato vedo l’uomo in rosso dirigersi verso la bicocca. Scendo e lo seguo, tenendomi lontano dal fascio di luce.
Avrà la slitta parcheggiata là dietro, penso. Certo la deve tenere ben nascosta!  Dopo pochi passi si ferma, infila una mano nella tasca e tira fuori qualcosa, ma che cosa? Porta l’oggetto  alle labbra, un fischio acuto lacera l’aria.
Il mio cuore si ferma. Certo,  il fischio sarà per chiamare le renne! Guardo verso l’alto, sicuro di vederle arrivare, con la slitta e tutto il resto, ma il cielo resta buio.
In compenso, proprio sopra la mia testa si apre una finestra, una donna  si affaccia e sbraita nel buio:
- Ti sei di nuovo dimenticato le chiavi! Vecchio rimbambito! -
Un  tintinnio metallico e un rimbalzo, poi lo sbattere della finestra che si chiude.
Dal mio appostamento vedo l’uomo in rosso chinarsi, raccogliere la cosa lanciata dalla donna,  avvicinarsi alla porta, aprirla e sparire all’interno.
Babbo natale … vecchio rimbambito! Vecchio …è vecchio ma…
Me ne resto immobile a fissare la porta appena sbattuta, senza potermi raccapezzare, quando sento in lontananza  il motore dell’autobus avviarsi; torno indietro a rotta di collo e balzo su appena in tempo, prima  che si rimette in marcia.
L’autista mi guarda e ammicca di nuovo:
 - Ragazzo! - dice - ragazzo mio, con i sogni non si scherza! -
Non so che rispondere, faccio finta di niente e mi vado a sistemare in fondo al pullman.
Le renne? Ma quali  renne? Aveva ragione lui,  il ripetente!  Babbo natale! Pfui!  Babbo Natale non è  altro che…un vecchio rimbambito, un vecchio rimbambito che beve birra e dimentica le chiavi!


Il dubbio

Eccolo lì il ripetente, con la sua aria strafottente; speravo di non incontrarlo più, ma figurarsi! Sta impalato sulla porta con i suoi jeans tutti stracciati, pronto a sbarrarmi la strada. Io i cinquanta euro non li ho; che gli dico adesso? Mi guardo attorno, alla ricerca di una via di scampo, ma non ho scelta, allora gli vado incontro deciso:
 - Non te li posso dare i cinquanta euro - gli grido in faccia - e lo sai perché? -
Lui mi guarda, stupito; è chiaro che l’ho preso in contropiede, quindi incalzo:
- Lo vuoi sapere perché? Perché Babbo Natale non esiste! Quello seduto là fuori non è Babbo Natale! Quello là fuori…- urlo - quello là fuori…è un vecchio rimbambito! -
Scappo via di corsa, sono turbato e il sangue mi pulsa sulle tempie.
Appena  girato l’angolo mi fermo ansimando e mi apposto dietro il muretto; voglio vedere che cosa fa il ripetente adesso.
Lui raccoglie lo zaino con rabbia e si dirige verso il supermercato, ma quando arriva all’incrocio si blocca. Ora sta fissando l’ingresso, anzi sta fissando lui, l’uomo in rosso, quello seduto sullo sgabello, con il campanello in mano.  Il ripetente si imbosca  nel portone di fronte, lo stesso portone dove mi ero nascosto io il giorno prima. Solo un giorno è passato, ma pare un’eternità. Quante cose sono successe in un giorno! Quante cose sono cambiate! Quello seduto laggiù, l’uomo in rosso, fino a poche ore prima il solo vederlo mi scatenava nel cuore ansia, paura, curiosità, commozione, tutto assieme, da mozzare il fiato in gola. E adesso? Adesso lo guardo e provo solo una gran pena; non è che un povero vecchio rimbambito, null’altro!
Ma che fa? Si alza? Entra nel supermercato?  Ah no, ecco, è tornato, s’infila qualcosa in tasca, raccoglie lo sgabello e si avvia verso la fermata del bus.  Il ripetente attraversa la strada e si mette a seguirlo, io dietro. Perché lo segue? Che cosa può volere il ripetente da lui? Percorriamo il breve tragitto uno dietro l’altro sul marciapiede ghiacciato. L’uomo in rosso infila una mano nel tascone, tira fuori un fazzoletto bianco e lo porta verso il grosso naso immerso nella bambagia.
Assieme al fazzoletto esce dalla tasca un foglio, che sollevato dal vento si libra nell’aria, fa una giravolta e si posa al suolo. Non vorrei sbagliare, ma… cavolo! E’ proprio un bigliettone da cinquanta euro! La banconota si alza di nuovo e dopo avere compiuto qualche altra piroetta,  va a sbattere proprio sulla faccia del ripetente. No! Non ci posso credere! Il ripetente l’afferra, la guarda incredulo, guarda l’uomo in rosso mentre sale sul bus,  e  sorridendo s’infila  i cinquanta euro in tasca. Lo osservo mentre si allontana saltellando,  nonostante il cavallo basso dei jeans non lo favorisca nei movimenti.
E’ ora di tornare, penso, e mi avvio verso casa.



La vigilia

Ancora lui, il ripetente! Sta appoggiato al muretto e guarda verso di me. Mentre gli vado incontro mi pare che mi sorrida; devo avere proprio le traveggole! Sgrano gli occhi incredulo, gli angoli delle sue labbra hanno perduto la piega dura della cattiveria e girano in su: se non è un sorriso quello!
Mi fermo davanti a lui, imbarazzato. Tiene stretto in una mano il manico di una valigetta di cartoncino colorato di rosso, con i bordi dorati. 
- Senti nanetto  - dice con tono quasi amichevole - sono venuto solo per dirti una cosa. -
Io sto sulle mie, chi si  fida di quello?
- Ah sì?  Sentiamo! - controbatto con tono scettico.
- Guarda che ti sbagli! Non è come pensi e ora  io te lo dimostro!-
Così dicendo mi mostra la valigetta di cartone, la apre e me la mette sotto il naso, con orgoglio. All’interno una quantità di pastelli, pennelli, matite, gomme, ciascuno nel suo scomparto, in ordine perfetto.
Ammirato da una simile attrezzatura sollevo lo sguardo e mi accorgo che i suoi occhi scintillano.
- Tieni! Questo l’ho fatto per te! - e mi porge un cartoncino rigido, grande non più di un quaderno.
Poi afferra la sua valigetta nuova, piena di matite colorate e se ne va  con aria tronfia.
Lo osservo mentre si allontana, quando improvvisamente si gira e mi grida:
- Buon Natale! -
Lo saluto con la mano e contemplo il foglio che mi ha appena messo tra le mani. E’ un disegno, rappresenta Babbo Natale, ma, a ben vedere non un Babbo Natale qualsiasi! Io lo riconosco! Sono sicuro, è proprio lui, l’uomo in rosso!
Diavolo di un Babbo Natale!



Buon Natale 2017 da Donatella Mascia






1 commento:

  1. La nostra amica Donatella ci regala un nuovo sorprendente racconto... che a mia volta regalo a tutti Voi per queste Festività.
    Vi è narrato l'infantile mito di Babbo Natale, rivisitato con gli inventivi occhi di quell'età magica e irripetibile.
    Nello stringente intreccio emergono tranches di vita e sogni...quei sogni che fantasticamente si realizzano solo allora e non sempre come si vorrebbe.
    Vi auguro una buona lettura... ed unisco ai Suoi gli Auguri di Buone Feste... miei e di noi Amici di Romeo.

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