sabato 30 dicembre 2017

 Giacomo Leopardi    LE OPERETTE MORALI






23 - DIALOGO di un  VENDITORE d’ALMANACCHI
e di un PASSEGGERE


Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Sì signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

BUON NATALE 2017

"COMMOSSO DA GESU’"  di Antonio Socci
(Da “Libero”, 17 dicembre 2017)


Non a caso è proprio colui che ha “inventato” il presepio il sublime poeta del Natale, il cantore dell’Incarnazione di Dio.

Nel testo che raccoglie le antiche testimonianze di frate Leone e degli altri suoi primi compagni (“nos qui cum eo fuimus”, noi che fummo con lui) e che va sotto il titolo di “Compilatio Assisiensis” (ne ha curato l’edizione Marino Bigaroni col titolo “La Compilazione di Assisi”) si legge:
“Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell’anno, perché sebbene il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, tuttavia è dal giorno in cui è nato per noi – diceva il beato Francesco – che si operò di salvarci. Ecco perché voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e che per amore di Lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse largo e munifico con slancio e con gioia non solo verso i poveri ma anche verso gli animali e gli uccelli”.
L’annuncio del Natale – il Dono supremo che Dio fa agli uomini: Se stesso – fonda in Francesco questa “teologia del dono”, del donare a tutti (animali compresi) per celebrare la nascita di Gesù.
SORELLE ALLODOLE
Chiara Mercuri – che ha ricostruito la vita del santo su queste testimonianze (il suo libro è “Francesco d’Assisi. La storia negata”) – commenta: “Il Natale deve essere allora il giorno della gioia e dell’abbondanza per tutti. Solo se lo sarà per tutti, allora sarà Natale”.
E poi spiega come si dava compimento alla volontà di Francesco (un uomo – va ricordato – che ogni anno si sottoponeva a “quaresime” terribili, digiunando per settimane):
“Si mangeranno cibi ricchi, rari, di solito assenti dalla mensa dei frati, come la carne, i formaggi stagionati, il vino, l’olio, il lardo e la frutta fresca. Mendicanti, contadini, medici, notai, nobili si uniranno alla mensa dei frati per festeggiare con loro, e le donne faranno portare ai frati e ai poveri che gli vivono accanto torte di mandorle e miele, mostaccioli, frittelle cosparse di acqua di rosa, rotoli di pasta dolce ripieni di mele, di uva, di noci e cannella, e biscotti all’anice e pan pepato”.
Insomma – conclude la Mercuri – “ognuno dovrà sforzarsi in questo giorno di essere ‘il Natale’ di qualcun altro, senza dimenticare nessuno, nessuna creatura vivente”.
Francesco arriva fino al punto di voler coinvolgere nella festa e nell’abbondanza anche le sue amate allodole (che – diceva – cantano in cielo la lode di Dio) e tutti gli animali.
“Noi che siamo vissuti con Francesco” scrivevano i suoi primi frati “attestiamo di averlo sentito dire più volte: ‘Se un giorno parlerò con l’imperatore, lo supplicherò che per amore di Dio e per la mia implorazione, emani un editto affinché nessun uomo catturi le sorelle allodole o faccia loro del male. E inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei villaggi, siano tenuti ogni anno, nel giorno della Natività del Signore, a costringere gli uomini a gettare frumento e altri grani per le vie fuori dalle città e dai borghi fortificati, affinché abbiano da mangiare, soprattutto le sorelle allodole e gli uccelli, in un giorno tanto solenne. E per reverenza verso il Figlio di Dio, che in quella notte la madre adagiò tra il bue e l’asino, ogni uomo, in quella notte, dia abbastanza da mangiare ai fratelli buoi e asini. E allo stesso modo, nella Natività del Signore, tutti i poveri siano saziati in abbondanza dai ricchi”.
LA POESIA DI FRATE FRANCESCO
Come si vede il nostro modo di vivere il Natale (presepio, regali, gesti di carità e solidarietà e tavole imbandite) è quello voluto da san Francesco. Il famoso “spirito del Natale” (al di là dei personaggi di Charles Dickens) nasce da qui.
Il santo di Assisi ci ricorda che la felicità sta nel donare, nel rendere felici gli altri, perché tutte le cose più importanti della nostra esistenza sono stati doni gratuiti: anzitutto la vita stessa, poi il creato, il cielo, la terra, il mare, quindi l’amore, ma soprattutto la salvezza.
Perché Dio stesso si è donato gratuitamente a noi, si è fatto uomo, si è fatto uccidere, ha pagato per noi, per riscattarci dal male, ed è risorto. Ed ha insegnato: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
Il dono è la logica di Dio. I giorni di Natale non sono un’anomalia, ma la vita come dovrebbe essere sempre. Capito mister Scrooge?
.




Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale



La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale è stata sottoscritta il 15 ottobre 1978 presso la sede dell'UNESCO a Parigi.

Preambolo
  • Considerato che ogni animale ha dei diritti;
  • Considerato che il riconoscimento ed il disprezzo di questi diritti hanno portato e continuano a portare l'uomo a commettere dei crimini contro la natura e contro gli animali;
  • Considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto all'esistenza delle altre specie animali costituisce il fondamento della coesistenza della specie nel mondo;
  • Considerato che genocidi sono perpetrati dall'uomo e altri ancora se ne minacciano;
  • Considerato che il rispetto degli animali da parte dell'uomo è legato al rispetto degli uomini tra loro;
  • Considerato che l'educazione deve insegnare sin dall'infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare gli animali.

Articolo 1

Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza.

Articolo 2

a) Ogni animale ha diritto al rispetto.
b) L'uomo, in quanto specie animale, non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli violando questo diritto. Egli ha il dovere di mettere le sue conoscenze al servizio degli animali.
c) Ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure e alla protezione dell'uomo.

Articolo 3

a) Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli.
b) Se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, né angoscia.

Articolo 4

a) Ogni animale che appartiene ad una specie selvaggia ha il diritto a vivere libero nel suo ambiente naturale terrestre, aereo o acquatico e ha il diritto di riprodursi.
b) Ogni privazione di libertà, anche se a fini educativi, è contraria a questo diritto.

Articolo 5

a) Ogni animale appartenente ad una specie che vive abitualmente nell'ambiente dell'uomo ha il diritto di vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle condizioni di vita e di libertà che sono proprie della sua specie.
b) Ogni modifica di questo ritmo e di queste condizioni imposta dall'uomo a fini mercantili è contraria a questo diritto.

Articolo 6

a) Ogni animale che l'uomo ha scelto per compagno ha diritto ad una durata della vita conforme alla sua naturale longevità.
b) L'abbandono di un animale è un atto crudele e degradante.

Articolo 7

Ogni animale che lavora ha diritto a ragionevoli limitazioni di durata e intensità di lavoro, ad un'alimentazione adeguata e al riposo.

Articolo 8

a) La sperimentazione animale che implica una sofferenza fisica o psichica è incompatibile con i diritti dell'animale sia che si tratti di una sperimentazione medica, scientifica, commerciale.

Articolo 9

Nel caso che l'animale sia allevato per l'alimentazione, deve essere nutrito, alloggiato, trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà e dolore.

Articolo 10

a) Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell'uomo.
b) Le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell'animale.

Articolo 11

Ogni atto che comporti l'uccisione di un animale senza necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita.

Articolo 12

a) Ogni atto che comporti l'uccisione di un numero di animali selvaggi è un genocidio, cioè un delitto contro la specie.
b) L'inquinamento e la distruzione dell'ambiente naturale portano al genocidio.

Articolo 13

a) L'animale morto deve essere trattato con rispetto.
b) Le scene di violenza di cui animali sono vittime devono essere proibite al cinema e alla televisione, a meno che non abbiano come fine di mostrare un attentato ai diritti dell'animale.

Articolo 14

a) Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli animali devono essere rappresentate a livello governativo.
b) I diritti dell'animale devono essere difesi dalla legge come i diritti dell'uomo.



Osservazioni

La convivenza con gli animali ha origini antichissime. Venerati come divinità dalle civiltà più antiche o addomesticati per esigenze pratiche, gli animali sono da sempre al fianco del genere umano.
Nel corso dei secoli, attraverso una graduale presa di coscienza, l’uomo ha saputo riconoscere negli animali non solo una fonte di nutrimento e di servizi, ma anche preziosi e inseparabili compagni della propria esistenza a cui garantire adeguate condizioni di vita e di tutela. 
Con l’era moderna l’importanza degli animali è stata accolta anche dal Diritto. Già nel 1641 la Corte Generale del Massachussettes sanciva, con la prima norma (parziale) per la protezione degli animali, che: "nessun uomo può esercitare alcuna tirannia o crudeltà verso gli animali tenuti dall'uomo per il proprio utilizzo".
Nel XX secolo il problema della tutela della vita animale all’interno della società è arrivato a sollevare un ampio dibattito che, in tutto il mondo, ha coinvolto scienziati, umanisti, giuristi, sociologi e politici. Si è giunti in questo modo alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale, proclamata il 15 ottobre 1978 nella sede dell'Unesco a Parigi, primo provvedimento internazionale che educa al rispetto di ogni forma di vita. Anche se il Documento non ha alcun valore sul piano giuridico-legislativo, rappresenta una dichiarazione di intenti e un’assunzione di responsabilità ineludibile da parte dell’uomo nei confronti degli animali.
Da allora, nel mondo occidentale, si sono moltiplicate le disposizioni normative per il benessere degli animali. Gli anni ’70 hanno visto in particolare l’Europa avviare un percorso culturale e legislativo in questa direzione.
Il benessere in relazione agli animali può essere definito come “lo stato di completa sanità fisica e mentale che consente all’animale di vivere in armonia con il suo ambiente” (definizione OMS/Hughes 1976). Per garantire questo è necessario che vengano assicurati almeno i bisogni essenziali, individuati nelle cinque libertà contenute nel Brambell Report del 1965.
  1. Libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione, mediante il facile accesso all'acqua fresca e a una dieta in grado di favorire lo stato di salute;
  2. Libertà di avere un ambiente fisico adeguato, comprendente ricoveri e una zona di riposo confortevole;
  3. Libertà da malattie, ferite e traumi, attraverso la prevenzione o la rapida diagnosi e la pronta terapia;
  4. Libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche, fornendo spazio sufficiente, locali appropriati e la compagnia di altri soggetti della stessa specie;
  5. Libertà dal timore, assicurando condizioni che evitino sofferenza mentale.
Anche il Consiglio d’Europa ha rivolto la sua attenzione alla protezione degli animali siglando numerose Convenzioni per la loro tutela (animali da compagnia, trasporto, allevamento, macellazione, sperimentazione ecc.)
Il 13 dicembre 2007, con il Trattato di Lisbona, l’Unione Europea ha, inoltre, riconosciuto la natura degli animali quali esseri senzienti. All’articolo 13 si legge: Nella formulazione e nell’attuazione delle politiche dell'Unione nei settori dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale
Il Trattato impegna gli Stati Membri a garantire agli animali una condizione di benessere che va oltre le loro esigenze fisiologiche ed etologiche, comprendendo anche una dimensione morale, in quanto gli animali sono dotati di sensibilità e come l’uomo possono provare sofferenza e dolore.
Su questi principi si basa anche la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, firmata a Strasburgo il 13 novembre 1987, ratificata dall’Italia con la Legge 201 del 2010.
Proprio nel nostro Paese abbiamo assistito all’emanazione di norme volte alla tutela degli animali d’affezione (non armonizzate a livello comunitario se non per alcuni aspetti commerciali, come nel caso del regolamento di divieto di commercializzazione di pellicce di cani e di gatti), basate sulla diversa concezione della relazione uomo - animali d’affezione e su un approccio più etico, senza ovviamente tralasciare gli aspetti legati alla prevenzione delle zoonosi e i rischi per l’incolumità pubblica.
Un cambiamento radicale è stato segnato dalla Legge quadro in materia di tutela degli animali d’affezione e lotta al randagismo del 14 agosto 1991, n. 281 che ha sancito un principio fondamentale: “Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali d’affezione, condanna gli atti di crudeltà contro gli stessi, i maltrattamenti e il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente”.
L’Italia è stato il primo Paese al mondo ad affermare tale principio riconoscendo ai cani e gatti randagi il diritto alla vita e alla tutela. La grande innovazione, infatti, consiste nel divieto di soppressione di cani e gatti randagi, fatta eccezione per i soggetti gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità. Sono stati, inoltre, individuati i compiti e le responsabilità delle diverse Istituzioni coinvolte nella gestione del randagismo.
Un passo in avanti ulteriore è stato fatto con l’Accordo del 6 febbraio 2003, siglato in sede di Conferenza Stato Regioni, tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e recepito con DPCM 28 febbraio 2003. Sulla base della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, l’accordo definisce alcuni principi fondamentali per una maggiore e più corretta relazione tra l’uomo e gli animali da compagnia. Si parla di possesso consapevole, di come evitare che siano utilizzati in modo riprovevole e di favorire lo sviluppo di una cultura di rispetto anche nell’ambito delle realtà terapeutiche innovative come la pet-therapy.

In base all’Accordo chiunque conviva con un animale d’affezione o abbia accettato di occuparsene, è responsabile della sua salute e del suo benessere, deve provvedere alla sua sistemazione e a fornirgli adeguate cure e attenzioni, tenendo conto dei suoi bisogni fisiologici ed etologici, secondo l'età, il sesso, la specie e la razza.
In particolare deve:
  1. rifornirlo di cibo e di acqua in quantità sufficiente e con tempistica adeguata;
  2. assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato livello di benessere fisico ed etologico;
  3. consentirgli un'adeguata possibilità di esercizio fisico;
  4. prendere ogni possibile precauzione per impedirne la fuga;
  5. garantire la tutela di terzi da aggressioni;
  6. assicurare la regolare pulizia degli spazi di dimora.




giovedì 21 dicembre 2017

L'ANGOLO DEL GATTOFILO


Una fiaba di Natale per amici grandi e piccini

di DONATELLA MASCIA


Il ripetente

I muscoli sono contratti, pronti allo slancio, le orecchie tese, per cogliere il segnale. Eccolo finalmente! Il trillo della campanella fende l’aria. In un balzo salto fuori dal banco, trascinando con me lo zainetto scendo a rotta di collo le scale, in mezzo alla folla dei compagni. Non lo voglio incontrare quello!  
-Piano bambini…piano! - grida la maestra.
Raggiungo il cortile. Lui è già lì ad aspettarmi. Mi fissa con sguardo malevolo,  un ghigno gli increspa le labbra. Il berrettino di tela con la visiera all’incontrario lascia sfuggire stoppose ciocche biondastre, il cavallo dei  jeans  strappati gli sfiora le ginocchia. Ha lasciato cadere a terra la sacca, ma tiene stretto tra le mani il manico di tela, con noncuranza.
-Quanta fretta! Dove corri nanetto? - La voce non è da uomo, piuttosto da cornacchia.
Con tutta la grinta di cui sono capace rispondo:
-Non sono affari tuoi, fammi passare! -
Mi si para davanti sbarrandomi la strada; tira fuori dal giubbotto una sigaretta, se la infila tra le labbra sottili e l’accende.
- Aspetta! Ti devo parlare! -
Parlare? a Me? Che vuole da me il ripetente?
- Non posso. Ho da fare ora! -
- Ah sì? Sei sicuro? - Mi afferra un orecchio e me lo torce. Una pioggia di spilli mi trafigge la tempia.
Con una parvenza di dignità gli rispondo:
-Dimmi, che vuoi? -
Lui molla la presa.
- Domani mi devi portare venti euro! Anzi no! Facciamo cinquanta! -
- Ma io non li ho cinquanta euro! Dove me li prendo tutti quei soldi? -
Mi esce dalla gola un tono supplichevole. E’ fatta, mi dico; ora sono perduto!  
- Perché non li chiedi a Babbo Natale? - dice lui sghignazzando, - Tu ci credi vero a Babbo Natale? -
Improvvisamente sento una stilettata dritta al cuore. Che significa “tu ci credi a Babbo Natale”? Certo che ci credo!
- Per chi mi prendi? Per un neonato? Certo che non credo a Babbo Natale! - rispondo con il tono più indignato di cui sono capace.
- Appunto. Volevo ben dire! Allora domani qui! Ah…e non ti presentare senza il cinquantone! -
Il ripetente si allontana, molleggiandosi sulle gambe secche.
Io sono senza respiro. I miei polmoni si devono essere improvvisamente seccati, l’aria non passa più. Morirò sull’ultimo gradino della scuola, penso. Babbo Natale sarà offeso. L’ho rinnegato! Ho tradito l’amico di tutti i bambini.



L’uomo in rosso

Mi dirigo verso casa come un automa. Mi sento come se avessi trangugiato un macigno. Se davvero Babbo Natale non esistesse? Se il ripetente avesse ragione? Ma no, ma no! Com’è possibile? I regali allora? La slitta, le renne e tutto il resto? Un’invenzione? Cavolo pero!|
Nel cammino verso casa non bado alle luci, agli alberi decorati, alle coccarde. Tutte cose che sempre mi hanno dato allegria. Ora non vi presto attenzione. Adesso le cose sono cambiate, non è mica più come prima! Metto i piedi l’uno davanti all’altro. Vedo le punte delle scarpe muoversi davanti a me. Chi me lo assicura che quelli siano proprio i miei piedi?
All’ingresso di un supermercato lo vedo. E’ Lui! E’ Babbo Natale! Ah ecco, allora esiste! Lo dicevo io! Il ripetente mi ha voluto ingannare, ma io non ci sono cascato. Riprendo il percorso trotterellando e penso: diavolo di un ripetente!
Però il rosicchio resta, mi sento nella testa un ronzio di api, il bisbiglio fastidioso del dubbio! Devo vederci chiaro, penso, devo andare in fondo a questa vicenda, una volta per tutte. Giro sui tacchi e torno verso il supermercato. Mi nascondo nel portone di fronte all’ingresso e osservo l’uomo vestito di rosso, con la lunga barba bianca. Se ne sta seduto con una campanella in mano; di tanto in tanto le dà una scrollata con aria fiacca.
E’ stanco,  mi dico, con tutto il da fare di questi giorni! Mi viene in mente mio padre; lui è commercialista e in certi momenti dell’anno neanche gli puoi parlare. Mamma dice: “Ha la scadenza! Lascialo stare!” Anche Babbo Natale ha la scadenza, accidenti che scadenza!
Me ne resto nascosto nella penombra a guardare. Fa freddo. Mi calo il berretto di lana sulle orecchie. Le mani le metto nelle tasche. Batto i piedi sul gradino, prima l’uno poi l’altro. Così va meglio.
Intanto l’uomo in rosso (nel dubbio ho deciso di chiamarlo così) inizia a distribuire foglietti a chi entra. Che cosa ci sarà scritto? Di tanto in tanto qualche bambino timoroso gli si avvicina, lui gli allunga una carezza. Pare che sorrida, ma con tutta quella barba…difficile vedergli le labbra. E poi è lontano, dall’altra parte della strada.


Il pedinamento

Ad un tratto l’uomo in rosso si alza, si gira a recuperare lo sgabello su cui stava seduto, lo ripiega e se lo mette sotto il braccio.  Infila in un tascone la campanella e si avvia a piedi verso l’incrocio. Viene verso di me! Oddio! Mi avrà visto mentre lo spiavo! E’ buio, non può avermi visto. Eh ma se fosse magico? Istintivamente mi ritraggo. L’uomo in rosso attraversa la strada, mi passa davanti e si allontana.
Se ne sta andando! Che faccio? E’ tardi, mamma sarà in pena. Mi spiace mamma, ma c’è la giusta causa, devo togliermi ogni dubbio. Senza più esitare mi metto alle sue calcagna. Cammina di buon passo sul marciapiede, con passo agile. Sì, è vecchio penso, ha più di cento anni, cento? Mille forse,  eppure cammina spedito. Ecco una dimostrazione che è proprio lui, lui con tutta la sua magia. Mi accorgo che si sta facendo buio, lui davanti, io dietro alla debita distanza per non essere visto, ci dirigiamo verso la periferia. Le luci si fanno meno abbaglianti, i festoni più rari. Ad un tratto si ferma, e io con lui. Arriva in lontananza un autobus, lui alza il braccio, vedo la manica rossa con il bordo bianco di pelliccia. L’autobus rallenta e si ferma. Che faccio? Salgo? Non salgo? Salgo!
L’autobus riprende il suo tragitto. L’uomo in rosso si fa largo tra la folla, io resto indietro e lo osservo di striscio. Non dovrebbe avere la slitta? Certo, mi dico, ma non può mica andare in mezzo alla gente con quella! Non c’è neppure la neve! La slitta la usa per le consegne, quando fa il giro del mondo in una notte. Ma ora sta solo perlustrando, e quando si perlustra…si perlustra.
A mano a mano che ci si allontana dal centro l’autobus si svuota ed io lo posso osservare sempre meglio. Si è seduto in prima fila, a fianco del conducente e guarda dritto davanti a sé, assorto nei suoi pensieri. Dovrà decidere i regali, penso. Dovrà stabilire quali sono i bambini  buoni e quali i cattivi; mica facile! O per lo meno, con quelli come il ripetente è facile, quello è cattivo e basta. Ma ci sono casi  che…mica detto eh! Penso alla frase che ripete sempre il nonno: “quello è un sepolcro imbiancato” . Che vuol dire? Spiegazione: vuol dire che sembra in un modo ed è in un altro. Non ce l’ho proprio chiaro, ma penso che faccia al caso mio.
Alla fermata scendono tutti, tutti quanti tranne lui, e io naturalmente. Ora lo vedo proprio bene: ha uno strappo nella manica e la pelliccia bianca non è proprio pelliccia, sembra piuttosto bambagia, quella bambagia ingiallita che ho visto fare capolino da un vecchio cuscino della casa di campagna.
L’uomo in rosso si gira e mi fissa per un attimo,  sento le gambe tremare, poi infila la mano sotto la giacca e tira fuori una bottiglietta, da cui beve avidamente. Ha sete, ovvio! Si asciuga la barba con il dorso della mano e posa la bottiglietta sul sedile. Ma è birra! Birra? Birra! Certo, mi dico, Babbo natale viene dal nord e al nord si sa, bevono birra, mica vino. Allora è proprio lui!
L’autobus arriva su una grande piazza buia, compie il giro, si ferma. Il conducente spegne il motore. I fari restano accesi, illuminano una casa misera, con luci fioche alle finestre. L’uomo in rosso scende  e sparisce inghiottito dal marciapiede buio.
L’autista si alza, sta per scendere quando si accorge di me.
- Siamo al capolinea! Perché non vai a casa? - mi dice burbero.
- Ecco… veramente la mia fermata era prima. Mi sono addormentato! -
Sorride. Mi schiaccia l’occhio in segno d’intesa. Avrà capito?
- Non ti allontanare, tra sette minuti si riparte. - poi salta giù dal bus con una giravolta e si accende una sigaretta.
Dal finestrino appannato vedo l’uomo in rosso dirigersi verso la bicocca. Scendo e lo seguo, tenendomi lontano dal fascio di luce.
Avrà la slitta parcheggiata là dietro, penso. Certo la deve tenere ben nascosta!  Dopo pochi passi si ferma, infila una mano nella tasca e tira fuori qualcosa, ma che cosa? Porta l’oggetto  alle labbra, un fischio acuto lacera l’aria.
Il mio cuore si ferma. Certo,  il fischio sarà per chiamare le renne! Guardo verso l’alto, sicuro di vederle arrivare, con la slitta e tutto il resto, ma il cielo resta buio.
In compenso, proprio sopra la mia testa si apre una finestra, una donna  si affaccia e sbraita nel buio:
- Ti sei di nuovo dimenticato le chiavi! Vecchio rimbambito! -
Un  tintinnio metallico e un rimbalzo, poi lo sbattere della finestra che si chiude.
Dal mio appostamento vedo l’uomo in rosso chinarsi, raccogliere la cosa lanciata dalla donna,  avvicinarsi alla porta, aprirla e sparire all’interno.
Babbo natale … vecchio rimbambito! Vecchio …è vecchio ma…
Me ne resto immobile a fissare la porta appena sbattuta, senza potermi raccapezzare, quando sento in lontananza  il motore dell’autobus avviarsi; torno indietro a rotta di collo e balzo su appena in tempo, prima  che si rimette in marcia.
L’autista mi guarda e ammicca di nuovo:
 - Ragazzo! - dice - ragazzo mio, con i sogni non si scherza! -
Non so che rispondere, faccio finta di niente e mi vado a sistemare in fondo al pullman.
Le renne? Ma quali  renne? Aveva ragione lui,  il ripetente!  Babbo natale! Pfui!  Babbo Natale non è  altro che…un vecchio rimbambito, un vecchio rimbambito che beve birra e dimentica le chiavi!


Il dubbio

Eccolo lì il ripetente, con la sua aria strafottente; speravo di non incontrarlo più, ma figurarsi! Sta impalato sulla porta con i suoi jeans tutti stracciati, pronto a sbarrarmi la strada. Io i cinquanta euro non li ho; che gli dico adesso? Mi guardo attorno, alla ricerca di una via di scampo, ma non ho scelta, allora gli vado incontro deciso:
 - Non te li posso dare i cinquanta euro - gli grido in faccia - e lo sai perché? -
Lui mi guarda, stupito; è chiaro che l’ho preso in contropiede, quindi incalzo:
- Lo vuoi sapere perché? Perché Babbo Natale non esiste! Quello seduto là fuori non è Babbo Natale! Quello là fuori…- urlo - quello là fuori…è un vecchio rimbambito! -
Scappo via di corsa, sono turbato e il sangue mi pulsa sulle tempie.
Appena  girato l’angolo mi fermo ansimando e mi apposto dietro il muretto; voglio vedere che cosa fa il ripetente adesso.
Lui raccoglie lo zaino con rabbia e si dirige verso il supermercato, ma quando arriva all’incrocio si blocca. Ora sta fissando l’ingresso, anzi sta fissando lui, l’uomo in rosso, quello seduto sullo sgabello, con il campanello in mano.  Il ripetente si imbosca  nel portone di fronte, lo stesso portone dove mi ero nascosto io il giorno prima. Solo un giorno è passato, ma pare un’eternità. Quante cose sono successe in un giorno! Quante cose sono cambiate! Quello seduto laggiù, l’uomo in rosso, fino a poche ore prima il solo vederlo mi scatenava nel cuore ansia, paura, curiosità, commozione, tutto assieme, da mozzare il fiato in gola. E adesso? Adesso lo guardo e provo solo una gran pena; non è che un povero vecchio rimbambito, null’altro!
Ma che fa? Si alza? Entra nel supermercato?  Ah no, ecco, è tornato, s’infila qualcosa in tasca, raccoglie lo sgabello e si avvia verso la fermata del bus.  Il ripetente attraversa la strada e si mette a seguirlo, io dietro. Perché lo segue? Che cosa può volere il ripetente da lui? Percorriamo il breve tragitto uno dietro l’altro sul marciapiede ghiacciato. L’uomo in rosso infila una mano nel tascone, tira fuori un fazzoletto bianco e lo porta verso il grosso naso immerso nella bambagia.
Assieme al fazzoletto esce dalla tasca un foglio, che sollevato dal vento si libra nell’aria, fa una giravolta e si posa al suolo. Non vorrei sbagliare, ma… cavolo! E’ proprio un bigliettone da cinquanta euro! La banconota si alza di nuovo e dopo avere compiuto qualche altra piroetta,  va a sbattere proprio sulla faccia del ripetente. No! Non ci posso credere! Il ripetente l’afferra, la guarda incredulo, guarda l’uomo in rosso mentre sale sul bus,  e  sorridendo s’infila  i cinquanta euro in tasca. Lo osservo mentre si allontana saltellando,  nonostante il cavallo basso dei jeans non lo favorisca nei movimenti.
E’ ora di tornare, penso, e mi avvio verso casa.



La vigilia

Ancora lui, il ripetente! Sta appoggiato al muretto e guarda verso di me. Mentre gli vado incontro mi pare che mi sorrida; devo avere proprio le traveggole! Sgrano gli occhi incredulo, gli angoli delle sue labbra hanno perduto la piega dura della cattiveria e girano in su: se non è un sorriso quello!
Mi fermo davanti a lui, imbarazzato. Tiene stretto in una mano il manico di una valigetta di cartoncino colorato di rosso, con i bordi dorati. 
- Senti nanetto  - dice con tono quasi amichevole - sono venuto solo per dirti una cosa. -
Io sto sulle mie, chi si  fida di quello?
- Ah sì?  Sentiamo! - controbatto con tono scettico.
- Guarda che ti sbagli! Non è come pensi e ora  io te lo dimostro!-
Così dicendo mi mostra la valigetta di cartone, la apre e me la mette sotto il naso, con orgoglio. All’interno una quantità di pastelli, pennelli, matite, gomme, ciascuno nel suo scomparto, in ordine perfetto.
Ammirato da una simile attrezzatura sollevo lo sguardo e mi accorgo che i suoi occhi scintillano.
- Tieni! Questo l’ho fatto per te! - e mi porge un cartoncino rigido, grande non più di un quaderno.
Poi afferra la sua valigetta nuova, piena di matite colorate e se ne va  con aria tronfia.
Lo osservo mentre si allontana, quando improvvisamente si gira e mi grida:
- Buon Natale! -
Lo saluto con la mano e contemplo il foglio che mi ha appena messo tra le mani. E’ un disegno, rappresenta Babbo Natale, ma, a ben vedere non un Babbo Natale qualsiasi! Io lo riconosco! Sono sicuro, è proprio lui, l’uomo in rosso!
Diavolo di un Babbo Natale!



Buon Natale 2017 da Donatella Mascia






lunedì 4 dicembre 2017





Il COMANDO dei CARABINIERI PER LA TUTELA DELL`AMBIENTE d'intesa con il Ministero dell'Ambiente mette a disposizione un NUMERO VERDE 800-253608 
per segnalare emergenze legate ad ABBANDONI o MALTRATTAMENTI DI ANIMALI.
L`intervento del Comando dei Carabinieri può essere sollecitato anche attraverso indirizzo e-mail:  cctass@carabinieri.it . allegando un eventuale documentazione fotografica.