domenica 4 giugno 2017

LA COLONIA FELINA: proprietà e responsabilità

E' arrivato il momento di chiarire una volta per tutte chi è il proprietario responsabile del buon trattamento dei gatti randagi o abbandonati e riuniti in colonia, con l'avvertenza che la legge punisce i proprietari e chiunque maltratti gli animali, ad esempio privandoli dei mezzi si sostentamento o delle cure necessarie al loro benessere.                                                                                           Se un animale, sia gatto che cane, non ha un proprietario privato, ma è palesemente un randagio, cioè senza casa, o un vagabondo perchè abbandonato, la proprietà, che sempre c'è in ogni cosa, è automaticamente pubblica, cioè dello Stato, come capita per tutta la fauna selvatica che è Patrimonio Indisponibile dello Stato. Con una vistosa differenza di trattamento: caprioli e cervi, ad esempio, sono seguiti e curati dal Corpo Forestale dello Stato, che provvede anche a nutrirli in caso di carenza alimentare come spesso capita d'inverno, mentre cani e gatti sono lasciati al volontariato dei cittadini, spontaneo e informale o regolarmente costituito.                                                                                         Questi cittadini privati e di buon cuore svolgono pertanto un ruolo di supplenti in presenza di un proprietario  latitante, lo Stato, che fa leggi e regolamenti ma poi è il primo che fatica ad applicarli.                                                                                     Lo Stato esercita la sua proprietà attraverso il governo e l'amministrazione ai vari livelli: centrale, regionale, provinciale, comunale. Dunque il Presidente del Consiglio, della Regione, della Provincia ed il Sindaco sono le persone responsabili, nei loro ambiti e territori, del buon mantenimento del Patrimonio pubblico, di cui la fauna è parte cospicua e integrante.                                            In particolare, sul Sindaco del Comune di appartenenza, quale autorità sanitaria e organo locale dello Stato (Testo unico 267/2000),  incombe la responsabilità della fauna esistente sul territorio da lui amministrato: perciò egli dovrà garantirne la cura, la sopravvivenza e la sterilizzazione vietando qualsiasi forma di maltrattamento  (Legge quadro 281/91).                                                                   L'autorità, che accerta e censisce una colonia felina, è la Regione, che la esercita attraverso il Veterinario Provinciale. Questi, su richiesta di chiunque, fa un sopralluogo, verifica l'esistenza della colonia, redige un verbale di accertamento, del quale fornisce copia al Comune ed al Sindaco per le sue competenze e responsabilità, copia alla Regione per il censimento, copia al richiedente individuato come persona Referente della colonia stessa.                                           Per colonia felina si intende qualsiasi gruppo di 2 o più gatti che coabitano nel medesimo territorio e frequentano abitualmente lo stesso luogo pubblico o privato, definito habitat, dove svolgono le loro funzioni vitali grazie alla cura di un Referente.                                                                                                                   Il Referente quindi non è altro che un privato cittadino che si è volontariamente preso cura della colonia, compresa l'attività di sterilizzazione, prioritario ed importante strumento di lotta al randagismo. Egli pertanto non ha nessun potere legale nè altra responsabilità, che sempre ricadono sull'autorità pubblica.               Una volta censita, la colonia, attraverso il servizio veterinario provinciale, può usufruire della sterilizzazione gratuita, ma non altro: gli alimenti, i farmaci, le visite e le analisi strumentali, i test fiv-felv, le vaccinazioni, l'eutanasia ecc. ecc. vanno a gravare sul portafoglio del cittadino di buon cuore.                                       Se improvvisamente i volontari di tutto il Paese smettessero di svolgere questa quotidiana attività, che garantisce il benessere degli animali e la salute pubblica, che cosa succederebbe?                                                                                                   Lo Stato è un proprietario davvero stravagante: pretende con le sue leggi che i cittadini privati trattino bene i loro animali, e lui è il primo a non curarsi dei suoi e a demandare alle associazioni di volontariato quello che dovrebbe fare lui, con la pretesa inoltre che esse si autofinanzino, senza prevedere dei contributi obbligatori, sgravi fiscali, quant'altro, a chi sta facendo una cosa al posto suo.       E, per quanto sia lapalissiano che un volontario che vuol bene agli animali sia meglio di un asettico impiegato comunale o di un sanitario pubblico, ciò non esonera le amministrazioni dal riconoscere questa attività non solo formalmente ma anche economicamente, anzi le obbliga, anche perchè il passo tra la latitanza, l'incuria ed il maltrattamento è breve, molto breve.                                                     E' inaccettabile la risposta pubblica basata sul fatto che non ci sono i soldi, perchè sappiamo tutti che i soldi ci sono, dipende invece da come e per che cosa sono spesi, insomma qual'è la scaletta delle priorità. Un esempio puramente casuale: se decido che la priorità è lo sport e spendo 500.000 euro per il rifacimento del tappeto del campo di rugby, dirò alla casa di riposo che ho pochi soldi ed alle associazioni animaliste dirò che di soldi per loro non ne ho affatto. In questo caso la scelta politico-amministrativa è chiara: la pratica dello sport giovanile precede la miglior cura degli anziani e, ancor di più, il benessere degli animali.                     Quando mai si capirà a questo mondo che la vita, in tutte le sue forme create, e soprattutto se debole e indifesa, va rispettata sempre, se non amata, perchè è così che si rispetta e si ama il suo Autore?                           

                                                                        


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